Napoli, festa segreta con 50 studenti Erasmus: casa devastata, rischio focolaio Covid

Napoli, festa segreta con 50 studenti Erasmus: casa devastata, rischio focolaio Covid
di Maria Pirro
Domenica 7 Marzo 2021, 23:10 - Ultimo agg. 8 Marzo, 16:04
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L’ultima festa clandestina al centro delle indagini risale a qualche giorno fa. E ha un bilancio assurdo: almeno cinquanta partecipanti, invitati via WhatsApp, oltre 130 bottiglie di liquore trovate nella casa. Tra i quindicimila e i ventimila euro di danni segnalati nella denuncia presentata ai carabinieri. Vetri rotti e sporcizia nauseabonda, il vomito non solo sul pavimento, in cucina e nei bagni, ma appiccicato sul corrimano delle scale condominiali e nel vano ascensore. Tant’è che gli inquilini del palazzo, zona adiacente al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, quella notte stessa, hanno chiamato le forze dell’ordine («Purtroppo, nessuno è intervenuto», si legge nell’esposto). Poi, due ragazzi, di nazionalità spagnola e tedesca, sono stati denunciati. 

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Studenti Erasmus che organizzano «secret party», giovani che non si preoccupano del rischio di contagio durante il soggiorno in città. «Sono comportamenti che fanno rabbia, anche in considerazione dell’aumento dei casi positivi al tampone, delle terapie intensive con quasi tutti i posti occupati e delle ulteriori restrizioni con la zona rossa imposte a tutti noi cittadini campani», dice Francesco Giannattasio che si occupa di incoming e ha seguito questa vicenda da vicino, consegnando un dossier, corredato da fotografie, ai militari della stazione Stella.

Ma le tracce sono praticamente pubbliche, anzi social: disseminate su Facebook e su Instagram, esibite con la convinzione (o l’illusione) di restare impuniti. «Uno schiaffo a chi oggi lotta contro il virus e a chi non c’è più», aggiunge Giannattasio, che chiede controlli rafforzati. «Ovviamente, quasi tutti gli universitari, circa duecento quest’anno sbarcati a Napoli, rispettano le regole anti-coronavirus». Due coinquiline dei ragazzi identificati e accusati di più reati, una francese e l’altra polacca, già in fuga quella situazione pericolosa, si sono dichiarate disponibili a collaborare nell’ambito dell’inchiesta partenopea. «Ma gli assembramenti sono frequenti», insiste Giannattasio. 

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C’è la festa clandestina del 26 febbraio rilevata nei pressi di piazza Cavour. E un’altra, organizzata nemmeno dieci giorni prima, il 15 febbraio scoperta dai carabinieri del Comando provinciale di Napoli per la musica ad alto volume proveniente da un seminterrato di via Gasparrini. Alle 2. Alla vista dei militari la comitiva si è immediatamente dileguata, ma due ventenni spagnoli e una ragazza belga sono rimasti in strada e non hanno saputo giustificare la loro presenza oltre l’orario consentito dal coprifuoco: sono stati multati. 

Succede che gli studenti si ritrovino in un appartamento senza nemmeno conoscersi. L’organizzazione avviene, infatti, tramite WhatsApp, dove il passaggio di informazioni e indirizzi è veloce e nemmeno troppo impegnativo. Nella casa del quartiere Stella che è stata completamente devastata, tutto è partito con un messaggio inviato in un gruppo che ha raggiunto duecento persone. «Ma, stando ai video postati dagli stessi partecipanti sui social network, “secret party” continuano senza prestare attenzione alle normative contro il virus anche in alcuni locali sotterranei privi dei requisiti minimi di sicurezza. Violando altre leggi e divieti», spiega Giannattasio. Come funziona? «In questi casi i ragazzi, che si riuniscono in alcune piazze del centro storico, vengono avvicinati da extracomunitari, di solito sudamericani che propongono loro di trasferirsi in qualche location con dj e bar decise la stessa sera. Vengono accompagnati un po’ per volta per non dare nell’occhio. E, non manca, a volte, la complicità di napoletani inseriti nell’ambiente». 

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Giannattasio ha già contributo a limitare la diffusione dei contagi in città e a garantire l’assistenza tramite la Asl Napoli 1 Centro agli studenti internazionali. Il 28 settembre scorso, in occasione di un primo focolaio tra gli Erasmus dovuto sempre alla violazione delle misure anti-Covid. «La speranza è che i ragazzi siano più responsabili per la tutela della loro salute e per proteggere anche quella degli altri, in particolare dei più fragili ed esposti a rischi di complicanze gravi e mortali, e che le istituzioni siano più vigili su un fenomeno allarmante», il suo appello.
 

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