Morto Sergio Maione patron del Grand Hotel Vesuvio: «Portò il mondo a Napoli»

Domani i funerali nella Cappella delle Figlie della Carità

Sergio Maione col sindaco Manfredi
Sergio Maione col sindaco Manfredi
di Adolfo Pappalardo
Domenica 27 Agosto 2023, 09:00 - Ultimo agg. 18:06
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«Raccontare la storia del Vesuvio è come raccontare la storia di Napoli», diceva Sergio Maione, nell'autunno scorso, quando si festeggiavano i 140 anni di uno degli hotel più famosi in Italia e in Europa. E ieri Maione, il patron della struttura che è tutt'uno con l'immagine stessa di Napoli in tutto il mondo, è scomparso a 76 anni. 

Cavaliere del lavoro, vicepresidente degli industriali partenopei, era soprattutto «l'avvocato».

Perché si era laureato in giurisprudenza nel 1971 e, agli inizi, aveva iniziato la professione in uno dei più importanti studi di Napoli. Poi, nel 1979, la scomparsa del padre lo mette davanti ad un bivio: la professione forense o prendere le redini delle aziende di famiglie: il Majestic di Napoli, il Royal di Positano e poi proprio il Vesuvio. Addio quindi a codici e aule di tribunale per dedicarsi al settore alberghiero, e altro ramo delle sue aziende, la distribuzione cinematografica e la gestione di alcune sale. Ma Maione, persona affabilissima e discreta, rimaneva per tutti il patron del Vesuvio. Parliamo di uno degli hotel più glamour al mondo, quello che aveva affascinato regnanti di mezzo mondo, star del cinema senza dimenticare il tenore Enrico Caruso che lì volle morire e una celebre foto di Jean Cocteau che immortala per sempre Pablo Picasso dalla finestra della stanza 114. Ma è quasi impossibile fare un elenco degli ospiti illustri dell'hotel.

Sino al G7 del 94 che non solo segna la rinascita di Napoli ma consacra ufficialmente il Vesuvio come uno degli alberghi più belli d'Europa. Un riconoscimento che quasi non servirebbe ad una struttura già conosciuta di per sé e di cui Maione era assolutamente orgoglioso. Anche per questo, prima dei numeri record di questi mesi, non si stancava mai di raccomandare un «turismo di qualità per una città unica al mondo». E se c'era da fare appunti o critiche, con il suo solito garbo, non lesinava. Come quando, era il marzo scorso, si seppe che alcuni lavori a Castel dell'Ovo l'avrebbero reso inagibile alle visite per un paio d'anni. Un colpo non solo per lui che vedeva l'antico forte ogni giorno entrando nel suo ufficio, non era per quello, ma per la città di Napoli che veniva privata di uno dei suoi monumenti più importanti. 

E ieri sono in molti a piangere la sua perdita (i funerali si terranno domani alle 11 nella Cappella delle Figlie della Carità in via Andrea d'Isernia). «La scomparsa di Maione rappresenta una grande perdita per Napoli. Un uomo che ha sempre guardato al futuro valorizzando la dimensione internazionale della città attraverso il biglietto da visita del Grand Hotel Vesuvio. Dell'albergo celebrammo recentemente i primi 140 anni: tanti i progetti imprenditoriali in campo, tanto l'amore per Napoli», lo ricorda il sindaco Gaetano Manfredi.

«Il mondo dell'ospitalità alberghiera e dell'accoglienza internazionale piange un imprenditore lungimirante da sempre punto di riferimento anche delle istituzioni su tematiche e progettualità inerenti il turismo. Una figura prestigiosa, sempre al passo con i tempi, dalle idee innovative, con un'attenzione costante verso la sua città e il suo Grand Hotel Vesuvio», dice invece Teresa Armato, assessore al Turismo.

«Con lui ho collaborato per decine di anni. Prima con la sua agenzia di cinema, poi come albergatore con il suo Grand Hotel Vesuvio, dove furono decise le sorti dell'acquisizione del Calcio Napoli. È stato un imprenditore illuminato e ci univa anche essere entrambi Cavalieri del Lavoro», è invece il ricordo personale del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis.

Ma l'elenco di chi si unisce al cordoglio è lunghissimo. «Sergio era un gran signore, sempre positivo, innamorato di Napoli. Lo ricordo con stima e affetto», evidenzia il ministro e vicepremier Antonio Tajani. «Mai una volta sopra le righe è stato un'anima critica e costruttiva della città. Soffriva quando la vedeva nel degrado, gioiva quando la vedeva rinascere. Un napoletano vero. Un signore di altri tempi. Da oggi Napoli è più povera», dice invece l'europarlamentare azzurro Fulvio Martusciello. «Grande dispiacere e tristezza» vengono espressi invece dall'ex sindaco Antonio Bassolino che aggiunge: «Imprenditore napoletano di valore che ha saputo legare il suo nome soprattutto al Grand Hotel Vesuvio». 

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