Avrebbero impugnato coltelli nel corso di una rissa scoppiata un anno fa durante una partita di calcetto. Avrebbero tentato di uccidere i loro avversari, finendo in cella. Era il 4 ottobre di un anno fa, una vicenda per la quale il giudice ha pronunciato sentenze di condanna e concesso benefici. In sintesi, il gup Visco ha condannato Gennaro Musella alla pena di 5 anni e 4 mesi, per duplice tentato omicidio. Gennaro Musella era ai domiciliari dallo scorso giugno. Pochi giorni fa è arrivata la condanna per Giuseppe Musella (padre di Gennaro) che incassa 4 anni e otto mesi, ottenendo gli arresti domiciliari. Giuseppe Musella, figlio di Maria Licciardi (condannata come madrina della camorra di Secondigliano), è stato ritenuto estraneo a vicende di natura camorristica. Al centro del dibattimento che ha riguardato Gennaro e Giuseppe Musella una banalissima partita di calcetto.
In un campo nella zona di San Rocco, lo scorso ottobre, due squadre, gli Scugnizzi contro i Bandidos argentinos.
Una vicenda scandita da tanta violenza, ma anche da alcune lame di luce. Sono almeno tre infatti i testimoni che hanno aiutato gli inquirenti a ricostruire la dinamica dell’aggressione a freddo e a riconoscere come responsabili i due Musella. Prima attraverso il profilo facebook del più giovane dei due indagati, poi attraverso l’incrocio di alcune testimonianze. Scrive il gip: «Emerge con assoluta nitidezza che non soltanto che la prima condotta violenta sia stata posta in essere da Gennaro Musella in modo improvviso, del tutto gratuito e sproporzionato rispetto a qualunque contrasto di gioco pregresso». Ed è sempre il giudice a ricordare il modo subdolo con cui è stato dato inizio all’azione violenta: «Giuseppe Musella, padre di Gennaro, chiaramente consapevole della circostanza che il figlio fosse munito di un coltello ha dapprima incitato il figlio ad assumere una condotta violenta ai danni degli avversari (“uccidili, uccidili”), per poi fare ingresso in campo con apparente intento di sedare gli animi, in realtà rendendosi responsabile di ulteriori condotte aggressive, tentando di infliggere diversi colpi di cellulare brandito come un’arma sulla testa degli avversari, per poi sferrare un pugno al viso di uno dei tre fratelli, immobilizzandolo e consentendo al figlio di sferrare un’altra coltellata alle spalle del malcapitato».
Condotte violente, che hanno determinato delle condanne in primo grado con il rito abbreviato (quindi con tanto di sconto della pena), al termine di due processi nei quali i due Musella erano difesi dai penalisti Marco Bernardo e Rosario Arienzo.