Quarantadue giorni in terapia sub-intensiva, lontano dagli affetti, assistito da angeli senza volto, e quando l'incubo finisce e torni a casa, scopri che quel dannato virus si è portato via tuo padre, senza permetterti neanche di salutarlo. «Un mondo capovolto. E allora ho riflettuto sulla mia scala dei valori, e ho capito che adesso la cosa più importante era trovare il modo di ringraziare questi eroi sconosciuti». È stato così che Pasquale Manco, 47 anni, imprenditore di Grumo Nevano tornato finalmente a casa dopo una lunga degenza al Cotugno ha deciso di convertire in parte la produzione della sua azienda. E si è messo a produrre copricalzari da donare a medici e infermieri degli ospedali in prima linea nella lotta al Coronavirus.
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LA SOLITUDINE
Pasquale, sposato, due figli di 14 e 12 anni, ha accusato i sintomi del Covid 19 all'inizio di ottobre.
LA BUROCRAZIA
«A questo punto dovevo far arrivare alla direzione dell'Asl Napoli 1 la mia volontà e mi sono messo in contatto con il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, di cui avevo i riferimenti e che ha fornito loro i miei recapiti. Ho spiegato che eravamo pronti per una immediata produzione, ho anche preparato un prototipo ma mi sono reso conto che anche per una donazione ci sono mille difficilissimi ostacoli burocratici da superare. Sono adesso in contatto con una dirigente dell'Asl alla quale ho fornito tutte le garanzie sulla produzione, sulla qualità e sulle altre richieste che mi sono state presentate. Non appena ci arriverà l'ok in pochi giorni forniremo loro i copri-calzari, e qualora il tessuto potesse non essere sufficiente mi sono già premunito di ordinarne nuove quantità. È il mio modo di dire grazie a quanti in silenzio e nell'anonimato, con spirito di sacrificio, tutelano la nostra salute. Di alcuni operatori del Cotugno avevo i contatti telefonici e i nomi, solo a casa, attraverso i contatti sui social son riuscito a dare un volto a questi angeli». Pasquale, molto credente, e fiducioso nell'aiuto divino, ha un messaggio per i negazionisti: «A chi non conosce la sofferenza ed immagina che il Covid non esista - dice - auguro di non provare l'esperienza che ho vissuto io».