Napoli, il dramma di San Giovanni: «Mio padre era paranoico ma non chiamatelo killer»

Parla il figlio dell’ex guardia giurata: «Amava mia madre: è stato un raptus»

Napoli, il dramma di San Giovanni
Napoli, il dramma di San Giovanni
di Melina Chiapparino
Domenica 11 Febbraio 2024, 01:51 - Ultimo agg. 12 Febbraio, 07:21
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«L'uomo che ho visto nelle foto e nei video non era mio padre, persino le espressioni del volto e la voce non sembravano le sue». Antonio, il figlio 18enne di Pasquale Pinto, racconta chi era l'ex guardia giurata che, giovedì mattina, ha ucciso la moglie prima di suicidarsi. 

Video

Antonio come hai saputo dei gesti compiuti da suo padre?
«Ero in crociera per una gita scolastica. Mi hanno chiamato i professori informandomi con tatto. È stato organizzato il mio ritorno e ho notato l'attenzione per la mia sicurezza, ad esempio evitando stanze di albergo con il balcone. Non ho mai pensato a gesti estremi ma capisco che ci possa essere stata questa preoccupazione. Ho visto le foto e i video sui social che ritraevano l'accaduto».

Cosa hai pensato quando ha visto le immagini di tuo padre?
«Ho pensato che non era lui.

Il suo volto, le movenze e persino la voce non assomigliavano a quelle di mio padre che, in quel momento, sembrava un indemoniato. Aveva la faccia scavata, sorrideva in un modo che non era il suo».

Allora, come si spiega quello che è successo?
«L'unica spiegazione possibile sono le paranoie che, qualche volta, manifestava. Mi riferisco al fatto che potesse avere delle fissazioni come ad esempio accade una volta in cui era convinto che ci fosse un errore sulla mia carta di identità anche quando, invece, a seguito di una imprecisione sul codice di avviamento postale, il documento era stato corretto. In questi casi, sapevo come tranquillizzarlo e, in generale, noi familiari ceravamo di calmarlo e spiegargli come stessero le cose. Dopo un po’, infatti, ci dava ragione e tornava alla normalità».

Questo come si collega alla tragedia?
«La sera prima della tragedia mio padre aveva provato a chiamarmi. Ho trovato un avviso della telefonata quasi alle 22 ma purtroppo, essendo in crociera, il mio cellulare non prendeva. Successivamente ho saputo che, durante i momenti in cui si affacciava alla finestra, mio padre aveva detto di essere preoccupato che mi avessero ucciso. Forse gli era venuta una paranoia. Se gli avessi risposto avrei saputo come calmarlo e, magari, non sarebbe accaduto nulla. Di certo, non avrei mai immaginato che potesse accadere quello che è successo».

Queste paranoie ti avevano mai preoccupato?
«Avevo detto più volte a mio padre di rivolgersi a uno specialista ma lui non aveva mai voluto. Forse aveva paura di scoprire qualcosa ma voglio sottolineare che le ansie e le paranoie non sembravano allarmanti. Anche il consiglio di rivolgersi a uno psicologo era lo stesso che diamo a un amico in difficoltà senza immaginare che possa accadere una tragedia. Dopo quello che è successo mi sento di dire che bisogna costringere le persone in difficoltà a farsi aiutare, anche contro la loro volontà. Possiamo salvargli la vita».

Dunque, non è vero nulla riguardo a problemi di coppia?
«Mia madre e mio padre si amavano e, ovviamente, litigavano come qualsiasi altra coppia. Non li ho mai visti litigare in modo violento. Non si è trattato di un femminicidio. Mio padre che aveva anche una figlia nutriva ammirazione per mia madre e rispetto per le donne. Ricordo che era il primo ad aiutare mia madre nell'organizzazione dei viaggi in Polonia, per raggiungere con noi figli la famiglia materna».

Anche l'ipotesi di depressione per la perdita del lavoro è falsa?
«Nessuna depressione. Mio padre aveva smesso da dieci anni di fare la guardia giurata e percepiva pensioni di invalidità. Gli piaceva occuparsi di noi tre figli e della casa e, ogni tanto, faceva qualche lavoretto. Ha seguito me e i miei fratelli nelle nostre passioni, dallo studio al nuoto e non abbiamo mai avuto problemi economici».

Chi era tuo padre?
«Mio padre non era un assassino ma un uomo perbene che ha cresciuto tre figli con grande amore e dedizione. Continuerò a crescere con i suoi valori, sperando di realizzare il mio sogno di nuotatore professionista, rappresentando l'Italia in qualche competizione, dedicando a lui e mia madre le mie conquiste». 

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