Covid a Napoli, l’attivista Lgbt disabile: «La mia vita è cambiata senza contagio»

Maria Rosaria Malapena
Maria Rosaria Malapena
di Gennaro Morra
Domenica 1 Novembre 2020, 17:30 - Ultimo agg. 22 Marzo, 08:56
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Corre veloce il virus. E ormai i contagi crescono in maniera esponenziale un po’ in tutta Europa, spaventando i governi. In Campania e a Napoli, poi, ogni giorno c’è una soglia psicologica che cade e le autorità si affrettano a fissarne un’altra, ma da più parti s’invoca un altro lockdown, magari di durata minore rispetto a quello vissuto in primavera. Insomma, l’idea è di chiudere tutto per un mese e abbassare sensibilmente la curva dei contagi ora, così da poter vivere un Natale più sereno.

Intanto, c’è chi ha già istituito il suo personale blocco della vita sociale e se ne sta rintanato in casa da alcune settimane. Persone che non possono assolutamente rischiare di contrarre il Covid-19, non solo per gli effetti devastanti che potrebbe avere sul proprio organismo già minato da patologie e criticità. È il caso, per esempio, dei soggetti affetti da gravi disabilità motorie, che fanno fatica anche solo a gestire la mascherina: «A me non fa tanto paura il virus in sé, ma mi spaventa l’isolamento con il virus – spiega Maria Rosaria Malapena, spastica 41enne di Volla –. Io ho un bisogno continuo di assistenza perché non riesco a mangiare o a bere autonomamente, perciò non potrei restare da sola per tutta la durata della quarantena».

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E così, da quando il coronavirus ha cominciato a far registrare numeri preoccupanti anche in Campania, Maria Rosaria è stata costretta a mettere in pausa la sua vita: «Anche perché, pur volendo attuare le comuni azioni preventive, io ho difficoltà a mettere e togliere la mascherina, che m’impedisce anche di respirare bene e mi provoca forti nausee». Perciò la donna ha dovuto momentaneamente rinunciare anche al suo impegno per la difesa dei diritti umani: «Faccio parte del direttivo dell’Arcigay Napoli, mi occupo del diritto all’affettività delle persone disabili, poi sono nella giuria di un premio che ogni anno assegniamo al miglior cortometraggio sul tema dell’omosessualità. Ma in questa situazione non posso fare granché. In altre parole, questo virus mi ha cambiato radicalmente la vita, anche se non ne sono stata contagiata».

Qualche giorno fa Maria Rosaria ha pubblicato un video sul suo profilo Facebook per raccontare la sua storia e lanciare un appello: «Mi ha colpito molto la protesta che i napoletani hanno giustamente inscenato contro un nuovo lockdown – dice –. Ma mi piacerebbe che la gente scendesse in strada con la stessa passione anche quando vengono calpestati i diritti umani: quelli dei migranti, dei disabili, della comunità LGBT, delle donne.

Insomma, sarebbe bello che la gente si mobilitasse anche per difendere i più deboli, non solo per ragioni economiche».

Ma c’è qualcosa a cui Maria Rosaria non ha voluto rinunciare: «Da due anni ho una compagna che vive in Toscana e cerchiamo di vederci ogni 15 giorni – racconta –. Durante il primo lockdown è stata molto dura stare lontane per tre mesi e, appena ce n’è stata la possibilità, siamo tornate a vederci. Perché il virus fa paura, è vero, ma l’amore vince su tutto. Sempre!».

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