Esplosione di Suviana, la figlia di Garzillo: «Papà amava il suo lavoro, ora vogliamo la verità»

Il dolore a Napoli dei familiari: la sicurezza? Diceva che non c'erano problemi

Vincenzo Garzillo con la moglie
Vincenzo Garzillo con la moglie
di Melina Chiapparino
Sabato 13 Aprile 2024, 09:25 - Ultimo agg. 15 Aprile, 07:05
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La speranza che Vincenzo Garzillo fosse ancora vivo è stata infranta ieri mattina quando sua figlia Fara e gli altri familiari sono stati informati del ritrovamento del corpo.

Suo padre è stato l'ultimo disperso recuperato. Cosa prova?
«La mia famiglia è stata straziata dal dolore e dall'angoscia sia per la preoccupazione che mio padre potesse essere morto, sia per la possibilità che non ci venisse restituito neanche un corpo su cui poter piangere. Sono stati giorni difficili per tutta la mia famiglia e la notizia di stamattina è stata dolorosa ma, allo stesso tempo, è stata anche un sollievo. In fondo al cuore c'era la speranza di riabbracciare mio papà ma sapevamo che si sarebbe trattato di un miracolo. Per questo motivo la paura più grande era il rischio di non vederlo più e l'idea di non poter rivere qui con noi il suo corpo».

Lei che idea si è fatta sulla morte di suo papà?
«Mio padre è morto perché amava il suo lavoro.

La forte passione che aveva per la sua professione gli è costata la vita e lo affermo con un grande senso di ammirazione per il modo in cui lavorava. Aveva cominciato da giovanissimo e si era specializzato in materia di grandi impianti idroelettrici fino a diventare il migliore e a lavorare in tutta Italia. Faceva consulenze anche se oramai era in pensione e lo faceva per amore del suo lavoro. In queste ore ci stanno arrivando tanti messaggi da parte dei suoi colleghi che riconoscono il valore della sua professionalità e, in qualche modo, lo ringraziano per ciò che gli ha insegnato».

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L'esplosione in centrale ha riacceso l'attenzione sul tema della sicurezza
«Sono contrariata dalle accuse in merito alla sicurezza della centrale che stanno provenendo da molti comparti sindacali. Dall'esperienza e dai racconti di mio padre sono convinta che non ci fosse alcun problema di questo tipo nell'impianto dove era andato a lavorare e che il gruppo di professionisti coinvolti era tutelato dal punto di vista delle misure di sicurezza. Sono altrettanto convinta che l'incidente non possa riguardare alcun errore umano perché l'equipe dei professionisti che ci lavoravano era d'alta specializzazione, praticamente i migliori».

La procura di Bologna ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposi.
«In questo momento l'emozione che ha preso il sopravvento riguarda il ritrovamento del corpo di mio padre e, onestamente, non sto pensando ad altro ma è chiaro che tutta la mia famiglia vuole sapere la verità. Abbiamo bisogno di risposte e di capire come sia potuta accadere una simile tragedia ma non cerchiamo colpevoli. Ci auguriamo che le indagini possano darci delle informazioni in tempi brevi e questo vale per tutte le famiglie che, come noi, sono state travolte da questa catastrofe. Abbiamo fiducia nella giustizia ma non accusiamo nessuno».

Come ricorda suo padre?
«Era un grande uomo, un grande marito e un grande papà, oltre che nonno. Ha sempre pensato alla sua famiglia prima di qualsiasi altra cosa. I miei figli e quelli di mio fratello continuano a chiederci ogni giorno dove sta il loro nonno. È difficile spiegare ai nostri bimbi quello che è accaduto e che non ci sembra ancora possibile. Mio padre era un professionista serio e preciso ma soprattutto innamorato del suo lavoro e trasmetteva la sua passione anche agli altri, soprattutto ai colleghi che lo ricordano con un affetto che ci sta travolgendo. Il dolore che stiamo provando è indescrivibile . Ora l'unica cosa che desideriamo è riaverlo con noi».

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