Sparatoria a Napoli, ferito alla gamba promoter di eventi

Due episodi in pochi minuti, il fatto più grave in zona Pignasecca contro un incensurato

Far West all’alba tra i vicoli del centro: ferito alla gamba promoter di eventi
Far West all’alba tra i vicoli del centro: ferito alla gamba promoter di eventi
di Viviana Lanza
Domenica 25 Febbraio 2024, 22:59 - Ultimo agg. 26 Febbraio, 15:10
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Ancora spari e sangue a Napoli. Due segnalazioni sono arrivate alla polizia, in breve tempo, poco dopo l’alba di ieri. Mezz’ora dopo le sei del mattino all’ospedale Vecchio Pellegrini, in zona Pignasecca, è giunto un uomo di 35 anni, Pasquale A., con una ferita d’arma da fuoco alla gamba destra. I medici del pronto soccorso hanno notato che il proiettile gli aveva causato una frattura alla tibia ma che le condizioni generali dell’uomo erano buone, tanto che è stato dimesso in giornata. Poco prima, gli agenti della squadra mobile si erano recati nella zona di via Carbonara, nel centro storico. Da lì era giunta un’altra segnalazione che parlava di alcuni colpi d’arma da fuoco sentiti dai residenti. Gli agenti si sono recati sul luogo indicato e hanno confermato che quella segnalazione era attendibile. 

Sulla strada sono stati individuati e raccolti alcuni bossoli, presumibilmente esplosi da un’arma semiautomatica. Le forze dell’ordine hanno inoltre acquisito registrazioni video da alcune telecamere installate nella zona per verificare se il responsabile o i responsabili siano stati immortalati nelle immagini. Il lavoro degli investigatori è quello di trovare collegamenti tra i due episodi che potrebbero essere uno la conseguenza dell’altro. Il 35enne, promoter e organizzatore di eventi, è un volto sconosciuto alle forze dell’ordine e abita nella zona del Borgo Sant’Antonio Abate, non lontano da via Carbonara. Non sarebbe stato tuttavia in grado di fornire elementi utili all’identificazione del responsabile del ferimento. Gli agenti della Squadra mobile e della Scientifica sono al lavoro anche sui bossoli recuperati.

Un nuovo episodio di violenza metropolitana, dunque, che ne richiama alla mente tanti altri che hanno affollato le cronache degli ultimi mesi. Dai due giovanissimi (uno di appena 16 anni) feriti a colpi di pistola e finiti all’Ospedale del Mare lunedì scorso, che alle forze dell’ordine non sono riusciti a spiegare neppure il luogo in cui si sarebbe verificato quello che loro hanno descritto come un «tentativo di rapina», agli agguati tra la folla, come quello registrato al corso Arnaldo Lucci a metà gennaio, quando un commando esplose oltre 80 colpi ferendo anche una passante. Gli episodi di violenza urbana sono tanti in città, viaggiano paralleli al complesso fenomeno della disponibilità di armi. 

 

La presenza di organizzazioni criminali nel tessuto sociale napoletano facilita il traffico illegale di armi, mettendole alla portata di chiunque sia disposto a pagarne il prezzo. E, inoltre, resta una questione culturale da affrontare: l’idealizzazione della violenza e delle armi da fuoco all’interno di certe cerchie giovanili contribuisce a rendere accettabile l’uso di una pistola o di un coltello per risolvere dispute o affermare il proprio status. Gli omicidi di Francesco Pio Maimone e Giovanbattista Cutolo sono le aberranti conseguenze della mentalità di questa subcultura della violenza.

E proprio a proposito dell’emergenza criminalità, domani è previsto in corte di assise il processo a carico di Francesco Pio Valda, ritenuto responsabile dell’omicidio di Francesco Pio Maimone, colpito a morte senza un perché: ucciso per errore, nel corso di una rissa tra bande criminali in zona chalet.

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