Napoli, il figlio e il nipote di Maria Licciardi condannati dopo la partita di calcetto

Padre e figlio provarono a uccidere tre fratelli dopo una partita amatoriale

Condannati padre e figlio
Condannati padre e figlio
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 2 Ottobre 2023, 16:03 - Ultimo agg. 16:22
4 Minuti di Lettura

Avrebbero impugnato coltelli nel corso di una rissa scoppiata un anno fa durante una partita di calcetto. Avrebbero tentato di uccidere i loro avversari, finendo in cella. Era il 4 ottobre di un anno fa, una vicenda per la quale il giudice ha pronunciato sentenze di condanna e concesso benefici. In sintesi, il gup Visco ha condannato Gennaro Musella alla pena di 5 anni e 4 mesi, per duplice tentato omicidio. Gennaro Musella era ai domiciliari dallo scorso giugno. Pochi giorni fa è arrivata la condanna per Giuseppe Musella (padre di Gennaro) che incassa 4 anni e otto mesi, ottenendo gli arresti domiciliari. Giuseppe Musella, figlio di Maria Licciardi (condannata come madrina della camorra di Secondigliano), è stato ritenuto estraneo a vicende di natura camorristica. Al centro del dibattimento che ha riguardato Gennaro e Giuseppe Musella una banalissima partita di calcetto. 

In un campo nella zona di San Rocco, lo scorso ottobre, due squadre, gli Scugnizzi contro i Bandidos argentinos.

Secondo le accuse, Gennaro Musella avrebbe sferrato una serie di fendenti in varie parti del corpo contro M.S., avversario sul campo. Stesso trattamento per i due fratelli, intervenuti nel tentativo di salvare la vita del parente dalla furia dei due aggressori. Circostanze nelle quali, Giuseppe incitava il figlio Gennaro con queste parole “uccidili, uccidili”, fino ad entrare in campo per dare man forte al figlio. In che modo? «Giuseppe entrava personalmente in campo e bloccava un altro malcapitato calciatore A.S., favorendo il figlio Gennaro nell’affondare i fendenti nel suo corpo». Una vicenda che è stata ricostruita dalla Mobile, che ha avuto la possibilità di risalire all’identità dell’aggressore, utilizzando le immagini ricavate dal profilo facebook di Gennaro Musella. Il resto lo hanno fatto le immagini presenti in un video ricavato dal sistema di protezione dei campi di via Marfella. Al centro della scena, il nipote di Maria Licciardi: è il numero 5 che si sarebbe indirizzato verso la panchina - al termine della partita - abbassandosi per rovistare nel borsone che si trovava a bordo campo. È così che avrebbe recuperato un coltello, dando inizio a una aggressione a freddo. Immediatamente sostenuto dal genitore. Una scena confusa, nella quale spicca la violenza consumata nei confronti di tre fratelli, poi costretti alle cure mediche. I tre hanno subìto la furia di padre e figlio, che - giusto ricordarlo - hanno agito armati di un coltello, che è stato poi occultato subito dopo il raid. 

Una vicenda scandita da tanta violenza, ma anche da alcune lame di luce. Sono almeno tre infatti i testimoni che hanno aiutato gli inquirenti a ricostruire la dinamica dell’aggressione a freddo e a riconoscere come responsabili i due Musella. Prima attraverso il profilo facebook del più giovane dei due indagati, poi attraverso l’incrocio di alcune testimonianze. Scrive il gip: «Emerge con assoluta nitidezza che non soltanto che la prima condotta violenta sia stata posta in essere da Gennaro Musella in modo improvviso, del tutto gratuito e sproporzionato rispetto a qualunque contrasto di gioco pregresso». Ed è sempre il giudice a ricordare il modo subdolo con cui è stato dato inizio all’azione violenta: «Giuseppe Musella, padre di Gennaro, chiaramente consapevole della circostanza che il figlio fosse munito di un coltello ha dapprima incitato il figlio ad assumere una condotta violenta ai danni degli avversari (“uccidili, uccidili”), per poi fare ingresso in campo con apparente intento di sedare gli animi, in realtà rendendosi responsabile di ulteriori condotte aggressive, tentando di infliggere diversi colpi di cellulare brandito come un’arma sulla testa degli avversari, per poi sferrare un pugno al viso di uno dei tre fratelli, immobilizzandolo e consentendo al figlio di sferrare un’altra coltellata alle spalle del malcapitato». 

Video

Condotte violente, che hanno determinato delle condanne in primo grado con il rito abbreviato (quindi con tanto di sconto della pena), al termine di due processi nei quali i due Musella erano difesi dai penalisti Marco Bernardo e Rosario Arienzo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA