Aiutò lo stragista dell'Isis a Napoli, in fuga la donna dei misteri

Aiutò lo stragista dell'Isis a Napoli, in fuga la donna dei misteri
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 3 Novembre 2017, 11:11 - Ultimo agg. 11:14
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Spariti, irrintracciabili. Lui ha saltato la prima udienza, quella in cui è parte offesa in una aggressione subita; lei, invece, si è spostata all'estero, probabilmente in Germania, ed è risultata assente nel corso della prima udienza del processo per lesioni in cui è imputata assieme al convivente. Sono i due protagonisti di un'inchiesta legata a un possibile traffico di documenti falsi, alcuni dei quali - 19 passaporti - sarebbero stati veicolati ai militanti dell'Isis, tra cui il marocchino responsabile della strage in aeroporto nel marzo del 2016.

Un caso tutto racchiuso in un verbale firmato da un extracomunitario di 41 anni, che ha deciso di denunciare l'aggressione subita, ma anche le minacce arrivate dalla cerchia di conoscenti legati a «Farah» (preferiamo usare un nome inventato, data la delicatezza della vicenda), marocchina di nascita con cui aveva intrattenuto una relazione sentimentale.

Parole affidate alle forze dell'ordine lo scorso gennaio, in un contesto in cui l'uomo sostiene di aver visto a Napoli il marocchino Ahmed, vale a dire l'attentatore di Bruxelles, giunto nei popolare borgo di Sant'Antonio per ricevere passaporti falsi dalle mani di Farah.


Una storia su cui ora c'è l'attenzione del pool antiterrorismo della Procura di Napoli, indagine affidata al pm Catello Maresca (un veterano della lotta alla camorra), sotto il coordinamento dell'aggiunto Rosa Volpe.
Ma torniamo ai protagonisti di questa vicenda. Una strana storia che si sarebbe consumata nei pressi di un internet point usato da Farah e da altri soci in affari per i transfert di denaro da un paese all'altro. La svolta, nella vita del 41enne algerino, avviene all'inizio dell'anno in corso.

Stando a quanto denunciato ai carabinieri, l'uomo comincia ad avere paura per la propria vita. Da qualche tempo ha troncato ogni rapporto con la sua ex donna, con la marocchina 23enne, un soggetto capace di mimetizzarsi nella casbah che ormai da decenni attanaglia la zona della stazione centrale di Napoli. Ha capito - secondo quanto spiega nella sua denuncia - che quella ragazza dal piglio manageriale e dal fare deciso non si limita a consumare illeciti diventati endemici nelle comunità di immigrati nordafricani, ma si muove in un giro di contatti decisamente più ampio.
Ed è questo il punto in cui, il 41enne commette un errore, consegnandosi nelle mani di soggetti privi di scupoli. Si confida a un altro connazionale, racconta le sue perplessità sullo strano giro di amici di Farah, si mette in una luce sinistra. Non è un caso che l'uomo a cui confessa i propri timori (è un altro extracomunitario) sembra svolgere una sorta di doppio gioco, al punto tale da convocare un appuntamento chiarificatore in un appartamento di via Cesare Rosaroll.

È il nove gennaio scorso, quando la situazione precipita: «Sono stato aggredito da Farah e dal suo convivente, mi sono difeso, ho perso sangue, ma sono riuscito a salvarmi». La scena a questo punto si sposta al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo, dove l'algerino 41enne riuscirà a farsi medicare, denunciando ai carabinieri del nucleo radiomobile paure e suggestioni oggi al vaglio del pool antiterrorismo.

Spiega il denunciante: «Sono a conoscenza che Farah ha fornito documenti falsi, al marocchino Ahmed che ha compiuto l'attentato presso l'aeroporto di Bruxelles; è amico di Farah ed ha documenti falsi stampati da Farah, all'interno della sua abitazione. Farah ha fornito in due occasioni in totale 19 passaporti, cinque una prima volta e 14 in una seconda occasione». E ancora: «Ahmed dopo aver pagato trasportava questi passaporti e li distribuiva ai suoi amici dell'Isis; ho assistito personalmente allo scambio; solo dopo aver visto il volto di Ahmed in televisione, quale autore della strage, ho collegato quest'uomo a Farah».
E il teste d'accusa va avanti, offrendo altri particolari sul soggiorno napoletano della presunta falsaria in accordi con il Califfato: «Farah ha anche fornito ad Ahmed soldi falsi e numerosi permessi di soggiorno, posso confermare che Ahmed è stato a Napoli nei primi mesi del 2016».

Un particolare inquietante, quest'ultimo, dal momento che l'agguato di Bruxelles venne consumato il 22 marzo del 2016, producendo decine di morti e centinaia di feriti tra turisti e viaggiatori inermi. E il 41enne va avanti: «Conosco Farah dal febbraio del 2016, l'ho conosciuta all'interno di un bar nei pressi di porta Capuana, dove lavorava, fino a giugno del 2016 è stata la mia compagna. Abbiamo convissuto».

Ed è a questo punto che l'uomo fa riferimento ad alcuni particolari che potrebbero rivelarsi utili nel prosieguo delle indagini: «Farah utilizza tre abitazioni, nella zona di piazza principe Umberto, non lontano da piazza Garibaldi, ma anche in un vicolo che conduce in piazza Mercato e ancora un'altra in una strada adiacente».

Particolari ora destinati ad essere vagliati dalla Procura di Napoli, mentre i due ex conviventi hanno fatto perdere le proprie tracce. Stando agli appuntamenti in calendario, i due ex amanti dovrebbero incontrarsi in aula nel corso del processo per lesioni, previsto per il prossimo otto febbraio. Difeso dal penalista napoletano Giacomo Pace, l'algerino 41enne è parte offesa per lesioni, ma è risultato assente nel corso della prima udienza celebrata qualche mese fa e subito rinviata. Assente anche la donna dei misteri, la 23enne marocchina che aveva a disposizione tre abitazioni e che trafficava soldi e documenti con altri immigrati africani, offrendo servizi anche a soggetti in odore di Isis. Tocca ora agli inquirenti stabilire l'attendibilità delle dichiarazioni rese dall'algerino, nel tentativo di mettere a fuoco la trama di contatti della sua ex convivente. Si parte dalla paura di un uomo che, solo per aver accennato ai «misteri di Farah» ora ha deciso di darsi alla macchia, temendo una risposta da quegli «amici dell'Isis giunti a Napoli per acquistare soldi e documenti pochi giorni prima degli attentati di Bruxelles».

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