«Io, parroco ai Decumani tra spaccio, risse e alcol: mai vista tanta illegalità»

«Io, parroco ai Decumani tra spaccio, risse e alcol: mai vista tanta illegalità»
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 8 Settembre 2020, 08:30
4 Minuti di Lettura

Don Salvatore Giuliano, giovane parroco nella basilica di San Giovanni Maggiore, una delle più antiche della cristianità - nel cuore della Napoli storica - è tra quelli che hanno sostenuto, e convinto, Fabrizio Caliendo a riaprire il Kestè - piccolo bistrot a due passi dalla chiesa - dopo circa otto mesi di inesorabile stop. Caliendo, sopraffatto dall'illegalità - e testimone di giustizia avendo denunciato i nomi di alcuni suoi estorsori - lo scorso gennaio aveva deciso di dire definitivamente addio alla sua attività, ma soprattutto alla movida selvaggia, allo spaccio di droga sotto gli occhi di tutti, alle risse tra ragazzini, alla musica a palla, alla violenza e all'alcol venduto, e svenduto, in maniera illegale da buona parte dei titolari di locali e localini che ormai dettano legge nella zona. È anche grazie alla sua insistenza se il Kestè è tornato a nascere restituendo a quella piazzetta un luogo, almeno uno, dove si beve e ci si diverte nel rispetto delle regole. A cominciare da quelle anti Covid.
 


Il Kestè ha riaperto ma Fabrizio Caliendo ha denunciato una situazione peggiore di quella che aveva lasciato: in otto mesi più droga, più alcol, più caos. Con l'aggravante pandemia. Forse avrebbe fatto meglio a non riaprire?
«Ma no, ci mancherebbe altro. Ne abbiamo parlato tante volte con Fabrizio: se esiste ancora qualche possibilità di salvare la zona è solo mettendo insieme le forze sane. Lasciarsi scoraggiare e andar via vuol dire darla vinta a chi sta cercando di distruggere il nostro centro storico».

Il patron del Kestè ha parlato di spaccio, botte e alcol a fiumi venduto anche ai minorenni.
«Confermo tutto. Dalla finestra della parrocchia vedo roba assurda. E non solo di notte».

Che cosa succede durante il giorno?
«A parte gli assembramenti che si concentrano soprattutto nelle ore serali, la droga qui si vende dal mattino. I giovani lo sanno: basta venire a San Giovanni Maggiore per trovare tutto ciò che vogliono. È chiaro che di turisti ormai se ne vedono sempre meno».

Colpa anche del Covid probabilmente.
«Il Decumano del Mare è fuori dal circuito turistico da tempo, ben prima della pandemia. I tour operator, soprattutto la sera, qui non ci portano più nessuno. Perché dovrebbero? Ressa e pericoli, musica da spaccare i timpani e liti violente che scoppiano continuamente. Un peccato, questa piazzetta potrebbe essere un piccolo gioiello. C'era anche una mezza promessa del sindaco».

Quale?
«De Magistris ci disse avrebbe potuto inserire San Giovanni Maggiore in un più ampio progetto di rifacimento di alcune aree del centro storico grazie ai fondi Unesco. Si parlò anche di una grande fontana da installare in piazza al centro della quale collocare una statua della sirena Partenope. Non tutti sanno che nella nostra basilica c'è una lapide millenaria a lei dedicata che ha da sempre attirato letterati e studiosi alla ricerca della mitica tomba di Partenope. Lello Esposito si era anche offerto di realizzarla gratis per noi».

Ovviamente non se n'è fatto niente.
«Al momento tutto tace. Spero solo che il sindaco non si dimentichi. Come invece accade alle forze dell'ordine che ci hanno abbandonato al nostro destino: spaccio e movida selvaggia».

Bel problema anche per i residenti.
«Gli anziani sono davvero disperati, non si dorme più: baccano fino all'alba. Quando vado a benedire le case raccolgo gli sfoghi: alcuni di loro dormono con le cuffie antirumore molto simili a quelle che usano gli operai al lavoro con il martello pneumatico. Mi fanno una grande tenerezza, mi dicono padre, faccia qualcosa, ma non so più come aiutarli». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA