Coronavirus, il paradosso di Pompei: negli Scavi a scaglioni ma nell'attesa tutti in fila senza regole

Coronavirus, il paradosso di Pompei: negli Scavi a scaglioni ma nell'attesa tutti in fila senza regole
di Susy Malafronte
Mercoledì 22 Luglio 2020, 09:00
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È stato un martedì infernale per i visitatori degli Scavi di Pompei. Lunghe attese per sentirsi rispondere che il sito era «sold out». Entrare tra le antiche vestigia è più difficile che vincere alla lotteria: gli ingressi sono scaglionati e limitati a 150 turisti ogni 15 minuti. Una volta raggiunto il numero di 5.100 biglietti venduti - tra online e biglietterie - i cancelli chiudono. E per chi è già in fila e viene da lontano? Niente da fare. Succede allora che i turisti delusi per consolarsi decidono di vivere l'emozione di una escursione sul Vesuvio. Niente da fare anche in questo caso: già alle 10 la prima prenotazione online possibile è per le 16.30. «Colpa del coronavirus? Non credo. È colpa di una grave disorganizzazione che ci ha negato di visitare gli Scavi e di salire sul Vesuvio», lamentano i turisti giunti da tutta Italia. Arrabbiati anche per un altro motivo: mentre per le restrizioni da Covid-19 gli ingressi all'interno del Parco Archeologico vengono contingentati, all'esterno nessuno si cura di far rispettare il distanziamento. Le guide, i tour operator e i tassisti denunciano: «Ingressi scaglionati per evitare assembramenti negli Scavi? Che senso ha se gli assembramenti stanno fuori? Noi - denuncia Franco Matrone, presidente dell'associazione dei tassisti - non stiamo lavorando per le restrizioni anti-assembramenti, e poi ti trovi di fronte a scene pazzesche, con file di 250 metri di persone tutte vicine e tutte senza mascherine, e ti senti preso in giro dal governo».
 

 

La categoria dei tassisti, assicura Matrone, è in ginocchio. «Non stiamo lavorando e non percepiamo alcun indennizzo statale. E qualcuno si permette anche il lusso di rispedire quei pochi turisti a casa perché l'organizzazione è manchevole?». Matrone incalza: «Agenzie turistiche con 20 e più dipendenti sono state costrette a chiudere, perché il turista scappa da Pompei in quanto gli viene negata la possibilità di visitare le domus antiche. Sono restrizioni, a questo punto, a noi incomprensibili». La tensione sale. La Cisl, sigla più rappresentativa tra i dipendenti degli Scavi di Pompei, insieme all'Unsa ha comunicato che venerdì prossimo si svolgerà un'assemblea sindacale dalle 9 alle 11. Questo comporta il rischio che il Parco Archeologico apra con due ore di ritardo. Con tutti i disagi che ne conseguono, perché gli ingressi sono scaglionati e su prenotazione. In pratica i turisti che hanno già prenotato la visita online nella fascia oraria dalle 9 alle 10.45 non potranno entrare e dovranno rinunciare al tour. I sindacati, rappresentati da Antonio Pepe, Cisl, e Michele Cartagine, Unsa, denunciano l'affidamento, da parte del direttore generale Massimo Osanna, dei varchi di ingresso e di uscita ai vigilantes privati, sottratti al controllo dei custodi.

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