Falò di camorra al Bronx di Castellammare di Stabia: in cella il nipote del boss

Falò di camorra al Bronx di Castellammare di Stabia: in cella il nipote del boss
di Dario Sautto
Domenica 24 Ottobre 2021, 10:55 - Ultimo agg. 20:35
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Il falò della camorra fu una risposta dei clan al blitz di pochi giorni prima e servì per mandare un messaggio chiaro contro chi decideva di collaborare con la giustizia. «Così muoiono i pentiti, abbruciat» scrissero sullo striscione che poi fu incendiato insieme ad un manichino impiccato e ad una enorme pira di legna al centro del «bronx Faito», nel cuore del rione Savorito di Castellammare di Stabia. Da ieri mattina è in carcere Francesco Imparato, 27enne nipote del boss del quartiere Salvatore «'o paglialone», titolare della piazza di spaccio del rione e fedelissimo del clan D'Alessandro. Imparato junior è stato raggiunto da un ordine di carcerazione emesso dall'Ufficio Esecuzioni Penali della Procura di Napoli.

Nei giorni scorsi, infatti, è divenuta definitiva la condanna a due anni e otto mesi di reclusione per istigazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso, reato commesso proprio attraverso l'organizzazione di quel «fucaracchio» incendiato nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018 nel rione Savorito, mentre iniziava il concerto del neomelodico Tony Marciano.

Una festa abusiva che si trasformò in un vero e proprio inno alla camorra. Tutta la «cerimonia» fu ripresa da decine di persone, che postarono sui social la risposta dei D'Alessandro all'operazione «Olimpo», il blitz dell'Antimafia che aveva smantellato i vertici di quattro clan di camorra appena tre notti prima. 

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Le indagini coordinate dal pm Giuseppe Cimmarotta per la Direzione distrettuale Antimafia e condotte dai carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia portarono all'identificazione di cinque giovani responsabili di quel falò illegale. Con Imparato junior c'erano altri due maggiorenni, condannati finora in primo grado, e due minori. Solo Francesco Imparato scelse il rito abbreviato, con la condanna per istigazione a delinquere in favore del clan D'Alessandro che è divenuta definitiva a meno di tre anni da quella assurda notte dell'Immacolata stabiese. L'ordine di carcerazione è stato eseguito ieri mattina dai poliziotti del commissariato stabiese.

Una tradizione, quella dei falò, che a Castellammare si è trasformata ormai da decenni in una lotta tra quartieri per chi riesce a creare il «fucaracchio» più bello. Dal folklore al messaggio di camorra il passo è stato breve, con gruppi di ragazzini addestrati a rubare legname per mesi. La triste tradizione dei ladri di legna è già iniziata a Castellammare, nonostante manchi un mese e mezzo alla notte dell'Immacolata e, soprattutto, nonostante quei falò nei quartieri sono stati vietati da tempo. Nelle strade di alcuni rioni già da giorni si vedono i ragazzini armati di carrelli per trasportare pedane e legname vario trafugati per strada, nei garage, nei giardini. Il primo episodio è avvenuto in viale Puglia, in pieno centro.

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Gli stessi poliziotti del commissariato di Castellammare di Stabia, guidati dalla dirigente Amalia Sorrentino, hanno arrestato ieri il fratello di uno dei reggenti del clan D'Alessandro. È finito in carcere, con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti il 31enne Salvatore Rossetti, fratello di Antonio «'o guappone», ritenuto ai vertici della cosca del rione Scanzano. La polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale oplontino su richiesta della Procura di Torre Annunziata, che ha coordinato le indagini condotte dalla squadra investigativa del commissariato stabiese.
Durante alcuni controlli mirati, i poliziotti trovarono una busta con 67 grammi di cocaina. La droga era nascosta proprio a Scanzano, all'interno di un vano dello scooter utilizzato da Rossetti junior ma non intestato a lui. I vari accertamenti eseguiti dagli investigatori hanno portato con certezza ad arrivare al 31enne, che da ieri mattina è detenuto nel carcere di Poggioreale in attesa dell'interrogatorio di garanzia.
 

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