Napoli, i disoccupati bruciano le bollette in piazza: «Noi la crisi non la paghiamo»

Napoli, i disoccupati bruciano le bollette in piazza: «Noi la crisi non la paghiamo»
di Alessio Liberini
Venerdì 2 Settembre 2022, 17:07 - Ultimo agg. 3 Settembre, 08:08
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«Noi la crisi non la paghiamo». È questo il messaggio, forte e chiaro, lanciato questa mattina dai movimenti dei disoccupati 7 novembre e cantiere 167 di Scampia per rispondere al dramma del caro bollette e dell’inflazione che colpisce, in queste ore, anche i beni di prima necessità. Un dissenso popolare palesato attraverso un gesto emblematico: centinaia di bollette di acqua, luce e gas sono state ridotte in falò da disoccupati o semplici cittadini napoletani radunati in piazza Matteotti – a seguito della chiamata alle armi fatta dalle platee dei disoccupati storici della città - per gridare la propria rabbia verso una politica che definiscono «distante anni luce dai problemi reali di tutti i giorni che vivono le famiglie italiane» raccontano adirati gli stessi mentre bruciano le utenze dell’ultimo mese. Un fotogramma che raccoglie, nei fatti, gli umori e soprattutto i timori di migliaia e migliaia di cittadini che stentano persino ad arrivare alla fine del mese. 

«Mi sono arrivati oltre trecento euro di energia elettrica – spiega un uomo mentre da alle fiamme la sua bolletta di casa – è cinque volte tanto l’utenza che pagavo solitamente. Per non parlare dei rincari del gas. Il nostro messaggio alla politica? E che noi non le paghiamo le spese per la crisi della pandemia e quelle per il riarmo vista la guerra in Ucraina. Che la paghino loro questa crisi, noi non ci stiamo a questa speculazione».

«È aumentato tutto e l’unica cosa a cui pensano è togliere il reddito di cittadinanza, poi la gente come vive?» si domanda un altro manifestante. Per Bianca, invece, la politica che oggi gli chiede il voto, in vista della tornata elettorale del prossimo 25 settembre, «i problemi del Paese neanche li conosce. I politici dovrebbero prima vivere nei vicoli così da poter comprendere che questi aumenti stanno riducendo veramente alla fame la popolazione. Nessuno oggi è realmente vicino ai problemi della gente». «Ieri – chiarisce la donna – ho comprato sei, e dico sei, panini di piccola dimensione: li ho pagati la bellezza di un euro e cinquanta. Questa è una cosa davvero scandalosa. Tra poco non potremmo portare nemmeno più il piatto a tavola per le nostre famiglie».

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Al carovita si aggiunge, come se non bastasse, lo storico problema legato ai tassi di occupazione sempre troppo bassi tra Napoli e l’intero Mezzogiorno.

Sullo sfondo la mancanza di un salario minimo che porta, inevitabilmente, troppo spesso a ricevere paghe al di sotto dei semplici standard per poter vivere, e non solo sopravvivere, nei confronti di chi un lavoro invece ce l’ha: lo denunciano all’unisono tutti i cittadini in piazza.

Anche e soprattutto per queste ragioni, a margine della clamorosa azione di protesta, un corteo – formato da alcune centinaia di disoccupati – si è messo in marcia in direzione del Consiglio Comunale di Napoli.  «Siamo stanchi di aspettare noi vogliamo lavorare. Le promesse mantenute vanno rispettate» scandiscono in coro dal megafono i referenti del movimento disoccupati 7 novembre e cantiere 167 di Scampia, in piazza da otto lunghi anni per il proprio diritto al lavoro. 

Solo in mattinata, infatti, mentre di fronte alla sede della città Metropolitana i cittadini bruciavano le utenze, una delegazione dei due movimenti è stata accolta dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi e dall’assessora al Lavoro di Palazzo San Giacomo, Chiara Marciani. Un incontro che, come spigano i disoccupati, si è rivelato importante al fine di «acclarare i tempi sui passaggi per il protocollo d’intesa che Comune e ministero del Lavoro possono firmare già da domani».

«Il sei luglio scorso – racconta Eduardo Sorge, portavoce del Movimento 7 novembre - si decisero tre strade attraverso le quali le cooperative sociali che coadiuvano alle aziende partecipate avrebbero avuto la possibilità di assumere nuovi disoccupati appartenenti alle platee storiche, attraverso la modifica normativa dello statuto di queste ultime. Grazie al protocollo d’intesa sarà possibile realizzare il percorso fin ora stabilito che dovrà essere ripreso in seguito dal nuovo esecutivo che arriverà».  «Allo stesso tempo – precisa Sorge -  sono state sbloccate alcune procedure del Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) per far partire i corsi di formazione per tutti i disoccupati della città, compresi quelli di lunga durata. Lunedì, proprio su questo, ci sarà un nuovo incontro tra le parti per capire le modalità e gli strumenti che ci porteranno a sviluppare tale passaggio, propedeutico per un futuro inserimento nel mondo del lavoro».

Allo stesso tempo i manifestanti hanno inscenato, ugualmente, il corteo. All’arrivo in via Medina, a pochi passi dalla Questura di Napoli, sono stati accesi diversi fumogeni colorati e srotolati numerosi striscioni che avevano fatto in precedenza da sfondo al rogo delle bollette di piazza Matteotti. «Tagliano il reddito di cittadinanza per pagare miliardi guerre e spese militari», «Con o senza campagna elettorale gli impegni assunti vanno mantenuti», questi solo alcuni degli slogan apparsi sui manifesti portati in strada. Dopo una breve pausa il corteo è così ripartito alla volta di via Verdi. Giunto in piazza Municipio il cordone di manifestanti si è diviso in due gruppi che hanno raggiunto, per due strade diverse, la sede del Consiglio Comunale blindato, per l’occasione, da diversi agenti in tenuta anti sommossa. Ne è nato un vero e proprio assedio con diverse centinaia di disoccupati che hanno presidiato, a suon di cori incessanti, l’esterno del palazzo istituzionale. Una delegazione dei due movimenti è stata accolta all’interno. E per l’occasione, da come spigano gli stessi disoccupati, il Consiglio odierno è stato sospeso per almeno un’ora.

Tutte le forze politiche, fanno sapere gli organizzatori della protesta, si sono fermate «a parlare con noi all’interno del Consiglio che in seguito ha votato anche un ordine del giorno. All’unanimità tutti gli esponenti dei partiti cittadini hanno votato un documento a sostegno di questo protocollo d’intesa finalizzato ad una conclusione positiva della vertenza». Nel mentre «abbiamo chiesto il sostegno di tutti i partiti locali per fargli contattare le direzioni nazionali». In primis i Dem campani che hanno accolto, anche loro, una delegazione di disoccupati nell’adiacente sede del partito posta in via Santa Brigida. Dopo oltre tre ore di sit-in in via Verdi il corteo si è così pian piano sciolto. Ma i disoccupati tendono a precisare che «la lotta non finisce oggi» ed anzi fino al prossimo 25 settembre porteranno la loro voce di protesta ad ogni singola visita di un candidato in città.

Anche perché «la distanza tra politica e popolo è diventata evidente – denuncia Omero Benfenati, portavoce del cantiere 167 di Scampia – oggi, con questa protesta del caro bollette, diciamo anche a chi è a casa che bisogna ribellarsi. Bisogna scendere in piazza tutti perché queste problematiche vanno portate all’interno dei palazzi del potere dove oggi c’è ancora chi è sordo».

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