Largo Corpo di Napoli, l'antica statua del Nilo circondata da tavolini e impalcature

La turistificazione selvaggia del centro storico fa un'altra vittima eccellente

Largo Corpo di Napoli
Largo Corpo di Napoli
di Antonio Folle
Mercoledì 25 Ottobre 2023, 15:13 - Ultimo agg. 26 Ottobre, 07:27
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La turistificazione selvaggia del centro storico di Napoli fa un'altra vittima eccellente. Dopo strade, stradine, piazze e fin anche sagrati di antiche chiese partenopee sacrificate in nome dell'accoglienza dei tantissimi visitatori che ormai da anni privilegiano il capoluogo partenopeo, ora è la volta dei simboli più antichi della città a finire quasi del tutto fagocitati nel tritacarne del turismo sfrenato. 

È il caso dell' antichissima statua del Dio Nilo a largo Corpo di Napoli, uno dei monumenti più rappresentativi dell' antichissima cultura napoletana. La statua, datata II secolo d.C. e più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, da qualche tempo è letteralmente circondata dai tavolini delle numerose attività di ristorazione che ormai si sono impadronite del cuore pulsante della città. I tavolini, come hanno testimoniato gli attivisti del gruppo Fatti di Napoletani Perbene, arrivano a sfiorare il basamento di pietra su cui poggia la statua del Nilo, costruita per volontà della folta comunità alessandrina che, in epoca greco-romana, popolava Neapolis. 

E non basta: a peggiorare ulteriormente un quadro già desolante, la presenza di cantieri edili che hanno a loro volta circondato la zona con orribili impalcature, distruggendo quasi del tutto la visibilità di una delle piazzette più caratteristiche di Napoli. Un vero e proprio sfregio - come ormai se ne commettono molti ai danni dei monumenti partenopei - che grida vendetta e che la dice lunga su quanto, in nome di una turistificazione senza freni, i monumenti stiano diventando un vero e proprio intralcio per commercianti e ristoratori senza scrupoli e senza amore per la millenaria storia partenopea. 

 

L'ultimo grande intervento sulla statua risale al 2014, quando fu riattaccata la testa della sfinge trafugata durante il secondo dopoguerra e ritrovata solo nel 2013 in Austria. Intervento che per qualche tempo ha ridato una nuova centralità alla statua, diventata tappa fissa per le tante guide turistiche che mostrano a gruppi di turisti i luoghi-simbolo della città. E paradossalmente a tantissimi napoletani quella statua conosciuta come o Cuorpo e Napule e vittima, nei secoli, di numerosissime traversie, oggi dice poco o nulla.  

«Quel giorno - racconta proprio sulla pagina Facebook di Fatti di Napoletani Perbene Gabriella Russo, la restauratrice che materialmente si è occupata nel 2014 di risistemare la testa della sfinge ritrovata - il Nilo visse momenti da superstar, con folle di fotografi accorsi ad immortalare il recupero, la banda e centinaia di cittadini orgogliosi.

Da allora, dopo alcuni interventi di manutenzione ordinaria finanziata dai cittadini, ho scritto più volte al comitato che si occupò del restauro ed alla Soprintendenza perchè lo sporco e le colature di cui è rivestita oggi la scultura sono dovute all'incuria della ditta esecutrice dei lavori del palazzo a fianco. La ditta - continua la restauratrice - aveva poggiato lamiere e reti metalliche sul basamento, svolgendo lavori senza che la statua fosse minimamente protetta, in barba alle prescrizioni ministeriali e sotto gli occhi di tutti. La tettoia presente oggi a coprire la statua è stata installata proprio su mia segnalazione alla Soprintendenza competente lo scorso inverno. Non sono cambiate - continua Gabriella Russo - le modalità della ditta, che continua sciattamente a poggiare lamiere, fatto più volte da me segnalato. A questo si aggiunge lo stupro dei tavolini a ridosso del basamento, nel totale disinteresse di chi dovrebbe vigilare sulla tutela di uno dei più significativi simboli della città».

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Lo scorso mese di luglio il Comune di Napoli ha tentato di invertire la rotta, imponendo uno stop alle nuove attività ricettive e commerciali per tre anni. Una misura a cui molti vedono con speranza ma che, purtroppo, rischia di risolversi in un nulla di fatto. Se è vero che non saranno rilasciate nuove licenze - comunque per un periodo limitato nel tempo - per cercare di non ingolfare ulteriormente il centro storico, è altrettanto vero che i controlli sono carenti, che in moltissimi casi i commercianti - tra cui molte star dei social - fanno il bello ed il cattivo tempo e che il fenomeno del tavolino selvaggio sta cambiando radicalmente la fisionomia della città. Napoli, è il timore di molti, sta seriamente rischiando di percorrere il triste destino di città come Roma, Firenze o Venezia, sacrificate in nome di quel turismo di massa che arricchisce pochi a scapito di una intera comunità. 

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