Servizio civile universale, in Campania record di domande

Cinquecento euro al mese per 5 ore al giorno e per 5 giorni di lavoro alla settimana

La carica dei giovani volontari
La carica dei giovani volontari
di Fabrizia Ruggiero
Mercoledì 21 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 07:26
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Un esercito di giovani volontari. Oltre 21mila i ragazzi campani appena diplomati o laureati che sognano un impegno civile, che aspirano a lavorare per proteggere l'ambiente, il patrimonio culturale, le loro città, assistere chi ne ha bisogno. Ma anche che aspirano semplicemente a fare un'esperienza forte, di vita, che desiderano mettersi alla prova per poi muovere i primi passi in società, trovare un lavoro e costruire il proprio futuro.

Un esercito di migliaia di ragazzi motivati ad avere un ruolo attivo per “salvare il mondo” e chi lo abita ha fatto della Campania la regione con il più alto numero di progetti e domande per il Servizio civile universale, iniziativa del Dipartimento per le Politiche giovanili.

Un bando per 52.236 operatori volontari da impiegare in progetti di impegno civile da realizzarsi in Italia e all'estero, che si chiude domani.

La Campania, dunque, è la prima regione d'Italia per numero di progetti presentati, circa 9mila, ma anche per numero di domande dei giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni (ad oggi sono oltre 21mila), seguita da regioni come la Sicilia, la Calabria, il Lazio e la Lombardia. «Un doppio primato - commenta il presidente del Forum nazionale servizio civile e presidente della Fondazione Amesci, Enrico Maria Borrelli - Un trend in ascesa degli ultimi 5 o 6 anni, sia per quel che riguarda il numero dei progetti presentati da enti campani, sia per il numero delle domande presentate dei giovani aspiranti, le cui motivazioni sono diverse».

Gli enti campani hanno presentato 8.921 progetti cercando ragazzi da impegnare nell'assistenza, nell'informazione sui diritti civili, nella salvaguardia dell'ambiente, nella protezione civile, nella cultura o nella cooperazione sociale. 

«Perché siamo la prima regione d'Italia come numero di progetti presentati? - si chiede Borrelli - Credo fondamentalmente che sia perché in Campania c'è un grande lavoro di promozione e di informazione sul servizio civile. Qui sul nostro territorio ci sono enti, come Amesci, che hanno una storia lunga di impegno in tal senso. Sappiamo, e abbiamo ormai capito, che è un'opportunità politica. E lo hanno capito anche i ragazzi». 

Ragazzi che oggi, a differenza che nel passato, ambiscono a entrare a fare parte dell'esercito dei volontari soprattutto per l'impegno nell'educazione e promozione culturale (sono il 45 per cento), più che nell'area socioassistenziale, che negli anni passati deteneva il primato assoluto. Un dato generazionale, espressione della ricerca dei ventenni volta alla crescita personale, alla formazione, oltre che alla necessità di un guadagno assicurato per almeno un anno. Parliamo di circa 500 euro al mese per 5 ore al giorno e per 5 giorni di lavoro alla settimana. I progetti hanno una durata tra gli 8 e i 12 mesi.

La maggior parte delle domande arriva da ragazzi che hanno tra i 23 e i 25 anni, che per lo più hanno terminato gli studi: Il 67,77 per cento ha un diploma di scuola media superiore, mentre il 20,99 per cento ha una laurea. 

 

Ma perché oltre 21mila giovani campani aspirano ad entrare nelle fila dei volontari del servizio civile, facendo schizzare questa regione in cima alla classifica? È una questione sociale o economica? «Direi - conclude Borrelli - entrambe le cose. Sicuramente i nostri ragazzi sono più informati perché beneficiano del lavoro degli enti storici che sono sul territorio. Ma non possiamo non guardare un'altra realtà: la Campania sconta un ritardo nell'ingresso dei giovani al mondo del lavoro. I ragazzi fanno fatica, non vogliono e non possono aspettare dopo aver passato tanti anni a studiare di trovare un'occupazione che difficilmente arriva nell'immediato. Così vogliono cogliere questa opportunità: guadagno, esperienza personale, impegno sociale».

Un esercito di ragazzi, insomma, che desidera stare in prima linea. Che non aspetta. Che si mette in gioco elaborando anche strategie per saltare il divario economico, per superare l'assistenzialismo che non fa più parte delle loro aspirazioni né delle loro prospettive. 

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