«Io, guarito dal Covid dopo due mesi ora produco copricalzari per gli angeli degli ospedali»

«Io, guarito dal Covid dopo due mesi ora produco copricalzari per gli angeli degli ospedali»
di Giuseppe Maiello
Sabato 12 Dicembre 2020, 10:51 - Ultimo agg. 14:27
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Quarantadue giorni in terapia sub-intensiva, lontano dagli affetti, assistito da angeli senza volto, e quando l'incubo finisce e torni a casa, scopri che quel dannato virus si è portato via tuo padre, senza permetterti neanche di salutarlo. «Un mondo capovolto. E allora ho riflettuto sulla mia scala dei valori, e ho capito che adesso la cosa più importante era trovare il modo di ringraziare questi eroi sconosciuti». È stato così che Pasquale Manco, 47 anni, imprenditore di Grumo Nevano tornato finalmente a casa dopo una lunga degenza al Cotugno ha deciso di convertire in parte la produzione della sua azienda. E si è messo a produrre copricalzari da donare a medici e infermieri degli ospedali in prima linea nella lotta al Coronavirus.

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LA SOLITUDINE
Pasquale, sposato, due figli di 14 e 12 anni, ha accusato i sintomi del Covid 19 all'inizio di ottobre.

Al Cotugno è rimasto a lungo in sub-intensiva. «Quasi due mesi senza vedere un volto amico, un familiare, solo personale dell'ospedale di cui non riuscivi a intuire le fattezze, visto che tutti erano totalmente coperti: tute da astronauta che non lasciavano trapelare sensazioni, potevi solo guardarli negli occhi, e quelli trasmettevano calore e conforto. Sono stati loro a darmi la forza, a incoraggiarmi, a sostenermi», continua l'imprenditore. «Quando finalmente mi hanno detto che ero guarito avrei voluto abbracciarli tutti, medici e infermieri, di cui avevo imparato solo i nomi, ma di cui non ero riuscito a conoscere i volti», aggiunge Pasquale che ha un'azienda di confezioni dove produce per lo più giacche da uomo. A casa ha avuto la triste notizia che a fine ottobre il terribile virus gli aveva portato via il padre Michelangelo: «Non ho potuto neanche salutarlo per l'ultima volta, è questo l'aspetto peggiore di questa pandemia, si muore da soli senza il conforto dei cari». Una decina di giorni fa, racconta, mentre era a tavola con la famiglia dopo tanto isolamento in ospedale ha visto al tg che il personale dell'ospedale del Mare, impegnato nella lotta al Covid, indossava rudimentali copri calzari, fatti con buste di plastica, come quelle per la spazzatura: «Un'offesa alla dignità di chi rischia la vita per gli altri: così mi sono ricordato che stavamo producendo camici per parrucchieri e per artigiani con materiale tnt tessuto non tessuto in pratica come quello utilizzato anche per realizzare mascherine, e che ne avevo in giacenza una discreta quantità. E ho pensato di fare questa donazione. Ho chiesto aiuto a un mio collega che ha un'azienda attrezzata per questa tipologia di lavorazione, l'Aysha srl, ottenendone la immediata e piena disponibilità», racconta ancora l'imprenditore grumese.


LA BUROCRAZIA
«A questo punto dovevo far arrivare alla direzione dell'Asl Napoli 1 la mia volontà e mi sono messo in contatto con il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, di cui avevo i riferimenti e che ha fornito loro i miei recapiti. Ho spiegato che eravamo pronti per una immediata produzione, ho anche preparato un prototipo ma mi sono reso conto che anche per una donazione ci sono mille difficilissimi ostacoli burocratici da superare. Sono adesso in contatto con una dirigente dell'Asl alla quale ho fornito tutte le garanzie sulla produzione, sulla qualità e sulle altre richieste che mi sono state presentate. Non appena ci arriverà l'ok in pochi giorni forniremo loro i copri-calzari, e qualora il tessuto potesse non essere sufficiente mi sono già premunito di ordinarne nuove quantità. È il mio modo di dire grazie a quanti in silenzio e nell'anonimato, con spirito di sacrificio, tutelano la nostra salute. Di alcuni operatori del Cotugno avevo i contatti telefonici e i nomi, solo a casa, attraverso i contatti sui social son riuscito a dare un volto a questi angeli». Pasquale, molto credente, e fiducioso nell'aiuto divino, ha un messaggio per i negazionisti: «A chi non conosce la sofferenza ed immagina che il Covid non esista - dice - auguro di non provare l'esperienza che ho vissuto io».

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