Ischia, Ferrandino torna in libertà: «Su di me abbagli dei pm»

Ischia, Ferrandino torna in libertà: «Su di me abbagli dei pm»
di Massimo Zivelli
Mercoledì 22 Luglio 2015, 11:11 - Ultimo agg. 11:12
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Ischia. «Ho piena fiducia nei giudici che il 22 settembre prossimo dovranno stabilire la mia colpevolezza oppure, come io sono convinto che sarà, mi manderanno invece assolto. Sinceramente la Procura nel mio caso ha preso un evidente abbaglio, portando avanti il mio coinvolgimento in questa inchiesta, basandosi su fatti e circostanze che non hanno mai avuto finora un riscontro oggettivo e probatorio. Vedremo come andrà a finire. In aula io sono deciso a difendere la mia onestà senza timori reverenziali».



Si sfoga Giosi Ferrandino, il sindaco di Ischia che ieri i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Napoli hanno rimesso in libertà – assieme al capo dell'ufficio tecnico del comune, Silvano Arcamone – revocando ad horas la misura degli arresti domiciliari. Subito dopo aver riacquistato la libertà, Ferrandino evita le domande ma incalza nei suoi ragionamenti con parenti, amici, esponenti iscitani del Pd. Ferrandino attende nelle prossime ore che il Prefetto revochi anche la sospensione dall'incarico, per tornare alla guida dell'amministrazione, affidata pro tempore al suo vice Carmine Barile. «Prima di ributtarmi nel lavoro di amministratore pubblico – confida Ferrandino – ho bisogno anche di dedicare qualche giorno alla mia famiglia, dalla quale sono stato separato per 4 mesi». E il Pd di cui è stato fino all'arrestom componente della direzione nazionale? «Nessuno mi ha abbandonato perché tutti mi conoscono e sanno chi sono e come mi comporto. La sospensione? È stato un atto dovuto, almeno fino all'esito del processo», replica il sindaco. Una doppia partita dunque l'attende, giudiziaria, ma al tempo stesso anche politica, considerato che per sua scelta Ferrandino ha preferito subire una carcerazione più lunga piuttosto che mollare la politica e il suo impegno nelle istituzioni. Si fosse dimesso da sindaco, già dopo alcuni giorni di carcerazione avrebbe potuto beneficiare della revoca degli arresti, non potendo materialmente più intervenire ad inquinare le prove.



Perché? «Io mi sono sempre dichiarato innocente perché lo sono. Mi fossi dimesso, sarebbe stata una ammissione di quella colpevolezza che – incalza - mi si è voluto attribuire, ma che io sinceramente non ho». L'arresto è del 30 marzo, i carabinieri lo andarono a prelevare al suo domicilio contestandogli le accuse della Procura in ordine a corruzione e altri reati fra cui riciclaggio internazionale di danaro. Un periodo giudicato esagerato dai giudici della prima sezione penale che ieri hanno annullato il provvedimento. Lo si legge nelle loro motivazioni, laddove scrivono che «c'è stata una evidente disparità di trattamento fra Ferrandino, Arcamone e altri soggetti coinvolti nell'inchiesta con imputazioni assai più gravi e che invece hanno beneficiato quasi subito della scarcerazione». Un passaggio chiave, questo dei giudici della prima sezione, a giudizio dei quali non sussiste motivo logico e giuridico per la misura coercitiva nei confronti degli imputati. «L'assurdità delle accuse senza alcun fondamento – continua Ferrandino – diventa palese quando ancora nelle carte processuali la Procura insiste nell'attribuire a me la sottoscrizione degli appalti concessi al comune di Ischia alla Cpl Concordia, per le opere di metanizzazione. In più sedi abbiamo dimostrato che quando sono stati affidati gli appalti io non amministravo il comune di Ischia». Carte firmate dai predecessori, dunque?. «Ma anche sulle altre contestazioni, chi ha condotto l'inchiesta non ha trovato uno straccio di prova. E mi chiedo: ma è possibile mettere in carcere una persona, rovinarne la carriera politica, l'immagine sociale e gli affetti senza avere in mano alcuna prova e nessuna intercettazione che in qualche modo faccia risalire a qualche responsabilità?».



Un attacco, dunque, al modo di operare della Procura. «È notizia di questi giorni – conclude Ferrandino – che il Csm ha chiesto una relazione urgente al Procuratore Capo di Napoli sulle modalità con cui sono state rese note, nell'ambito dell'inchiesta che mi vede coinvolto, anche delle intercettazioni al presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Intercettazioni, queste, che non dimostrano assolutamente nulla». Per Ferrandino sono molti gli aspetti di questa vicenda che andranno chiariti. La carcerazione preventiva prolungata, le accuse di corruzione subito cadute e trasformate in un generico «asservimento da parte del sindaco a taluni faccendieri sul libro paga della Cpl Concordia». E poi ancora la circostanza per la quale la Procura non era titolata a condurre l'indagine principale, che poi invece correttamente il Tribunale del Riesame andò a riassegnare alla Procura di Modena. «In tutto questo – conclude Ferrandino – l'esperienza del carcere, che non auguro a nessuno soprattutto se innocente, mi ha fatto comprendere quanta solidarietà umana esista fra quelle quattro anguste mura. E quanti problemi le carceri effettivamente hanno. Per me è stata una fondamentale esperienza di vita, ancorchè brutta, ma che mi ha temprato ancora di più nel carattere».
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