Suor Colomba fuori dall'incubo a 102 anni: «Dio mi ha dato il Covid e me l'ha tolto»

Suor Colomba fuori dall'incubo a 102 anni: «Dio mi ha dato il Covid e me l'ha tolto»
di Francesco De Sio
Giovedì 10 Dicembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 12:04
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Solidarietà, competenza e fede per battere la piaga del Covid. Il messaggio di speranza arriva dalla casa di riposo privata «Suore di Carità» di San Giorgio a Cremano, teatro a metà ottobre di un vasto focolaio da 86 positivi totali tra anziane consorelle - dall’età media superiore agli 80 anni - e personale sanitario assistenziale. Contro ogni probabilità, meno di due mesi dopo tutte le suore sono guarite dopo aver attraversato praticamente indenni le forche caudine dell’infezione. Tra di loro spicca il caso di suor Colomba, all’anagrafe Luigia Carlino, 102 primavere festeggiate lo scorso maggio. La carta d’identità non rende giustizia allo spirito pimpante e vivace palesato dalla religiosa dopo 50 giorni di positività e ben quattro tamponi: «Sto bene, dicono che sono guarita. Oggi ho fatto qualche passo con il deambulatore grazie all’aiuto delle infermiere, non ci hanno mai lasciate da sole. Come ho vissuto questa degenza? Cosa posso dire, Dio me l’ha mandata e Dio ora me l’ha fatta passare. Io l’ho accettata e superata grazie alla preghiera e all’affetto delle mie consorelle, ci siamo fatte coraggio l’una con l’altra. Nessuna di noi si è mai sentita abbandonata, il resto l’ha fatto la fede».

 

Spiritualità certo, ma anche supporto concreto da parte delle autorità sanitarie preposto, come tiene a precisare anche la madre superiora dell’istituto di via San Martino, suor Maria Teresa: «Sia i dottori Cozzolino, Iesu e Iodice, in qualità di nostri medici di base, che l’Asl non ci hanno fatto mancare alcun tipo di aiuto.

Ai primi sintomi febbrili - spiega ricordando la prima fase dell’incubo - abbiamo provveduto a effettuare tamponi privati a nostre spese per accorciare i tempi. C’era paura vista la nostra condizione. Non appena emersa la criticità della situazione, siamo state seguite passo passo in ogni tappa. I nostri superiori hanno fatto arrivare otto assistenti sociosanitari e tre infermiere, ci portavano da mangiare direttamente in camera e monitoravano la nostra situazione anche di notte. La nostra predisposizione all’isolamento ci ha sicuramente facilitato». Una sorta di miracolo, quello realizzatosi a Villa Maria, reso possibile soprattutto dallo spirito di collaborazione di tutte le parti in causa. «Il Covid ci ha colpito, è vero - prosegue la madre superiora - ma abbiamo goduto del conforto della solidarietà sia della cittadinanza che del Comune: ringrazio il sindaco Zinno per essersi reso reperibile per noi h24, attivandosi per primo una volta appresi i risultati dei test. Il dottor Coppola dell’Asl è venuto quotidianamente per tenere sotto controllo la situazione e separare di volta in volta i sani dagli infetti. È stata inviata qui da Roma anche una consigliera a svolgere le funzioni di guida spirituale in mia assenza. Abbiamo pregato e sono state distribuite le comunioni. La chiave è stata il conforto della preghiera unita all’abbraccio della solidarietà. I sangiorgesi hanno telefonato ogni giorno per manifestarci affetto e vicinanza».

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Non manca tuttavia una nota stonata: «Appena prima che il focolaio divampasse il nostro precedente medico di base si è dimesso. Ha abbandonato la nave come Schettino sull’isola del Giglio - punge suor Maria Teresa - e ha parlato in giro di catastrofe imminente all’interno della casa di riposo. Fortunatamente abbiamo avuto a che fare con persone più professionali di lui e ora siamo tutte ancora qui». Raggiante il dottor Antonio Coppola, responsabile delle Rsa per l’Asl Napoli 3 Sud: «Nella casa di riposo siamo riusciti prima ad arginare e poi a sconfiggere il Coronavirus, malgrado avessimo a che fare con persone di età assai avanzata. Avere la meglio sul Covid è possibile se ci si muove in modo scientifico e organizzato». Ma il Covid è infido e lo dimostra un altro caso. All’interno del centro Anffas di largo De Lellis quattro pazienti disabili e tre membri dello staff sanitario sono tornati positivi pochi giorni dopo la guarigione. Due dei tre lavoratori sono poi risultati nuovamente negativi a un ulteriore controllo, infittendo il giallo. Previsti nuovi controlli nelle prossime ore.
 

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