Estorsioni nell'Agro nocerino sarnese, dieci anni a Mariniello

La sentenza a carico dell’ex capozona della Nco il tribunale ha invece assolto altri nove imputati

Macario Mariniello
Macario Mariniello
di Nicola Sorrentino
Giovedì 7 Dicembre 2023, 07:00
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È stato giudicato colpevole e condannato a 10 anni di reclusione Macario Mariniello, l’ex capozona della Nco negli anni 80, a Nocera Inferiore, imputato in un processo per accuse quali tentata estorsione ed estorsione, oltre che per usura (da quest’ultimo reato è stato assolto). La sentenza è stata emessa ieri dal collegio del tribunale di Nocera, che ha contestualmente assolto altri 9 imputati

Tra questi Mario Longobardi, dal reato di usura, difeso dal legale Giacomo Morrone (l’accusa aveva chiesto 3 anni) e Giuseppe Mariniello, difeso dal legale Sabato Romano (l’accusa era di aver eluso una misura di prevenzione, attestando fittiziamente il 20% della sua srl alla compagna, anch’ella assolta). Altri, invece, rispondevano della sola accusa di favoreggiamento. Nel resto del collegio difensivo anche i legali Giuseppe Fedele, Ernesto Donatello e Gaetano Falciani. Per il 63enne Macario Mariniello, invece, difeso dall’avvocato Gregorio Sorrento, si registra anche la condanna per abusiva attività finanziaria, con l’esclusione di alcune aggravanti. Di recente, il nocerino era stato condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio dell’avvocato Giorgio Barbarulo. Per le restanti tre posizioni, invece, il tribunale ha dichiarato la prescrizione e trasmesso gli atti alla procura per valutare l’ipotesi di reato di falsa testimonianza. I giudici hanno disposto per Mariniello l’assegnazione, per un anno, ad una colonia agricola che sarà eseguita a pena espiata e dopo un riesame della pericolosità sociale da parte del Magistrato di Sorveglianza. Oltre alla confisca di 7490 euro, sequestrati già nel 2016. In un’inchiesta che verteva in gran parte sul reato di usura furono coinvolti, all’epoca, anche tre familiari di Mariniello, condannati in via definitiva con rito abbreviato. 

Durante le perquisizioni dei carabinieri del Ros furono sequestrati 50mila euro, matrici di assegni, scritture private, cambiali e altra documentazione, come dei quaderni. E un libro mastro, con sopra una lista di nomi. Una delle vittime del processo, poi diventata imputato, era deceduta tempo fa. L’accusa ricostruiva passaggi di soldi con prestiti a persone in difficoltà, due in particolare, con interessi mensili pari al 6%. Il periodo delle indagini era racchiuso tra il 2013 e il 2016. Tra i casi al vaglio del collegio c’era, ad esempio, un prestito di circa 55mila euro. Una delle vittime, stando al contenuto di intercettazioni telefoniche e ambientali, fu minacciata di morte in un’occasione e afferrata per la cravatta, affinché rimediasse ai suoi ritardi.

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Stessa sorte per un parente della vittima, raggiunta al telefono e minacciata - sempre secondo le accuse - per i ritardi legati alla restituzione di quelle somme di denaro. Le motivazioni della condanna saranno depositate entro cinquanta giorni.
 

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