Crisi, a Napoli anche i politici nel mirino degli usurai: «Ora ti spacco la testa»

Banda specializzata nei prestiti a strozzo, la vittima è del Pd: «Decisiva la denuncia»

L'usura
L'usura
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 19 Dicembre 2023, 00:03 - Ultimo agg. 20 Dicembre, 07:34
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Si parte sempre dal basso. Poche migliaia di euro, giusto il necessario per tamponare qualche falla, per mettere a posto le cose in tempi migliori. Poi, però, i tempi migliori non arrivano o comunque non è scontato che arrivino. Ed è così che si passa da un debito di seimila euro a un danno di 100mila euro, soldi che neanche bastano a rimuovere ogni traccia di debito. È questa la storia che emerge dall’ultimo blitz in materia di usura. Inchiesta culminata ieri mattina in arresti e avvisi di garanzia, con due soggetti in cella, due agli arresti ai domiciliari e due sotto obbligo di presentazione alla pg.

Una vicenda che nasce dalla denuncia di un imprenditore informatico dell’area ovest, conosciuto anche come rappresentante politico del Pd. Quando ha capito che tutti i suoi sforzi erano inutili ha deciso di denunciare. Si è rivolto all’associazione antiracket e antiusura Sos impresa, ha spiegato tutto al presidente Luigi Cuomo e all’avvocato Alessandro Motta.

In pochi mesi, la sua vita è cambiata. Denuncia presentata ad aprile scorso, ieri mattina il blitz con gli arresti firmati dal gip Maria Luisa Miranda, grazie al lavoro dei carabinieri della compagnia di Bagnoli, sotto il coordinamento del pm Antonella Fratello, la svolta è arrivata a strettissimo giro. E non è finita. C’è un retroscena che conviene raccontare a mo’ di premessa, giusto per far capire il livello di tensione che si respira in un intero spaccato metropolitano: subito dopo gli arresti di ieri mattina, l’imprenditore chiave di questa storia è stato raggiunto da minacce e intimidazioni, probabilmente da parte di parenti dei soggetti finiti sotto il cono d’ombra delle indagini. 

Telefonate anonime per intimidire e zittire chi oggi è chiamato a reiterare le accuse dinanzi a pm e giudici. E non è un caso che questa mattina, in Prefettura si riunisce un comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza per valutare le misure opportune finalizzate a tutelare l’imprenditore. Ieri mattina, è stato notificato l’arresto in carcere a Carlo Capezzuto e Giuseppe Barretta, 72 e 39 anni; i domiciliari a Nicola Siano e Giovanni Minopoli, 47 e 45 anni; e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a Gennaro Di Napoli e Francesco Di Donato, 54 e 51 anni (che avrebbero svolto il ruolo di intermediari). Il gip ha anche disposto il sequestro del denaro presente sui conti correnti di Siano, Minopoli e Capezzuto. La vittima, che versava in gravi difficoltà economiche a causa della pandemia, è stata costretta a restituire, fin quando ha potuto, anche attraverso ricariche su PostePay, un totale di circa 100.000 euro per prestiti tra i 6.000 e i 71.000 euro. 

Negli ultimi mesi, il pressing estorsivo si era fatto talmente asfissiante da investire anche il figlio dell’imprenditore, un ragazzino non ancora maggiorenne. Ecco alcuni punti emersi dalle indagini. Venivano evocati «gli amici siciliani» (un’amicizia maturata, sosteneva uno degli indagati, mentre era detenuto) e anche sostenendo l’appartenenza a un clan di Secondigliano. Poi le intimidazioni: «Digli a tuo padre che gli vado a rompere le corna, dove sta sta, a sto pezzo di infame, a questa carogna», si legge negli atti a monte delle indagini. Un’organizzazione strutturata, che si sarebbe avvalsa del ruolo di due comprimari, entrambi imprenditori. Secondo quanto sta venendo fuori, avrebbero fatto da intermediari, riuscendo a mettere in contatto alcuni imprenditori in affanno. Non è un caso, che questa storia ruota attorno a un periodo particolarmente critico per la nostra economia. Siamo all’inizio del 2020, quando esplode la pandemia. Una crisi planetaria, che mette in ginocchio il commercio, tanto da spingere un imprenditore a fare ricorso a prestiti di privati.

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Spiega a Il Mattino la vittima di questa storia: «Una spirale. Mi sono trovato inghiottito. Ho fatto di tutto per onorare il debito iniziale, ma il tetto degli interessi cresceva sempre. È così che mi sono rivolto a Sos Impresa e, ovviamente, ai carabinieri. Mi auguro che dopo questa denuncia, ci sia la giusta dose di attenzione, che non si spengano i riflettori nei confronti di chi ha trovato la forza di deneunciare». Solidarietà nei confronti dell’imprenditore politico da parte del segretario metropolitano del Pd, Giuseppe Annunziata, il capogruppo in consiglio comunale, Gennaro Acampora, e la segretaria del circolo Pd di Soccavo, Concetta De Fleury.

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