Movida a Napoli, l'appello: «Risse e anarchia, ora le istituzioni agiscano»

Movida a Napoli, l'appello: «Risse e anarchia, ora le istituzioni agiscano»
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 1 Febbraio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 2 Febbraio, 15:45
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Don Salvatore Giuliano, giovane parroco nella basilica di San Giovanni Maggiore, una delle più antiche della cristianità - nel cuore della Napoli storica - le ha provate davvero tutte. Appelli, petizioni, raccolte di firme, comitati di quartiere e decine di lettere inviate - nel corso degli ultimi mesi - a tutti i rappresentanti istituzionali. Il problema è sempre lo stesso: la movida, assurda, pericolosa e ingestibile, che ha ridotto la zona dell'Orientale - e in particolare quella di largo San Giovanni Maggiore Pignatelli - a terra di nessuno. Oggi, dopo l'ennesimo fine settimana di guerriglia - stavolta a colpi di casco tra due comitive di balordi, mentre pattuglie di giovani scatenati suonavano tamburi in piena notte attraversando via Mezzocannone - non sa più neanche che cosa dire: «Il sabato ormai vado a dormire a casa di mia madre. Da qui bisogna fuggire. È una battaglia fino all'alba, ogni weekend, senza tregua e senza alcuna possibilità di soluzione. Temo che prima o poi finirà davvero molto male».

Un assedio in piena regola, dunque, testimoniato da una serie di video che gli stessi ragazzi postano con orgoglio su Tik Tok come se fosse normale vivere la movida in quel modo. «Una situazione difficile da gestire» anche per il rettore dell'Università L'Orientale, Roberto Tottoli, primo firmatario - lo scorso giugno - di un documento inviato all'indirizzo del prefetto, del sindaco e del presidente della Regione.

Il rettore scese in campo accanto a residenti e commercianti per lanciare un grido d'allarme con la speranza di mettere in salvo un pezzo di città alla deriva: «Il Decumano del mare è diventato nuovamente un inferno - dice - Forse anche peggio di prima. Il problema lo vive anche la nostra Università, senza dubbio, ma è chiaro che a soffrire di più è soprattutto chi abita in questa zona. Noi in serata andiamo via, i residenti restano. Sono solidale con loro, ce l'ho messa tutta per cercare di essere di aiuto ma ora non so più che cosa fare». Il rettore parla anche del degrado che affligge il centro storico: «La movida è una questione non di facile soluzione - e me ne rendo conto - ma posso assicurarvi che pure l'incuria in cui versa quest'area non è da meno. C'è un'emergenza che riguarda il Decumano nella sua complessità».

Per certi versi - secondo il parroco - è un cane che si morde la coda: «Se arrivano migliaia di persone a affollare lo stesso fazzoletto di strada, è facile immaginare che cosa si troverà quando poi saranno andate via: - aggiunge don Salvatore - bottiglie spaccate, lattine, avanzi di cibo, bicchieri di plastica abbandonati ovunque, carte e cartacce, pacchetti vuoti di sigarette e un tappeto di mozziconi. E poi lo spaccio: qui si può comprare di tutto». Una deriva notturna drammatica che sta facendo deprimere ulteriormente un'area della città che non riesce a ritrovare la propria identità. «Un patrimonio culturale e umano consumato, maltrattato e offeso quotidianamente - protesta don Salvatore - senza che nessuno dica nulla. Per carità, non ce l'ho con i giovani e nemmeno con la movida, e mi rendo anche conto che il sindaco Manfredi è appena arrivato e ha una serie di priorità da rispettare. Ma ciò che chiediamo è che il legittimo divertimento venga vissuto nel rispetto delle regole».

Video

Parroco e rettore rinnovano le loro richieste. Al primo punto «l'ascolto da parte delle istituzioni». Al secondo una serie di «interventi da parte delle forze dell'ordine, in orari notturni ma anche pomeridiani». E al terzo la questione «pulizia». Non ultima la necessità, sempre più impellente, di delocalizzare la movida. E si torna a parlare del Centro direzionale come luogo alternativo al Decumano (non solo perché in sofferenza c'è anche la zona Chiaia) per il by night. A rilanciare la proposta, Maria Caniglia, presidente della Quarta Municipalità, nel cui territorio ricade quello che viene defenito il quartiere degli uffici. L'idea di trasferire lo svago notturno si ripropone proprio alla luce delle risse, e delle violenze e degli atti di teppismo registrati nelle ultime settimane nei luoghi abitualmente frequentati dai giovani. «Ancora una volta la movida cittadina, il divertimento, la spensieratezza della gioventù - scrive il presidente Caniglia - si trasformano in notti di degenerazione assoluta. Liti, irregolarità, violenza. Ho sempre pensato che la movida non vada demonizzata ma organizzata. E questo è stato uno dei primi punti del mio programma elettorale e resta un impegno affinché il Centro direzionale, con i suoi spazi, il basso tasso di residenti, gli ampi parcheggi e la sua posizione strategica nei pressi delle vie di accesso alla città, rappresenti una reale alternativa». 

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