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Napoli, servizio 118 senza medici: stop ambulanze al Vomero e a Pianura

Il responsabile della centrale operativa Giuseppe Galano: «In due anni 45 colleghi in meno»

In città restano operative solo sei postazioni
In città restano operative solo sei postazioni
di Ettore Mautone
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 26 Gennaio 2023, 00:04 - Ultimo agg. : 27 Gennaio, 07:36
4 Minuti di Lettura

Nuove scosse di terremoto agitano in profondità la struttura portante del 118, servizio di soccorso salvavita in città: lo stillicidio di personale medico (ma anche di infermieri e autisti) richiede continui arrangiamenti dei turni. E così dal 1 febbraio anche le ambulanze di stanza a Pianura e al Vomero saranno demedicalizzate: su 5 o 6 dottori necessari a coprire i turni sulle 24 ore (compresi i periodi di ferie, permessi e malattia) in questi quartieri rimanevano solo uno o due.

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Una parcellizzazione diventata poco funzionale che ha spinto Giuseppe Galano, responsabile della centrale operativa territoriale, a concentrare tutti i 35 medici ancora in organico (circa 25 dipendenti e il resto convenzionati della Asl di cui 2 in procinto della pensione) in sole 6 postazioni medicalizzate. A regime ognuna di queste sarà poi affiancata da un’auto medica. 

A ogni richiesta di soccorso, dopo una prima valutazione telefonica della centrale operativa e l’invio, di norma, della ambulanza di tipo B con il solo autista e infermiere a bordo, il medico e un secondo infermiere resteranno in allerta pronti ad intervenire in seconda battuta solo se necessario con la possibilità di affiancare anche altre ambulanze prive di medico a bordo. Ma i medici dirottati nelle nuove postazioni non ci stanno e sono in rivolta. «Abbiamo dovuto razionalizzare facendo di necessità virtù - avverte Galano - era inutile tenere in piedi turni di medici sparsi in varie postazioni. In due anni, durante il periodo Covid, abbiamo perso per vari motivi circa 45 colleghi e la carenza di personale è ormai gravissima e insostenibile. In condizioni straordinarie occorrono misure non ordinarie. Ho preferito concentrare le forze residue in postazioni strategiche della città e dunque oltre Capri, avremo una ambulanza con medico a bordo a Ponticelli a est, Fuorigrotta (San Paolo) a ovest, l’Annunziata per il Centro storico, il San Giovanni Bosco in attesa che si chiarisca a febbraio il contenzioso per il bando Gesac, nella zona dell’Aeroporto, e infine il San Gennaro, dove un tempo c’era un Psaut, ossia una postazione 118 potenziata che svolgeva funzioni di primo soccorso in un ospedale diventato sede di attività ambulatoriali. In un sistema del genere - chiarisce Galano - i codici rossi, che richiedono rianimazione e defibrillazione, verranno trattati dall’infermiere formato in tali manovre e deputato al trasporto nell’ospedale più vicino. Nei casi in cui, invece, il codice di urgenza è differibile (giallo o verde) sarò il medico inviato in seconda battuta con l’auto, a valutare. L’anno scorso 38 mila pazienti sono stati curati sul posto». La nuova organizzazione è stata comunicata alla pattuglia residua dei medici in organico in un’infuocata riunione convocata da Galano. 

Video

Il trasloco e la prospettiva di una rotazione imminente è stata accolta con profondo disappunto. Una mezza rivolta. Professionisti su cui pesano gli anni della pandemia, i turni massacranti, le scarse gratificazioni economiche, la inesistente tutela nei confronti delle aggressioni. «Dottori stanchi, sfiduciati, demotivati - sottolinea Lino Pietropaolo, responsabile regionale della Cisl medici - andrebbero ascoltati e coinvolti attivamente in decisioni che incidono così fortemente su consuetudini e routine di lavoro. Molti di questi colleghi sono pronti ad andare via verso i più tranquilli e stabili lidi della medicina di famiglia o delle guardie mediche. Servirebbe una maggiore attenzione mancata in passato e che continua a essere negata oggi». Il servizio del 118, per legge, prevede la presenza di un medico ogni 60 mila abitanti e dunque a Napoli la medicalizzazione di tutte le 17 postazioni di mezzi di soccorso presenti in città. Fino al 2019, la dotazione è progressivamente scesa a 13 postazioni storiche presidiate dal medico. Oggi, dopo la pandemia - tra pensionamenti, decessi, fughe e abbandoni - si sono ridotti a 35 unità di cui 33 operative. Appena sufficienti per coprire turni completi (5 unità) per 6 postazioni mentre Capri può contare su quattro medici fissi e un quinto a rotazione. I due o tre esuberi di tale conteggio dovrebbero essere richiamati in centrale operativa ma i sindacati sono pronti a dare battaglia: Galano per la prossima settimana ha già convocato la Cimo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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