Napoli, paradiso violato alla Gaiola: rifiuti e liquami in mare

Napoli, paradiso violato alla Gaiola: rifiuti e liquami in mare
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 4 Ottobre 2021, 00:09 - Ultimo agg. 5 Ottobre, 21:14
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Liquami, cotton fioc, assorbenti, pannolini, carta e plastica di ogni tipo. La Gaiola è un’area protetta marina e invece, ciclicamente, si trasforma in una discarica. Soltanto nella giornata di venerdì i volontari e i ricercatori dell’associazione del parco sommerso hanno raccolto ben 50 chili di plastica in mare. La causa non sono i bagnanti incivili, ma gli scarichi fognari. Solo la punta di un iceberg perché, per una parte di rifiuti che finisce a ridosso della costa, bisogna moltiplicare almeno per 100 la quantità presente a largo. Immagini che fanno ancor più male in un’epoca in cui tutti i grandi piani economici e sociali - a partire dal Recovery Fund europeo - si basano prevalentemente sull’ecosostenibilità. È bastato un semplice acquazzone lo scorso giovedì per riempire i collettori fognari e far sversare tutti i liquami nelle acque solitamente cristalline di Posillipo. 

Il meccanismo è lo stesso che costrinse a metà luglio - nel pieno di una torrida estate - l’amministrazione comunale a vietare la balneazione su quasi l’intera costa partenopea per circa due settimane.

Allora l’Arpac effettuò le sue rilevazioni proprio a ridosso di un piccolo acquazzone e trovò in mare liquami e batteri di escherichia coli. Il sistema è sempre lo stesso: piove, i collettori fognari si riempiono e in condizioni di emergenza (ma sul carattere di emergenzialità bisognerebbe approfonditamente discutere) è previsto che gli scarichi sversino acque bianche e acque nere in mare. Dovrebbero finirci solo i liquidi che poi andrebbero a disperdersi - in quanto materiale organico - nel giro di pochi giorni, invece in acqua ci finiscono pure dei rifiuti solidi un po’ perché le griglie evidentemente non riescono ad evitarlo, ma anche perché troppo poco si educa la cittadinanza di non gettare nel water cotton fioc, assorbenti o plastiche. È lo stesso che è avvenuto allo scarico situato a Cala Badessa, nei pressi di Nisida, che ha poi inquinato anche l’area protetta. Basta un po’ di pioggia e lo scarico diventa «troppo pieno» - come viene definito in gergo tecnico. Così per evitare che la portata “eccessiva” di acqua nelle tubature crei danno alle fogne, una parte dei liquami è deviata in mare. 

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Eppure, proprio sulla consapevolezza ambientale, alla Gaiola sono stati fatti passi da gigante negli ultimi 20 anni. L’area protetta di Posillipo è diventata un modello di sostenibilità e preservazione ambientale. Anche i cittadini hanno compreso l’importanza di conservare quell’area: si accede solo su prenotazione, c’è divieto di portare con sé vuoti a perdere e i bagnanti si attrezzano con borracce e materiale riutilizzabile per bere e mangiare. Da oltre due anni tutta la spiaggia e la scogliera è diventata così zero waste. Tutto grazie ad un lavoro di ragazze e ragazzi che ogni anno si impegnano anche sensibilizzando la cittadinanza. Un paradiso godibile a costo zero, pubblico e gratuito.

Come si preserverà quell’area? La soluzione è paradossale secondo Maurizio Simeone, presidente del Centro studi interdisciplinare Gaiola. Lo scolmatore nei pressi di Coroglio sarà raddoppiato, si prevede la realizzazione di un secondo scarico proprio a pochi metri dall’area protetta. Coroglio e Bagnoli - dove da anni si discute di bonifiche e riqualificazioni - avrà un altro scolmatore secondo il Praru (il Programma di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana). Un secondo bypass della rete fognaria che poi porterà - in caso di piogge - altri liquami a ridosso dell’area protetta. «È evidente - spiega Simeone, biologo marino - che si è scelto di sacrificare proprio il tratto di costa più importante dell’intero settore costiero napoletano-flegreo anziché risolvere in maniera strutturale e definitiva una problematica che si trascina da troppi anni». Un tratto di costa di rarissima importanza paesaggistica, storica, naturalistica - crescono persino i coralli su quei fondali - a Napoli è così maltrattato. «Avevamo scritto a tutti i candidati a sindaco - spiega Simeone - ma nessuno ha risposto». Con le urne chiuse, magari, da oggi sarà una priorità di cui occuparsi e non solo da parte della politica locale. 

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