Napoli, «galoppini» a caccia di voti: via all’indagine della Digos

Napoli, «galoppini» a caccia di voti: via all’indagine della Digos
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 24 Settembre 2021, 23:06 - Ultimo agg. 26 Settembre, 08:32
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Galoppini elettorali al lavoro, scende in campo la Digos. Dopo le segnalazioni raccolte dal nostro giornale la Questura di Napoli guidata da Alessandro Giuliano vuole vederci chiaro: chi sono i protagonisti di certa campagna elettorale per le amministrative che con un battente “porta a porta” stanno contattando le persone invitandole a votare per alcuni candidati e chiedendo i loro indirizzi e dati personali? E soprattutto, chi c’è dietro di loro?


Il sospetto c’è tutto, e va verificato: dietro le insistenti richieste di votare l’“x candidato” per il rinnovo del consiglio comunale e delle municipalità cittadine potrebbe nascondersi un tentativo di inquinamento o condizionamento del libero diritto di voto.

E questo va evitato.

Una storia che si ripete tristemente, alla vigilia di ogni tornata elettorale a Napoli e in Campania. Basta sfogliare le cronache degli ultimi anni per accorgersi che soprattutto nell’ultima fase delle campagne elettorali scattano dinamiche a dir poco opache che raccontano di ingerenze, tentativi di corruzione anche terra terra, presenze imbarazzanti di soggetti anche pregiudicati intorno a certi comitati elettorali.

Questa volta la novità è rappresentata dall’ingresso in campo di giovani anche distinti e convincenti che si presentano nelle abitazioni, negli esercizi commerciali o anche semplicemente per le strade per caldeggiare il nome di alcuni candidati fornendo agli elettori ampie rassicurazioni sulle capacità politico-amministrative degli interessati e chiudendo il discorso con la solita consegna dei bigliettini elettorali. Fin qui nulla di straordinario, e tanto meno di illegale. L’ombra del sospetto si allunga però inevitabilmente quando il procacciatore di voti chiede alla persona dati personali quali nome, cognome, indirizzo e talvolta anche un contatto email. Siamo di fronte, e anche questo è per il momento solo un sospetto, ad un tentativo di saggiare il terreno per poi passare ad un’ipotetica fase due del piano: quella di offrire del denaro in cambio del voto? L’obiettivo appare chiaro: creare una “banca dati” elettorale dalla quale attingere per verificare poi le reali scelte di chi si reca nell’urna, sempre ammesso che vada a votare.

Gli stessi campanelli d’allarme registrati dal Mattino sono nei giorni scorsi squillati anche negli ambienti investigativi, ed ecco perché la Digos di Napoli diretta da Antonio Bocelli è già al lavoro per verificare la portata dei fatti. Indagine delicata che, come spesso accade per il lavoro svolto dagli agenti della Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali di via Medina, procede sottotraccia. Verifiche sono in corso a Napoli e in alcuni centri dell’area metropolitana. Si comincia naturalmente dalle zone di alcuni quartieri nei quali sarebbero avvenuti i “contatti ravvicinati” di cui si parlava, a macchia di leopardo. Ma presto le ricerche potrebbero essere estese anche in altre aree della città. Siamo ancora nella fase iniziale, l’indagine è “conoscitiva” e non ci sono nomi iscritti nel registro degli indagati.

La caccia al voto, e sopratutto all’“ultimo voto” quando la campagna elettorale imbocca il rush finale, si è sempre caratterizzata per episodi sui quali alla fine sono dovute intervenire le forze dell’ordine (e in qualche caso persino la magistratura). Mai come stavolta, poi, con un quadro stravolto dall’uscita di scena di alcune liste per vizi procedurali nella presentazione delle liste, il tentativo di rastrellamento di consensi che potrebbero rivelarsi importanti, se non decisivi, è necessario vigilare.

Nel 2016, sempre in occasione delle amministrative, vennero alla luce episodi gravissimi (documentati con video anche da Fanpage) in zone molto popolose quali il Rione Sanità, Soccavo e il Pallonetto di Santa Lucia; strani giri di cellulari, materiale elettorale, “santini di candidati” passati di mano in mano all’esterno dei seggi. Per non parlare delle banconote da 10, 20 e 50 euro consegnate a ridosso degli stessi seggi. Altro che le famose “mezze scarpe” o i pacchi di pasta di lauriana memoria. Situazioni gravi da evitare per far sì che non si ripetano irregolarità, anomalie e persino possibili brogli. 
Anche per questo l’attenzione investigativa che la Digos sta dedicando in queste ore e nei prossimi giorni al nuovo allarme resta massima.

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