«E' vero, avevo io Samuele tra le braccia fuori da quel maledetto balcone: ma non l'ho spinto io giù nel vuoto». Eccolo il passaggio chiave dell'interrogatorio di Mariano Cannio, l'uomo fermato oggi con l'accusa di essere responsabile della morte del bambino precipitato dal terzo piano di uno stabile di via Foria a Napoli.
Il 38enne indagato dalla Procura con l'accusa di omicidio è ora in attesa dell'udienza di convalida davanti al gip, fissata per lunedì prossimo.
Agli inquirenti il 38enne, che a quanto si apprende avrebbe avuto anche un'infanzia difficile, avrebbe anche ammesso di soffrire di disturbi psichici ribadendo però più volte la sua versione dei fatti, che escluderebbe il motivo doloso puntando invece sull'incidente. Pur però senza aver mai saputo spiegare con esattezza come il bambino sia caduto dal balcone. Sulla sottile linea che separa l'ipotesi colposa da quella dolosa si giocherà l'udienza per la convalida del fermo in programma lunedì mattina alle 9,30. Cannio al momento è difeso da un avvocato d'ufficio, la cassazionista Carmen Moscarella.