«Caso liceo Vico, la preside sbaglia; sono fiero di mia figlia»

«Caso liceo Vico, la preside sbaglia; sono fiero di mia figlia»
di Mariagiovanna Capone
Martedì 23 Marzo 2021, 08:49
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La vicenda del liceo Vico non è affatto terminata con i dieci giorni di sospensione ai tre studenti. Dopo il sei in condotta deciso dal Consiglio di classe per due giorni di occupazione dell'istituto, a Beatrice, Luca e Gabriele erano stati contestati dalla dirigente Clotilde Paisio quattro capi d'accusa. Gravi incriminazioni, negate dai ragazzi fin dall'inizio, affrontate a fine febbraio in un Consiglio d'Istituto che li riconoscerà colpevoli solo di «impedimento dell'ingresso di personale scolastico» per il quale avranno dieci giorni di sospensione commutati in attività utili per il liceo. Una sanzione disciplinare ritenuta «spropositata» dai familiari dei ragazzi, che dopo la lettura del verbale del Cdi sono rimasti senza parole per «i duri interventi di alcuni componenti del consiglio che hanno mosso parole offensive contro noi genitori» spiega Enrico Lanzillo, ingegnere e docente a contratto dell'Università Federico II, papà di Beatrice.


Cosa hanno detto i componenti del Cdi per offenderla?
«Gli studenti vengono definiti svantaggiati ad avere genitori come noi, un docente si è dichiarato perfino schifato.

Quando ho letto quelle dichiarazioni mi sono sentito profondamente offeso, turbato. Ho quattro figli, i più grandi di 34 e 32 anni sono laureati e di successo, i più piccoli tra cui Beatrice, mi rendono orgoglioso ogni giorno. Io e mia moglie, Rossella Traversari, siamo professionisti impegnati, genitori attenti. Quella sensazione sgradevole l'ho allontanata subito, ma mi ha comunque infastidito che abbiano messo in dubbio la nostra capacità genitoriale. L'unica cosa che condivido è la rottura del patto scuola-famiglia, solo che quel patto l'hanno rotto loro, non noi famiglie».


A cosa si riferisce?
«Questa vicenda rappresenta il fallimento dell'educatore. Il corpo docente ormai è disinteressato all'educare, che significa tirar fuori e non riempire la testa di nozionismi. Noi genitori li educhiamo a non aver paura di tirar fuori le loro idee, di pensare, di non restare in silenzio se il loro pensiero è diverso. A mia figlia Beatrice ho insegnato di avere il coraggio di metterci la faccia quando si fa qualcosa in cui si crede. E l'occupazione è stata una di queste occasioni».


Lei sapeva dell'occupazione?
«Sì, me ne aveva parlato e la mia prima reazione di pancia è stata: no, che vuoi fare? Beatrice me ne ha spiegato i motivi, che volevano tornare a scuola ma in sicurezza, e mi elencava ciò che non andava, che era tutto identico a settembre. Ho ascoltato le sue ragioni e a ogni parola mi sono reso conto che non stavo parlando più con una bambina ma con una donna, e ciò che diceva era giusto».


L'occupazione comportava comunque dei rischi.
«Certo, e glielo abbiamo detto. La scuola non ha capito il gesto di questi ragazzi, altri sì, e ci hanno mostrato solidarietà, tra cui l'assessore Clemente e il presidente dell'ordine degli avvocati che si è offerto di difendere pro bono i ragazzi. Anche molti docenti del Vico li hanno sostenuti e infatti hanno partecipato alle assemblee pubbliche nei due giorni di occupazione, insieme a decine di studenti».


Però gli unici sotto accusa sono Beatrice, Luca e Gabriele. Si è chiesto perché solo loro?
«Sono stati puniti perché hanno rilasciato interviste. La Digos aveva identificato almeno una decina di ragazzi, ma la dirigente ha riconosciuto solo mia figlia, Luca e Gabriele perché li ha visti in tv o sui giornali. I ragazzi sono fortemente turbati perché stanno subendo da settimane un'azione repressiva immotivata, perché le azioni di cui sono stati accusati non le hanno commesse. Tre di esse sono già cadute al Cdi, ora faremo ricorso all'organo di garanzia della scuola per far cadere anche l'unica rimasta in piedi e se non ci riuscissimo, ricorreremo a quello regionale. I ragazzi non hanno mai impedito al personale di entrare, l'area degli uffici e della segreteria non è stata mai interessata dall'occupazione, si entrava solo con tampone negativo. In pericolo non c'era nessuno. Una sanzione sulla condotta per l'occupazione poteva starci, tutto il resto no. Faccio appello alla direttrice dell'Ufficio scolastico regionale Franzese e al ministro Bianchi affinché questa vicenda sia chiarita, mentre c'è accanimento nei confronti di questi ragazzi».


Perché accanimento?
«Sempre dal verbale, sono emersi commenti sgradevoli nei confronti di mia figlia perché ne sottolineavo bravura e impegno. Ha tutti 9 e 10, è una studentessa modello al punto da essere stata scelta dalla dirigente per inaugurare l'anno scolastico mentre l'hanno dipinta come una teppista, una black bloc con il cappuccio nero. Tutti loro volevano protestare solo per tornare a scuola».


Sua figlia come sta?
«Beatrice è addolorata per quello che sta subendo, si sente attaccata dalla sua famiglia scolastica. Le ho proposto di cambiare scuola e anche stavolta mi ha stupito coi suoi 16 anni: mi ha detto di no, resterà al Vico e lotterà con tutta se stessa per cambiare la scuola dall'interno».

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