Bruno Zuccarelli, presidente Ordine dei medici di Napoli: «Basta annunci farsa sulla sanità, i cittadini vogliono i fatti»

«La crisi del reclutamento del personale è il principale scoglio da superare, per tutti»

Bruno Zuccarelli, presidente Ordine dei medici di Napoli
Bruno Zuccarelli, presidente Ordine dei medici di Napoli
di Ettore Mautone
Martedì 4 Luglio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:21
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Il pronto soccorso nei policlinici? «È auspicabile ma basta annunci: avere scuole di medicina prive di un dipartimento di emergenza è anacronistico. Ora va fatto subito il protocollo d'intesa per la pianificazione operativa dei percorsi e delle attività. Servono risposte ai cittadini ma anche a studenti e specializzandi. Ma entrambi, pazienti ed operatori devono essere rispettivamente ben curati e operare in sicurezza». È questo il pensiero di Bruno Zuccarelli, presidente dell'Ordine dei medici e odontoiatri di Napoli e provincia.

Presidente i tempi sono maturi per dotare i policlinici di un Dea (dipartimenti di emergenza) come ha detto il presidente De Luca?
«Più che maturi siamo anzi fuori tempo massimo.

Avere scuole di medicina in policlinici universitari privi di reparti di emergenza è una anomalia. Tra progetti, annunci, intenzioni teoriche i fatti stanno a zero. Non c'è ancora nulla e su questo il governatore ha ragione a dire che non bisogna prendere in giro i cittadini. Se i policlinici hanno la forza e l'organizzazione per aprile lo facciano».

C'è stata anche la pandemia.
«Non parlo degli ultimi tre anni, è stato perso tanto tempo prezioso. Oggi bisogna correre ma va detto chiaro che un pronto soccorso non si improvvisa».

E quindi?
«Bisogna rivedere il protocollo d'intesa con la Regione prevedendo non solo le reti dell'emergenza tempo dipendenti, su cui si è lavorato lentamente e ci sono voluti anni per avviarle, ma anche per pianificare le attività di tutto quello che c'è dietro un pronto soccorso».

Per esempio?
«Un trauma center non è un'Ortopedia. Se arriva un grave politraumatizzato servono competenze integrate. L'attitudine a lavorare insieme, ad avere costantemente a fuoco il pericolo di vita per un paziente estremamente complesso è essenziale. Nei policlinici i pronto soccorso servono ma per gli specializzandi servono anche tutor di grande esperienza. Dopo oltre trenta anni di stasi e nessun impegno sul campo in prima linea bisognerà valutare dunque l'attitudine dei policlinici a rispondere a questo salto di qualità. Bisogna arrivarci in sicurezza per operatori e cittadini».

Il reclutamento del personale è oggi uno scoglio per tutti gli ospedali.
«Ora è il tempo dei fatti. Viviamo uno snodo difficile per tutti, una crisi strutturale dalla rete dell'emergenza e urgenza che tocca il 118, gli ospedali, il territorio e in questo snodo si sente la mancanza dell'apporto dei policlinici che però devono dimostrare con fatti concreti di essere pronti».

Intanto tutti i dipartimenti di emergenza, anche quelli di grande tradizione ed esperienza, come il Cardarelli, collassano.
«Oggi tutti devono fare i conti con carenze di personale, difficoltà di reclutamento e scarsità di risorse».

Ma le reti tempo dipendenti per l'infarto, il trauma e l'ictus bastano a qualificare le risposte assistenziali e formative?
«Certo che no ma bisogna dimostrare di avere consolidato queste attività per assurgere a un ruolo di pronto soccorso operativo generale. Un trauma center non è un'ortopedia di bassa intensità».

Altri policlinici in Italia lo fanno da anni come il Gemelli di Roma.
«Invece noi qui muoviamo quasi i primi passi».

In cosa bisogna migliorare?
«Nella formazione, nel superamento di singolarità di cui il mondo universitario ancora si muove. Ci sono i dipartimenti ma è la collaborazione tra sessi, l'integrazione dei percorsi a dover essere avviata e sperimentata sul campo. Questo detta la differenza».

Il Covid ha aiutato in questo processo?
«Si questo è vero, tutti hanno lavorato collaborando di fronte a un'emergenza epocale. E la Campania ha ben risposto nonostante tutte le fragilità della nostra rete. Ma oggi la crisi del reclutamento del personale è il principale scoglio da superare, per tutti».

Il tempo del medico unico di pronto soccorso è tramontato? Bisogna tornare agli specialisti medici e chirurghi che si formano anche in pronto soccorso?
«Questa è una riflessione da fare. Le nuove norme consentiranno anche l'utilizzo degli specializzandi al secondo anno e questo faciliterà il decollo di nuove strutture».

È la carta da giocare anche per i policlinici?
«Sì ma è essenziale anche un tutoraggio certificato. I giovani devono avere i tutor e non possono essere abbandonati in corsia».

Servono buoni maestri?
«È il principale presupposto ma tra pandemia e Piano di rientro ci siamo persi due generazioni di medici e oggi mancano anche quelli». 

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