Case occupate a Napoli, linea dura del Comune sugli abusivi: 100 sgomberi in 40 giorni

Sono almeno 2.600 gli appartamenti del Comune di Napoli occupati senza autorizzazione

Case occupate a Napoli, linea dura del Comune
Case occupate a Napoli, linea dura del Comune
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Domenica 11 Febbraio 2024, 09:00 - Ultimo agg. 18:30
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Non c'è soluzione di continuità, a partire dal primo di gennaio il Comune di Napoli sta distribuendo ordinanze di sgombero a ritmo serrato. Dopo i primi quaranta giorni del 2024 sono già stati consegnati cento documenti con l'invito perentorio a lasciare liberi, da persone e cose, gli appartamenti del Comune occupati senza avere nessun diritto, sine titulo com'è scritto nel burocratese che riempie le pagine dei documenti consegnati agli abusivi.

Si tratta di ordinanze inviate, a macchia di leopardo, in quasi ogni zona della città dove esiste un edificio che ospita appartamenti di proprietà comunale: sono gli esiti di una capillare operazione di verifica che ancora in queste ore (e per molti altri giorni ancora) viene effettuata per avere definitiva contezza di quel che accade al patrimonio immobiliare di Palazzo San Giacomo. 

Secondo un report non troppo recente (del 2020) dei circa 65mila appartamenti concessi in fitto dal Comune di Napoli sarebbero almeno 2.600 quelli occupati senza autorizzazione.

Il numero potrebbe essere rivisto al termine del lavoro di verifica che è ancora in corso, ma basterebbero queste duemilaseicento occupazioni abusive per far scattare l'allarme. A queste occupazioni vanno, poi, aggiunti i 250 alloggi di custodi di scuole e uffici pubblici che pure risultano abitati da chi non ha più diritto a vivere lì dentro.

Il percorso per arrivare alla liberazione delle case è piuttosto complesso e significativamente lungo. Si parte da un incrocio di dati, palazzo per palazzo, fra gli appartamenti assegnati e quelli che non risultato attribuiti a nessuno. Poi si confronta quel dato con le dichiarazioni di occupazione, un documento che viene prodotto quasi sempre, da chi s'è insediato in un'abitazione: quella dichiarazione serve a ottenere documenti residenza che, altrimenti, non potrebbero essere concessi ma veniva soprattutto utilizzata, in passato, per accaparrarsi un diritto alla futura assegnazione dell'alloggio. 

Quando i dati, incrociati, rilevano posizioni incongruenti, viene coinvolta la polizia municipale alla quale si chiede di presentarsi materialmente alla porta della casa occupata per verificare chi c'è realmente tra quelle mura e capire da quanto tempo va avanti l'occupazione.

Solo dopo aver avuto certezza dell'occupazione abusiva, parte una prima richiesta, bonaria, affinché gli abusivi vadano via. Nel cento per cento dei casi l'avviso bonario non sortisce alcun effetto, così si arriva alle ordinanze che in questi giorni vengono diffuse in gran numero.

Sono documenti nei quali si spiega agli occupanti che non c'è più tempo per mediare e che l'appartamento nel quale si sono acquartierati senza avere nessun diritto, dovrà essere liberato, con le buone o con le cattive. Viene chiaramente precisato nell'ordinanza che, dopo aver esperito ogni altro tentativo, si procederà allo «sgombero coatto amministrativo ad horas ed in prosieguo, senza la necessità di ulteriori comunicazioni». Il documento consegnato nelle mani degli abusivi sottolinea pure che «si procederà allo sgombero con l'intervento della Forza Pubblica» e che «le masserizie e suppellettili eventualmente rinvenute all'interno dell'alloggio saranno collocate in un locale del Comune di Napoli con spese a carico dell'occupante» e che, comunque «si procederà alla denuncia all'Autorità Giudiziaria degli occupanti abusivi». 

Sul fronte delle case occupate dai custodi di scuole e uffici ci sarà un'accelerazione superiore. Vanno liberate soprattutto perché in molti edifici scolastici stanno per partire i lavori del Pnrr e non si può procedere con lentezza, altrimenti i fondi andranno perduti. L'ultima ordinanza per un appartamento in una struttura pubblica è arrivata alla vedova del custode della biblioteca del Rione Luzzatti: secondo il documento, dal 2004 lei e la famiglia occupano abusivamente i locali e devono andare via al più presto.

In realtà gli interventi di sgombero forzato fino ad ora sono stati pochini: dal 2019 ad oggi se ne contano in totale 33, ma ci sono stati due anni e mezzo di tregua imposta della contingenza della pandemia. 

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Sul fronte degli sgomberi forzati viene offerto un sostegno ai nuclei familiari che sono in reale difficoltà. C'è la possibilità, a fronte della richiesta di abbandonare la casa, di ottenere un sostegno economico che può arrivare a cinquemila euro. Il sostegno si può ottenere presentando un modulo nel quale si attesta la composizione del nucleo familiare (con particolare attenzione ai minori, agli anziani e ai disabili), si autocertifica di non avere conti in sospeso con la giustizia e, soprattutto, si garantisce di non aver occupato la casa in danno di altri, cioè di non aver sfrattato nessuno o aver approfittato dell'assenza dei legittimi assegnatari per infilarsi nell'appartamento.

La richiesta viene esaminata da Palazzo San Giacomo che effettua i necessari controlli e poi delibera l'eventuale concessione del finanziamento a fondo perduto. 

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