Covid e usura, casi raddoppiati ma le vittime restano senza fondi

Covid e usura, casi raddoppiati ma le vittime restano senza fondi
di Daniela De Crescenzo
Domenica 20 Dicembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 11:47
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Il marito di Maria è stato ucciso dal Covid. Quando lei è rimasta sola con tre figli da allevare, senza nessun reddito e con l’unica prospettiva di finire nelle mani degli usurai, si è rivolta alla fondazione San Giuseppe Moscati. Ma i volontari che si impegnano ad aiutare chi vuole evitare il gorgo preparato dagli strozzini, si sono trovati con le mani legate. «Per legge noi non possiamo regalare denaro, ma solo prestarlo», spiega il presidente della Fondazione, Amedeo Scaramella. E quindi Maria, e tante altre persone come lei, si sono trovate di fronte ad un altro muro: quello creato da norme valide prima della pandemia, ma incapaci di affrontare i drammi dell’era Covid. 

 


Per tentare di mettere in campo interventi efficaci 106 fondazioni antiusura distribuite sul territorio nazionale, ma capitanate dalla napoletana San Giuseppe Moscati, hanno scritto una lettera aperta al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, chiedendo di modificare le norme che regolano le attività dell’antiusura. Spiega Amedeo Scaramella: «In epoca pre Covid a rivolgersi alla fondazione erano soprattutto persone già cadute nelle maglie dell’usura o che non riuscivano più a pagare l’affitto». Dopo il lockdown, a Napoli, ma anche nelle altre città, a bussare alle porte dell’antiusura è stato anche l’esercito di chi ha perso il lavoro. Le richieste di aiuto sono quasi raddoppiate: nel 2019 in media ce ne sono state sessanta al mese, nel 2020, quando lo sportello è stato riaperto dopo il lockdown, hanno superato abbondantemente quota cento. «In quest’ultimo anno, abbiamo registrato un netto peggioramento del fenomeno – sostiene il presidente del comitato d’onore della fondazione, Sergio Rastrelli - non è stata tanto la quantità di richieste usuraie, ma la diversificazione qualitativa con una diffusione del fenomeno che appare essere sempre più capillare.

Accanto alla figura tradizionale dello strozzino, ad esempio, sono comparse nuove forme di connivenze definibili come usura di prossimità. La criminalità organizzata oggi intercetta rapidamente i bisogni e agisce in maniera rapida immettendo in circuito anche ingenti quantità di denaro. Per le famiglie che si indebitano per sopravvivere diventa impossibile sdebitarsi dai prestiti usurai».

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Le regole dettate a chi opera nel settore, però, condannano all’impotenza chi dovrebbe e vorrebbe dare una mano. Eppure i soldi ci sono: la Fondazione ha ancora sei milioni di fondi ministeriali da spendere, ma a precise condizioni. I volontari dell’associazione lavorano per permettere l’accesso al credito bancario anche a chi da solo non potrebbe mai avvicinarsi a uno sportello, ma il prerequisito per iniziare il percorso è la possibilità di ripianare i debiti. Oggi, però, chi chiede aiuto spesso non ha alcuna forma di reddito. «Noi abbiamo sempre lavorato coinvolgendo la famiglia di chi è coperto di debiti - spiega Scaramella - e in genere troviamo un parente disposto a rispondere di eventuali inadempienze. Ma in questo periodo è molto più difficile rintracciare qualcuno che abbia un’entrata sicura e così è complesso contrattare il piano di rientro quinquennale con interessi bassissimi che proponiamo alle banche». I numeri parlano chiaro: nel 2019 la fondazione è riuscita a risolvere 340 pratiche, finanziate per due milioni e 300mila. Nel 2020, nonostante il lievitare delle richieste, ne sono state portate a termine 167 finanziate con un investimento di un milione e 200mila euro. Sono, invece, state respinte 138 domande per mancanza di reddito da parte del richiedente. Famiglie condannate alla disperazione. Spiega Scaramella: «Le leggi varate nel periodo dell’emergenza Covid prevedono interventi per le imprese, ma non per le famiglie che sono, invece, in grande difficoltà». Per tentare di alleviare la disperazione di troppi per Natale la fondazione ha distribuito 200 buoni di generi alimentari: una goccia nel mare, ma pur sempre una goccia.
 

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