Scampia, il Gridas a rischio sgombero: «Resistiamo nonostante i tentativi di allontanarci»

La richiesta di aiuto a Manfredi che non ha mai risposto alle lettere dell'associazione

Lo stabile del centro sociale in cui ha sede il GRIDAS
Lo stabile del centro sociale in cui ha sede il GRIDAS
di Vincenzo Cimmino
Sabato 9 Dicembre 2023, 17:59
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Il Gridas, “Gruppo Risveglio dal Sonno”, è a rischio sgombero. Il centro sociale, punto di riferimento del quartiere Scampia, sta affrontando da anni una lunga diatriba legale. Nonostante la sua azione si svolga in uno dei quartieri più complessi di Napoli, è ancora privo di tutele.

Al centro della contesa è la sede fisica del GRIDAS, l’immobile nel quale l’associazione porta avanti le sue attività. La storia dell’immobile inizia negli anni Sessanta, quando l’INA-CASA di Secondigliano, poi Scampia, acquista l’area in oggetto per la costruzione di uno stabile che ospiti un centro sociale.

La costruzione dell’edificio termina negli anni Settanta e la GESCAL, Gestione Case per i Lavoratori, un fondo statale, lo consegna all’IACP, l’Istituto Autonomo Case Popolare di Napoli. Dal 1975 all’anno di nascita del GRIDAS, fondato nel 1981 da Felice Pignataro e Mirella La Magna, lo stabile rimane vuoto, non utilizzato.

Le cose cambiano proprio all’inizio degli anni Ottanta, quando il GRIDAS inizia a usare quegli spazi per le proprie attività. L’occupazione non viene mai contestata e nel corso del tempo Felice Pignataro e gli altri associati curano la struttura arricchendola di arte e di vita. Tutto cambia in seguito alla morte del Pignataro nel 2004.

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Nel 2005 l’IACP intenta una causa. La richiesta è lapidaria, l’associazione deve restituire i locali. Il procedimento penale vedrà la conclusione solo nel 2013. Il GRIDAS viene pienamente assolto e anzi, lo stabile risulta anche non accatastato.

Non soddisfatto della risoluzione, l’IACP, poi divenuta ACER, Agenzia Campana per l’Edilizia Residenziale, decide allora di seguire un’altra strada.

Così il 23 dicembre 2015 il GRIDAS si vede recapitare una citazione di comparizione perché occupa abusivamente la proprietà. Proprietà nata però con un’unica finalità. La destinazione d’uso dei locali, infatti, è sempre stata quella di ospitare un centro sociale. E lo conferma anche la targa posto all’ingresso dello stabile.

«Non solo noi abbiamo difeso quei locali, – dichiara Mirella La Magna, cofondatrice del GRIDAS e attuale Presidente Responsabile – ma in quei locali noi abbiamo le radici di tutto un movimento nel quale l’associazionismo di tutta Scampia si riconosce e che è stato veramente prezioso nel momento di un inizio di riscatto di un quartiere nato male e cresciuto malissimo. Un quartiere abbandonato completamente dallo stato e in preda alla camorra. Associazioni in rete molto stretta tra loro, che non hanno abbandonato una situazione molto pericolosa e sono rimaste con l’urgenza del far crescere un bisogno di cultura in un luogo che sembrava destinato a non averne mai. Tutto questo ha salvato la situazione e ha evitato il degenerare di premesse che erano già poco rassicuranti».

Nel frattempo, nel 2018, il GRIDAS è riconosciuto "bene comune" con Delibera di Giunta comunale. L’ultima udienza del processo civile si è tenuta il 26 ottobre 2020. La sentenza emessa nel marzo 2022 dichiarava il GRIDAS colpevole di occupazione senza titolo. Il giudice, quindi, ordinava al GRIDAS l’immediato rilascio dell’edificio in via Monterosa e il pagamento delle spese processuali per oltre diecimila euro.

Nel luglio 2022 il centro sociale presenta ricorso in appello. L’udienza, fissata per il 18 ottobre, è rinviata al 7 febbraio 2023. Il ricorso è accettato, viene accordata la sospensiva alla sentenza di primo grado. L’udienza è quindi fissata per il 5 marzo 2024.

«Siamo in attesa della sentenza che verrà emessa nel marzo 2024 – continua La Magna – in cui si chiarirà per quale motivo è stato accettato il nostro ricorso. Intanto abbiamo avuto il permesso di usare ancora i locali del centro sociale, cosa che prima non potevamo fare perché la sentenza ci indicava la necessità, oltre al pagamento delle spese processuale, di abbandonare i locali. Dopo, in un secondo momento, è arrivata la clausola che potevamo rimanere perché casomai il ricorso presentato facesse andare le cose in maniera diversa, positive per noi, sarebbe stato difficile rientrare. Abbiamo potuto riprendere le attività che l’anno scorso avevamo dovuto sospendere, come il nostro cineforum o la diffusione ufficiale dei nostri incontri che facciamo al GRIDAS, appoggiandoci ad altre associazioni che sono in rete con noi».

Il 18 ottobre 2023 Mirella La Magna decide di inviare una lettera aperta al sindaco Manfredi. La risposta, però, non è ancora arrivata. Da quando è stato eletto, infatti, il sindaco di Napoli non ha mai risposto agli appelli del GRIDAS e alla richiesta di intavolare un dibattito con l’ACER per risolvere il contenzioso.

Nonostante tutto, il GRIDAS, grazie ai suoi membri e ai sostenitori, continua a portare vita e speranza a Scampia. Molte sono le attività svolte e ancora di più quelle in programma, come il “Carnevale di Scampia”. Iniziativa nata nel 1983, quest’anno si è tenuto il 41° corteo ed è già tutto pronto per il prossimo, che si terrà l’11 febbraio 2024.

Ma il servizio alla comunità del GRIDAS si compone anche di cineforum, di recupero di spazi pubblici, di eventi culturali e di laboratori per grandi e piccoli. L’opera del GRIDAS, inoltre, si è fortemente caratterizzata, nel corso del tempo, con i suoi murales. Felice Pignataro, prolifico muralista, arrivò a comprendere come le persone avessero bisogno di colore, per sentirsi a proprio agio in quella zona di Napoli buia.

Nell’hinterland napoletano Felice Pignataro ha realizzato oltre 200 murales. Dal 1994 ha usato anche la tecnica del mosaico, realizzando opere in Italia e Germania. Felice è morto il 16 marzo 2004. Le sue opere, non più replicabili, restano a memoria di quanto ha fatto e a monito di quanto ancora si può fare.

Una delle proposte fatte al GRIDAS era quella di cambiare sede fisica. Ma è impensabile. Le opere di Felice Pignataro sono lì e da lì non possono essere rimosse. Quei luoghi custodiscono la storia di un gruppo fondamentale per il tessuto cittadino di Scampia. Cambiare sede sarebbe come rinnegare il proprio passato.

«Il discorso per noi è sempre lo stesso: non abbiamo la minima intenzione di abbandonare i locali – conclude Mirella La Magna – anche perché siamo perfettamente consapevoli che la nostra presenza qui in tutti questi anni ha evitato che la destinazione d’uso per cui poi quei locali erano nati, che erano quelli di centro sociale e c’è una targa sull’ingresso del centro con su scritto “centro sociale”, non fosse mantenuta. Se noi non fossimo stati presenti certamente se ne sarebbe fatto un uso molto diverso da quello originario. Forti di questa nostra convinzione di fare un servizio per la comunità noi resistiamo nonostante i vari tentativi di allontanarci che servirebbero solo a chi di certo non lavora per il bene della comunità».

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