Droni con i cellulari nelle carceri di mezza Italia: «Base operativa a Napoli»

Al vertice dell'organizzazione Veronica Virgilio (classe 1987) conosciuta come «Lio» o «Leonessa»

Droni con i cellulari nelle carceri di mezza Italia
Droni con i cellulari nelle carceri di mezza Italia
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Domenica 11 Febbraio 2024, 09:30 - Ultimo agg. 12 Febbraio, 07:21
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Partivano da Napoli per coprire le esigenze in tutta Italia. Lì dove per «esigenze» si intende «la richiesta spasmodica di telefoni cellulari da inserire all'interno di svariate carceri». Da Napoli con un drone modificato, per piazzarsi a pochi chilometri dalla casa circondariale e per far valere la propria abilità, dopo anni di addestramento militare, nell'uso dei droni. 

Quattro arresti, dunque: tre napoletani e un cittadino bielorusso - il dronista, appunto - forte di un'esperienza maturata in contesti oggi segnati dall'incubo bellico. Un'inchiesta nata grazie all'intuito della Mobile e della Procura di Asti, capaci di scoprire la presenza dei vertici del «gruppo criminale» a pochi chilometri dal penitenziario piemontese.

Indagini a colpi di intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno fatto emergere il ruolo del gruppetto di napoletani. E non solo. Spunta un'informativa della squadra mobile di Asti da cui è possibile leggere una sorta di prezzario. E si comprende l'entità del mercato costruito grazie ai voli dei droni: da settembre a dicembre, gli indagati avrebbero incassato fino a 100mila euro. Spunta un tariffario, dunque: ogni cellulare calato dall'alto nella cella del destinatario costava dalle 300 euro (per i microtelefonini); alle mille euro (per gli smartphone). Non è tutto: il gruppo provvedeva ovviamente anche alle altre esigenze, vale a dire alle batterie per le ricariche, alle sim card (puntualmente intestate a soggetti prestanome) e ad altri accessori (prezzi da cinquanta a cento euro). 

Ma chi sono i signori di questo tipo di traffico? Spunta il nome di una donna, si chiama Veronica Virgilio (classe 1987) conosciuta come «Lio» o «Leonessa», la cui voce viene intercettatata in più occasioni nel corso di una sorta di indagine lampo. È lei a organizzare trasferte - si legge -, ma anche a definire i termini di un traffico particolarmente remumerativo. Difesa dalla penalista napoletana Fiorella Fabozzo, Veronica Virgilio dovrà replicare alle accuse di essere la regista di una trama criminale radicata in diverse regioni. Accanto alla donna, sempre per rimanere alle porte di Napoli, spuntano le figure di Simone Iacomino (detenuto nel carcere di Agrigento) e di Salvatore Sbrescia, ma anche di un altro soggetto al centro di una trama non ancora disvelata del tutto: si chiama Vasil Dziatcko, è originario della Bielorussia, vive a Sutri in provincia di Viterbo, ed è uno specialista. È lui il dronista, quello che manovra il drone, probabile titolare di un brevetto di volo e di una perizia tecnica straordinaria, che gli consente di agire in modo chirurgico. In che modo? Ecco le ricostruzioni che emergono dal provvedimento firmato dal gip di Asti Federico Belli: i traffici di cellulari e accessori avrebbero riguardato le carceri di Asti, Saluzzo, Agrigento, Catania, Ascoli Piceno, Benevento, Teramo, in uno scenario investigativo che potrebbe riservare altre sorprese. E altri nomi. Già perché a leggere le intercettazioni spuntano conversazioni con soggetti che potrebbero rientrare in un traffico sempre più redditizio. Parliamo di una sorta di reclutamento - o di scouting - per inserire all'interno del gruppo figure in grado di pilotare droni e di alimentare il traffico di telefonini. È questo il filone delle intercettazioni con personaggi non ancora identificati. Scrive il gip: «L'attività di scouting di altri dronisti proseguiva tramite una chat con tale «Dante Dron», la cui utenza è risultata essere intestata a Dante P. nato in Brasile, «uomo che nella successiva chiamata Voip avuta con Veronica Virgilio, si è mostrato favorevole a porre in essere le condotte descritte dalla stessa Virgilio (cosa che poi di fatto fino alla data di deposito della presente non ha trovato riscontro)». Scrive ancora il gip: «La telefonata è di oggettivo rilievo non solo perché evidenzia l'intento della Virgilio di precettare altri dronisti, ma perché descrive anche le dinamiche degli interventi da effettuare». 

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Sotto i riflettori, spunta anche un altro nome, quello di un detenuto ristretto in cella che rappresenta l'interfaccia all'interno del mondo delle carceri per la stessa Veronica Virgilio. Inutile dire che le conversazioni tra i due finiscono agli atti e rappresentano un terreno di cofronto per altre verifiche investigative. C'è poi una conversazione tra il detenuto napoletano Salvatore Barile, recluso ad Agrigento, che contatta dalla cella la moglie a Napoli. Barile usa il telefono dell'indagato Iacomino, commentando a voce alta alcuni sequestri avvenuti di recente: «Sta come un pazzo (a proposito di Iacomino), il fatto di portare questi telefoni dentro le carceri lo fa la fidanzata, mo sarà andata male e sta come un pazzo, in un mese è capitato tre volte». 

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