Il bomber torna in campo e segna dopo due mesi di carcere. Tifosi in delirio nel Napoletano

I festeggiamenti dei tifosi dell'Acerrana dopo il goal di Panico
I festeggiamenti dei tifosi dell'Acerrana dopo il goal di Panico
di Enrico Ferrigno
Sabato 21 Novembre 2015, 13:31 - Ultimo agg. 16 Novembre, 15:13
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ACERRA. Torna in campo dopo due mesi di stop e realizza il goal. È finito al sessantesimo del secondo tempo l'incubo di Domenico Panico, il centravanti

dell'Acerrana arrestato dalla polizia a settembre perché trovato in possesso di un fucile a canne mozze, nascosto nella sua abitazione. All'attaccante sono bastati 30 minuti dalla suo ingresso nel campo di gioco per andare a raccogliere il boato dei tifosi dell'Acerrana scatenati al punto di arrampicarsi sulla recinzione della tribuna dello stadio di Trentola Dugenta per abbracciarlo. Domenico Panico, meglio conosciuto come 'o Ciacione, era stato scarcerato una decina di giorni fa su disposizione del gip di Nola Martino Aurigemma. Il bomber assistito dal suo legale Rosa Montesarchio aveva patteggiato la pena a due anni di reclusione con pena sospesa. È proprio in attesa dell'udienza aggiornata a domani per un difetto di notifica, i giudici, su istanza del suo legale avevano revocato le esigenze di custodia cautelare che avevano relegato fino ad allora il bomber a casa senza la possibilità di poter partecipare ad allenamenti e partite ufficiali.



Due mesi fuori dai campi di gioco per il capocannoniere dello scorso campionato fino a quando al sessantesimo minuto del secondo tempo della partita tra il Virtus Liburia e l'Acerrana, il mister Telemaco Russo non gli ha fatto cenno di entrare in campo al posto del suo compagno di squadra Petrella. L'Acerrana già era in vantaggio per uno a zero.



Ed ecco che al novantesimo minuto, al primo pallone utile, Panico sferra un potente sinistro da fuori area che trafigge il portiere avversario e corre a perdifiato verso la tribuna dove erano assiepati un centinaio di suoi beniamini impazziti dalla gioia. 'O Ciacione dopo che i poliziotti avevano scovato la doppietta a canne mozze nel ripostiglio della sua casa, aveva ammesso davanti al giudice che quel fucile lo aveva ereditato dal padre deceduto nel 2012, ma che non ne aveva denunciato il possesso alle forze dell'ordine.