Duello in barca nel golfo di Napoli, protagonisti due imprenditori: «Tentato omicidio»

Duello in barca nel golfo di Napoli, protagonisti due imprenditori: «Tentato omicidio»
di ​Sergio Governale
Lunedì 11 Agosto 2014, 09:26 - Ultimo agg. 09:38
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Sarebbe passato tutto inosservato se non si fosse trattato di due protagonisti eccellenti: un noto imprenditore romano e l'ex presidente degli industriali di Napoli.



Invece finirà sicuramente davanti a un giudice la lite dalle barche a colpi di insulti e parolacce di venerdì nelle acque di Lacco Ameno. Chi sperava in una stretta di mano, visto che fortunatamente non ci sono state conseguenze, è rimasto deluso: i due hanno rincarato la dose con querele e accuse. Le denunce, già presentate alla locale capitaneria di porto e ai carabinieri, saranno addirittura integrate con il reato di diffamazione da un lato e con quello di tentato omicidio dall'altro.



I protagonisti: l'ex presidente dell'Unione degli industriali di Napoli, Paolo Graziano, e il costruttore romano Luca Giorgio Filippi, socio da 14 anni del circolo Savoia. Il primo conferma l'epiteto, ribadito anche alla guardia costiera, rivolto all'imprenditore capitolino colpevole, a suo dire, di aver manovrato verso di lui e i suoi figli, alcuni dei quali in acqua. «Lui parla di diffamazione e io di tentato omicidio», attacca Graziano.



«Una barca a vela senza comando si dirigeva verso la mia famiglia – ricorda l'industriale partenopeo –. C'è stato tanto spavento, mi ha quasi speronato e una questione privata è finita sui giornali dopo che ha saputo chi ero. O c'era suo figlio al timone o c'era il pilota automatico. Quando poi l'ho visto, l'ho insultato – ammette –. Anche da altre barche urlavano. Ho poi chiamato la guardia costiera per denunciare l'accaduto. Solo uno come lui lascia la barca così. Addirittura quando è arrivato in porto ha fatto manovrare al bambino. Ho tanti testimoni che possono confermarlo».



Filippi risponde che al timone c'era lui: «Il mio nuovo 16 metri ha due timoni. Io ero a quello di dritta, mentre lui era a sinistra, ecco perché non mi ha visto. Ha confermato la mia denuncia e l'insulto. Io ricordo un tipo muscoloso che gridava e insultava. Sembrava Maradona che esultava nel Mondiale in cui è stato poi squalificato. I miei bambini piangevano convinti di essere incappati in un camorrista, mia moglie è stata insultata in malo modo, lei – chiede – che avrebbe fatto?».

Il costruttore romano, in partenza da Nerano verso la Sicilia, dice di preferire andar via da Napoli e proseguire altrove le ferie, ma le denunce non si strappano, anzi si integrano con il reato di diffamazione.



«I legali romani dell'impresa di costruzioni di famiglia hanno già ricevuto mandato, nonostante la pausa estiva. È una questione di educazione, di civiltà, soprattutto nei confronti dei miei figli. Ho la barca in Campania, sono legato alla città dove sono stato anche rapinato a mano armata. Si può mai venire a Napoli a fare turismo con simili elementi? – dice riferendosi a Graziano e parlando di ”parvenu del mare” - Io non appartengo al ”circo” della Coppa America, io sono un velista vero, uno che ci sa stare per mare, mare un tempo ben frequentato, dove oggi vince solo la legge del Dio denaro».



«Lui mi cita per diffamazione? Io per tentato omicidio – taglia corto Graziano –. Invece di chiedere scusa, si è offeso. Mi dispiace, ma di questi turisti non abbiamo bisogno».