​Trent'anni dietro le sbarre: le storie del boss Aldo Gionta

​Trent'anni dietro le sbarre: le storie del boss Aldo Gionta
di Maurizio Cerino
Venerdì 23 Gennaio 2015, 12:17 - Ultimo agg. 12:19
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Torre Annunziata. Dici Palazzo Fienga ed evochi foschi scenari di sangue e paura: via Bertone 46, il bunker. Al secondo piano la residenza storica, tra gli anni '80 e '90 della famiglia di Valentino Gionta e quindi il centro di comando dell'omonimo clan. Quella casa è da ieri murata, dopo l'ordinanza di sgombero dello stabile: imminente pericolo di crollo. Ma prima di tompagnare porte e accessi vari, è stata svuotata degli oggetti lasciati al suo interno.



E tra questi salta fuori un libro, «Aldulk il ribelle». L'autore è Aldo Gionta (foto in basso), figlio dell'anziano boss, fondatore della cosca. Settanta pagine datate, in copertina sotto la foto che ritrae un giovane spadaccino intento a combattere contro un esercito di morti viventi, ottobre 2007. Subito dopo una dedica: «Questo Libro è un Dono al Mio Nipotino con Immenso Amore Nonno Aldo».



Vari capitoli nei quali l'autore, soprannominato il «boss poeta», ripercorre, senza un preciso ordine cronologico, alcune delle tappe della sua vita da detenuto. In particolare si sofferma sulla mancanza di contatto fisico con i figli quando, in regime di carcere duro, «la tortura del 41 bis», a separarli c'era un vetro blindato.



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