Montefibre di Acerra, gli ex operai: «Esposti all'amianto, siamo malati»

Montefibre di Acerra, gli ex operai: «Esposti all'amianto, siamo malati»
di Pino Neri
Sabato 5 Febbraio 2022, 08:36 - Ultimo agg. 6 Febbraio, 09:21
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Pur di raggiungere una pensione che sembra una chimera le stanno provando davvero tutte i 172 cassintegrati della ex Montefibre, i lavoratori dello stabilimento chimico smantellato anni fa e che si trovano senza lavoro dal 2004, con un'indennità di mobilità di 500 euro al mese. Ieri gli operai hanno manifestato davanti alla sede dell'Inail di Nola, chiedono che l'Istituto gli riconosca il fatto di aver lavorato in fabbrica esposti all'amianto, il minerale killer messo al bando nel 1992. Un riconoscimento che, se approvato, innescherebbe un percorso probabilmente in grado di facilitare la strada verso il pensionamento, che al momento appare impossibile.

Gli ex operai della Montefibre sono troppo giovani per accedere alla pensione e troppo vecchi per essere ricollocati nel mercato del lavoro. Sono ridotti alla fame. «Abbiamo istituito un comitato di sorveglianza sanitaria spiega Mimmo Falduti, uno dei cassintegrati in lotta e siamo certi che molti di noi hanno purtroppo contratto malattie riconducibili all'amianto». «In ogni caso aggiungono altri operai noi abbiamo le prove che nella Montefibre abbiamo lavorato per anni esposti all'amianto».

Gli operai ieri mattina si sono radunati davanti alla sede dell'Inail, a Nola. «I dirigenti dell'Inail ci hanno dato la loro disponibilità a trovare soluzioni: vedremo», riferisce Ciro D'Antò, 48 anni, ex operaio del reparto «poli», la zona dei forni della fabbrica. «Era un reparto zeppo di amianto - racconta Ciro - ma noi eravamo esposti anche ad altre decine e decine di sostanze cancerogene.

Ci hanno preso in giro per una vita e alla fine abbiamo pagato lo scambio: chiusura della Montefibre per l'apertura dell'inceneritore». 

C'è una parlamentare, Teresa Manzo, del M5s, che ha portato la situazione dei 172 cassintegrati all'attenzione del ministro del Lavoro, Andrea Orlando. È stata scritta una risoluzione, a sua firma, depositata presso la commissione Lavoro della Camera. Il documento punta all'approvazione, da parte del governo, di un provvedimento finalizzato allo «scivolo pensionistico». Per chi invece non può proprio raggiungere i requisiti pensionistici Manzo ha proposto un percorso di formazione professionale per facilitare la ricollocazione lavorativa. 

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La risoluzione della Manzo deve però essere calendarizzata dalla commissione. Obiettivo: creare un tavolo parlamentare, anche con i sindacati, per dare una soluzione concreta alla vertenza. Una vertenza che ha una storia molto triste e che iniziò nel 2006 con un processo, il processo dei morti alla Montefibre. La parte civile ne contò 320, tutti lavoratori uccisi dal male che non dà scampo. Ma il procedimento giudiziario terminò con un nulla di fatto. Nel 2016 la Cassazione annullò la condanna penale a un anno e 8 mesi di reclusione per gli ex direttori della fabbrica. Una condanna inflitta in primo grado per un solo morto di asbestosi: un solo morto dei 320 in discussione. E il procedimento è anche andato prescritto per la sola vittima riconosciuta.

Una vicenda di morti e disastri ecologici. Nel 1992, grazie a una «soffiata», la magistratura scoprì e sequestrò 52mila fusti tossici di polietilene tereftalato e di altre sostanze tossiche prodotte dalla lavorazione dell'impianto. I fusti erano stati stoccati su una piattaforma illegale e non si è mai saputo con precisione che fine abbiano fatto tutti i contenitori. Alcuni furono ritrovati nel 1994 nella vasca di macerazione della canapa, nel bosco di Calabricito, utilizzata abusivamente come sversatoio dall'allora ditta di smaltimento dei rifiuti di Acerra.

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