Coronavirus a Pozzuoli, stop ricoveri in ospedale e pazienti trasferiti: contagiato anche il cappellano

Coronavirus a Pozzuoli, stop ricoveri in ospedale e pazienti trasferiti: contagiato anche il cappellano
di Gennaro Del Giudice
Giovedì 16 Aprile 2020, 09:00
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È blindato il Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Nell'ospedale focolaio le misure di sicurezza sono state inasprite, a partire dal numero degli uomini della vigilanza che è raddoppiato. L'edificio è presidiato giorno e notte attraverso il sistema di videosorveglianza, gli ingressi sono sbarrati, senza badge nessuno entra. Chiusi i reparti di Medicina e Chirurgia: i pazienti sono stati trasferiti in altre sezioni dell'ospedale, bloccati tutti i nuovi ricoveri. Per alcuni casi di Covid 19, da ieri, sono in corso i trasferimenti verso altre strutture ospedaliere, tra cui l'Ospedale del Mare e il Cotugno di Napoli. È deserto il pronto soccorso, l'accesso all'ospedale è consentito esclusivamente al personale in servizio che anche ieri, a ogni cambio di turno, è stato sottoposto ai tamponi. Oltre che su medici, infermieri, operatori socio sanitari e pazienti i test sono stati effettuati anche su tecnici, addetti alle pulizie e alla lavanderia, lavoratori del servizio mensa e vigilantes. Per tutta la giornata sono andate avanti le operazioni di sanificazione, che hanno interessato tutti e quattro piani dell'ospedale, compresa la sala mortuaria.

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In totale, da martedì ad oggi sono stati effettuati 550 test sui dipendenti dell'ospedale; dall'ultimo blocco, composto da 183 tamponi analizzati, sono uscite fuori cinque positività, che portano così a 45 il totale dei contagiati accertati in pochi giorni. Naturalmente la preoccupazione per i numeri che si rischia di raggiungere dati gli accertamenti a largo raggio decisi è notevole. Gli ultimi casi riguardano altri due pazienti del reparto di Medicina e un medico del reparto di Chirurgia, un infermiere del reparto di ginecologia e il cappellano dell'ospedale. Quest'ultimo sarebbe il quarantacinquesimo contagiato, ed è tra quelli che alimentano maggiori preoccupazioni vista la sua attività e la sua vasta rete di contatti: dalla messa del mattino ai giri nei reparti, le visite ai ricoverati e gli incontri con i familiari di questi ultimi. Una figura che per settimane ha fatto da trait d'union soprattutto dopo le misure restrittive che hanno limitato le visite nei reparti. Come da prassi, per ogni caso di Coronavirus, anche per il 49enne cappellano il centro di epidemiologia dell'Asl Napoli 2 Nord ha avviato la ricostruzione dei contatti avuti in particolare nelle ultime due settimane, proprio a cavallo tra la domenica delle Palme e le festività pasquali.
 

Intanto va avanti l'inchiesta per fare luce sulle cause che hanno provocato il focolaio che ha interessato praticamente quasi tutti i reparti eccetto il pronto soccorso dove i rigidi protocolli finora hanno evitato contagi tra il personale. Qui era giunta anche la paziente uno, la donna di 42 anni risultata negativa, trasferita al reparto di medicina e trasferita quattro giorni dopo all'Ospedale del Mare dove è stata poi scoperta la sua positività. Stesso percorso fatto dall'uomo di 82 anni deceduto lunedì nel reparto di chirurgia. Due casi sui quali si sta cercando di fare luce: visti i tempi e le modalità dei contagi, non si esclude che i degenti siano stati infettati proprio dal personale ospedaliero. Sempre sotto la lente di ingrandimento ci sono le eventuali falle nell'applicazione dei protocolli, qualche leggerezza da parte dello stesso personale nella gestione di situazioni come le pause nelle aree comuni all'interno della corsia e l'eventuale inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, di cui erano dotati gli addetti ai lavori in alcuni reparti dove il livello di rischio è decisamente più basso: ipotesi al vaglio della commissione di inchiesta, nominata dall'Asl Napoli 2 Nord, che ha iniziato a lavorare all'indomani dell'arrivo del Direttore Sanitario dell'ASL Napoli 2 Nord, Monica Vanni, che ha affiancato la direttrice del Santa Maria delle Grazie Concetta Sarnataro.

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Intanto nella giornata di ieri è stato consegnato, per il momento solo simbolicamente, il nuovo reparto di degenza Covid 19, realizzato al secondo piano della palazzina che ospita il Dipartimento di Salute Mentale, nonostante siano in corso ancora diversi interventi sugli impianti elettrici. La nuova struttura però non può ancora aprire: mancano infermieri e medici, a causa delle defezioni legate ai casi di coronavirus che hanno colpito l'intera struttura ospedaliera. Il nuovo centro, quando sarà completato, affiancherà il reparto covid allestito all'interno dell'edificio centrale: potrà ospitare fino a un massimo di undici pazienti, di cui quattro di terapia subintensiva, aumentando così il numero di posti letto nell'area flegrea. 
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