Napoletano sposa magrebina grazie al verdetto dei giudici: «Niente conversione all’Islam»

Il tribunale accoglie il ricorso di una coppia che si era vista negare il nulla osta dal Marocco

Il tribunale di Napoli
Il tribunale di Napoli
di Viviana Lanza
Mercoledì 25 Ottobre 2023, 23:35 - Ultimo agg. 27 Ottobre, 09:52
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«Il mancato rilascio del nulla osta per soli motivi religiosi è contrario ai principi di uguaglianza e libertà di culto ed è chiaramente in contrasto con l’ordine pubblico costituendo un’arbitraria preclusione del diritto di contrarre matrimonio». Scrivono così i giudici della prima sezione civile del Tribunale di Napoli (presidente Raffaele Stino, a latere Valeria Rosetti e Angela Arena) condividendo le argomentazioni dell’avvocato Hamida Megherbi a cui si sono rivolti due giovani desiderosi di convolare a nozze. Lei, Ibtissan Aboulaich, 25 anni, nata a Casablanca in Marocco ma da tempo residente a Napoli, e lui, Mario Perrotta, napoletano di 31 anni, si sono dovuti rivolgere ai giudici per vedersi riconosciuta la libertà di amarsi e celebrare a Napoli il loro matrimonio. Perché? Perché per la legge musulmana, la sharia, una donna musulmana non può sposare un uomo che non sia musulmano o che non si sia convertito all’Islam.

In sintesi, quindi, Mario Perrotta, non musulmano, avrebbe dovuto convertirsi alla religione islamica altrimenti il suo matrimonio con Ibtissan non sarebbe stato possibile. L’ostacolo al progetto d’amore di Mario e Ibtissan si era materializzato quando l’ufficiale dello Stato civile del Comune di Napoli si era rifiutato di procedere alle pubblicazioni relative alle nozze perché mancava il nulla osta delle autorità marocchine, non rilasciato in quanto non c’era un certificato di conversione all’Islam di Perrotta. Di qui, la decisione di adire le vie legali e mettere il diritto e la legge di fronte a tutto il resto. Assistiti dall’avvocato Megherbi, i due giovani hanno presentato ricorso al Tribunale di Napoli ritenendo quel rifiuto «contrario all’ordine pubblico non essendovi altri impedimenti alla celebrazione delle nozze ed essendo le parti in possesso dei requisiti indispensabili indicati dal codice civile agli articoli 84, 85, 86».

Si costituiva il Comune di Napoli, chiedendo il rigetto della domanda sul presupposto che l’appartenenza a una religione non musulmana non sembrerebbe ostacolo ad ottenere il richiesto nullaosta. Poi il verdetto. 

I giudici hanno deciso che il matrimonio s’ha da fare. «La mancanza di impedimenti risulta dalle allegazioni prodotte dalle parti. Il documento attesta lo stato civile nubile della ricorrente», scrivono i giudici nel decreto chiarendo che quanto previsto dalla legge è rispettato. Per il resto, e cioè per quanto riguarda l’ostacolo religioso che impone il vincolo della conversione all’Islam, «il mancato rilascio del nulla osta per soli motivi religiosi è contrario ai principi di uguaglianza e libertà di culto». Visto il parere favorevole del pm, i giudici della prima sezione civile hanno quindi accolto il ricorso della coppia di sposi e hanno autorizzato l’ufficiale dello Stato civile del Comune di Napoli a procedere alle pubblicazioni del matrimonio. 

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«Vittoria importante, il provvedimento segna un punto epocale nell’evoluzione dei diritti dei nubendi di differente credo - commenta l’avvocato Megherbi - Il diniego di nulla osta al matrimonio basato su motivazioni di carattere religioso, allo stato, è contrario all’ordine pubblico e al principio di non discriminazione sancito dalla nostra Costituzione. Stop discriminazione di sesso e di religione». 

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