Giancarlo Siani, così i nipoti aiutano i minori a rischio

Giancarlo Siani, così i nipoti aiutano i minori a rischio
di Daniela De Crescenzo
Giovedì 23 Settembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 11:01
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«Essere diventato presidente della fondazione Siani non ha cambiato nulla nella mia vita. Mio padre Paolo e Geppino Fiorenza da 36 anni vanno in giro tra le scuole in Vespa: adesso lo facciamo anche noi, i nipoti di Giancarlo. E agli studenti diciamo: lui era proprio come voi, un ragazzo con tanti sogni e voglia di fare bene il proprio lavoro»: Gianmario Siani, con la sorella Ludovica presiede la fondazione intitolata al giornalista del Mattino ammazzato dalla camorra: insieme hanno ereditato il peso e il privilegio della memoria. E sono decisi a percorrere ancora molta strada.

Gianmario e Ludovica conoscono da sempre quel ragazzo in pullover che sorrideva dalle foto che tappezzavano la loro casa e che il nonno chiamava Giogiò, ma solo con il tempo hanno saputo che a rubarglielo era stata la camorra. «Quando vedi che gli occhi degli adulti si riempiono di lacrime preferisci cambiare argomento», spiega Ludovica.

E Gianmario ricorda: «Vedevo che quello su Giancarlo era un discorso di grande sofferenza e per questo evitavo di chiedere. All'inizio credevo che fosse morto mettendo le mani nella corrente: i miei nonni mi raccomandavano sempre di stare attento alle prese e io mi convinsi che lui fosse morto così». Con gli anni, però, le cose sono cambiate: «Quando sono diventato un po' più grande papà ha cominciato a portarmi nelle scuole dove andava a raccontare di Giancarlo e così ho imparato a conoscerlo insieme a molti altri ragazzi. Il resto lo hanno fatto i discorsi che i miei genitori facevano con Geppino Fiorenza o con Marco Risi che è venuto spesso a casa prima di iniziare le riprese di Fortapàsc, il film in cui racconta la storia di mio zio».

Adesso Ludovica combatte per fare la giornalista, Gianmario fa l'avvocato e incontra ogni anno centinaia di studenti: «I ragazzi colgono benissimo chi fosse Giancarlo anche grazie al lavoro prezioso dei loro insegnanti. Nel corso dei dibattiti noi introduciamo la storia e poi loro ci fanno moltissime domande. Vedono Giancarlo come una persona che ha fatto qualcosa di straordinario, noi cerchiamo di spiegare che lui era semplicemente uno che amava il suo lavoro, ma anche le ragazze, il mare, lo stadio. E spieghiamo: voi siete come Giancarlo, voi potete essere come lui». 

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La fondazione ha deciso di riprendere il discorso proprio dove lo aveva lasciato Giancarlo: «Nel suo ultimo articolo, il 22 settembre dell'85, parlava dei muschilli, i ragazzini utilizzati nello spaccio. Noi vogliamo guardare soprattutto a loro, ai più piccoli, a quelli dimenticati da tutti. Sono stati abbandonati dallo Stato, i genitori non hanno lavoro, e loro spesso vivono in un ghetto: noi vogliamo portarli dalla nostra parte, e insieme a loro ricostruire il futuro. Per questo sul sito della fondazione proponiamo un podcast in cui l'attrice Valentina Minzoni legge le favole inedite regalate da molti scrittori, tra gli altri Viola Ardone, Maurizio de Giovanni, Lorenzo Marone, Valeria Parrella, Silvio Perrella, Cristina Zagaria e illustrate da Giulia Amati - spiega Ludovica - E ci è molto cara la fiaba scritta da Saya Hetfield, una giovane detenuta del carcere di Nisida».

Oggi alla Camera dei Deputati sarà presentata la raccolta di articoli di Giancarlo Siani intitolata: «Il lavoro, cronache del Novencento Industriale (1980-'85)» a cura di Isaia Sales, (Iod edizioni). Il tema è stato scelto dalla famiglia dopo un'approfondita riflessione: «Abbiamo voluto questo libro perché lui ha scritto più di lavoro che di camorra conclude Gianmario - e perché quella del lavoro è la battaglia da vincere oggi insieme a quello della cultura. Se cambiamo il nome alle fabbriche di cui parlava Giancarlo ci troviamo di fronte la Whirlpool. E non solo: negli anni Ottanta in Italia arrivarono i fondi del terremoto e finirono nelle tasche della camorra. Oggi stanno per arrivare i miliardi del Recovery e questa volta devono arrivare a chi lavora e a chi dà lavoro». 

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