Il divario di genere nel mondo del lavoro non è ancora del tutto superato. I pregiudizi nei confronti delle donne sono tuttora radicati, talvolta anche quando si tratta di giovani imprenditrici saldamente al comando delle loro aziende. Le donne manager, anche al Sud, sono ormai una realtà consolidata.
«Ogni giorno mi confronto con un mondo in cui ancora ci si chiede se le donne possano fare le coordinatrici della sicurezza nei cantieri o altri ruoli di questo tipo», spiega Simonetta De Luca Musella, CEO di Diellemme Srl, società di consulenza aziendale con sede a Salerno, con una netta prevalenza femminile. Simonetta è una delle 80 imprenditrici provenienti da tutte le regioni meridionali, protagoniste del terzo appuntamento di Women in Export Obiettivo Sud, il percorso formativo specialistico organizzato da Sace, il gruppo assicurativo-finanziario controllato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, per valorizzare il capitale intellettuale femminile.
«Sono entrata nel mondo del lavoro - continua la manager - come dipendente di una multinazionale.
Le discriminazioni affiorano soprattutto quando alle donne toccano ruoli di vertice. Ad affermarlo è Maria Rosaria Nappi, responsabile Amministrazione, Finanza e Controllo del Gruppo Tecno, una società “sustaintech” che affianca le aziende nei processi di Digital transformation e nei percorsi evolutivi in ambito ESG. «In Tecno - spiega la manager - non percepisco un divario di genere, anzi, in molti ruoli di responsabilità sono presenti figure femminili. Nel corso delle mie esperienze passate, tuttavia, ho percepito discriminazioni legate al fatto di essere donna e giovane, soprattutto quando ho iniziato ad avere ruoli di responsabilità, talvolta dovendo gestire persone più adulte e uomini. Sicuramente esiste ancora un forte pregiudizio ma credo che si stia andando nella direzione giusta e che ora noi donne abbiamo imparato a pretendere quanto ci spetta, non solo in termini economici, ma anche di rispetto nel mondo del lavoro».
Un caso differente è quello di Francesca Laezza, 22 anni, che fa parte di M.e M. Fruit srl, un’azienda a carattere familiare nata nel 1999 a Frattamaggiore, fondata da suo nonno Carmine Grimaldi. «Oggi siamo alla terza generazione. L’azienda, specializzata nella vendita all’ingrosso di banane e frutta esotica, distribuisce il marchio Chiquita in tutta la Campania. È molto forte la presenza delle donne e i concetti di sostenibilità sociale e leadership femminile. Sono aspetti a cui tengo particolarmente essendo stata durante i miei studi presidente di un club universitario. In questa esperienza - spiega - ho potuto toccare con mano il gap di genere, ma nella mia azienda sono sempre stata valorizzata e apprezzata dai miei colleghi». Un ruolo manageriale tocca a Cinzia Barrilà, siciliana, managing director di Sa Fire Protection, un’azienda specializzata nel settore dell’ingegneria, costruzione e manutenzione di impianti antincendio industriali, che vedono un’applicazione prevalente nel comparto energetico e petrolchimico. La sua è un’azienda a conduzione familiare, nata alla fine degli anni ‘70 in base a un’intuizione dei suoi genitori. «La presenza delle donne in azienda - sottolinea Barrilà - è un valore aggiunto. Per fare in modo che le loro potenzialità emergano, è necessario che certi divari uomo-donna spariscano, tramite l’adozione di politiche interne, dal processo di assunzione a quello di avanzamento di carriera».
Paola Scardamaglia, responsabile amministrativo di Promec S.r.l., che da oltre 25 anni opera nel settore ferroviario ed è specializzata nella produzione di telai e travi per carrelli ferroviari e nella progettazione e costruzione di attrezzature per il collaudo di materiale rotabile, spiega: «Non ho mai percepito nella mia carriera alcuna discriminazione perché donna. Ma immagino che ciò possa in parte scaturire anche dalla mia posizione di titolare di azienda».