Napoli, addio all'ultima cappelleria: Ciro Calabrese chiude a fine anno

Napoli, addio all'ultima cappelleria: Ciro Calabrese chiude a fine anno
di Maria Elefante
Mercoledì 14 Dicembre 2016, 09:00
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Napoli. Ogni volta che la porta di vetro si apre, gli specchi degli arredi storici con i loro riflessi, fanno entrare la luce insieme ai clienti. Provano i capi, e quella luce dal 1900 ha fatto risaltare la qualità dei prodotti che prima di Mario ha venduto suo nonno e le sue zie, due bellissime donne che chiamavano ‘le signorine’.

L’antica cappelleria Ciro Calabrese di via Toledo, un tempo la strada delle boutique dell’ haute couture, a fine anno abbasserà per sempre le saracinesche. Mario Colomo ha ereditato l’impresa da sua madre. Ma a 72 anni, adesso, spera di cedere il testimone a qualche altro imprenditore che, come si augura, sia amante del bello e riesca non solo a mantenere ma soprattutto a valorizzare quegli arredi del ‘900 che per anni hanno trasformato quella boutique in un salotto caldo e accogliente. Un ambiente domestico dove si potevano  ricevere consigli andando poi via felici. La crisi, le tasse e anche un po’ di stanchezza hanno avuto la meglio sull’affetto dei clienti che fanno a gara per conquistare ancora un’ultimo capo. “Qui si trovavano maglioni della migliore qualità” spiega una donna, suo marito era un medico napoletano e lei lo seguì per amore da Ferrara “sono a Napoli da 50 anni e ho sempre acquistato qui i miei pullover - racconta - hanno gusto e riuscivo sempre a trovare qualcosa di bello e sfizioso”. “Questo negozio c’è da quando io ero bambina - spiega un’altra donna mentre suo marito prova un Borsalino - mia madre veniva solo qui a comprare abiti, pensi lei non c’è più da 25 anni, ma io indosso ancora un suo maglione  acquistato più di 30 anni fa”.

“Da ragazzo mio nonno andò a bottega da un rappresentante importante di cappelli Borsalino a Napoli e imparò il mestiere - racconta Mario Colomo titolare della boutique - aveva circa 16 anni ma il rappresentante di cappelli capì subito che mio nonno era tagliato per questo mestiere e così quando il nonno decise di aprire un’attività tutta sua venne addirittura aiutato da quest’uomo che lo finanziò. E così aprì un primo negozio a Portici. Quello che rimane della nostra storia è una cambiale che la mia bisnonna firmò. E quando le cose andarono bene e il nonno voleva saldare il suo debito, il rappresentante non volle il denaro perché si era creato un rapporto di amicizia”. Quel giorno la ditta ‘Ciro Calabrese’ cominciò la sua storia arrivando a Napoli negli anni ’30 quando rilevò l’antica cappelleria ‘Balsamo e Peluso’ che si trovava proprio all’angolo di via Toledo a pochi passi da piazza Carità. Ancora pochi giorni quindi, non per gli ultimi acquisti, ma per ammirare quel fascino d’altri tempi. Arredi che lasciano immaginare un viaggio indietro nel tempo.

E in effetti a sentire i racconti e gli aneddoti del titolare non si fa fatica. “Tra i nostri clienti ricordiamo la Regina Margherita, nel suo percorso per sondare il terreno tra monarchia e repubblica arrivò nel nostro negozio nel dopoguerra. La accolsero le mie zie, e proprio loro riconobbero sulla borsa della Regina le iniziali di Vittorio Emanuele. E poco dopo ci arrivò un biglietto di ringraziamento firmato in persona dal Re”. E’ commovente invece la lettera che una nota casa di filati italiani del Nord inviò alla ditta, sempre in quel periodo: “Non era solo la lettera di un imprenditore che doveva vendere la sua maglieria, ma quella di un amico che chiedeva come eravamo usciti dalla guerra, chiedevano di noi, di come stavamo, delle persone a noi care e si auguravano di farci visita al più presto”. Degli anni difficili del dopoguerra sono rimasti gli arredi del negozio. Legno, vetri e specchi. E proprio per quella stigliatura ormai rarissima che il proprietario Mario Colomo lancia un appello agli imprenditori della moda napoletana. Per conservare quei pezzi storici come i banconi in legno, il pavimento e piccoli particolari come la maniglia della porta d’ingresso ancora in bacatile e le scatole che sin dagli inizi hanno custodito i preziosi cappelli Borsalino “accessorio - come precisa Mario Colomo - indispensabile nella toletta del gentiluomo”.

“Qui avevamo tutto, anche le giarrettiere da uomo, introvabili dalla compagnia di Luca De Filippo che proprio recentemente le ha acquistate da noi per uno spettacolo da mettere in scena. Ma adesso mi auguro che il made in Napoli possa prendersi cura del mio negozio - conclude Mario - spero arrivi un imprenditore partenopeo, magari un giovane sarto o anche una grande griffe che possa mantenere questo pezzo di storia”. Dispiaciuto un uomo con i capelli ed i baffi bianchi che sceglie un pigiama in cotone azzurro dice rammaricato che ormai i negozi che si aprono vendono soltanto ‘pezze’. Paga, saluta il proprietario e va via. Dopo un po’ arrivano le mandate alla porta del negozio. E sotto l’insegna verde e dorata del 1930, sulla saracinesca compaiono scritte fatte da ragazzini con la vernice spray. La storia resta chiusa dentro.
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