LA MANIFESTAZIONE

Manifestazione per la pace a Napoli, l'urlo dei 25 mila giovani al Plebiscito

Manifestazione per la pace a Napoli, l'urlo dei 25 mila giovani al Plebiscito
Venerdì 28 Ottobre 2022, 10:30 - Ultimo agg. 29 Ottobre, 08:47

Presente Caserta con Sindaco e Assessore

Presente anche la città di Caserta con il sindaco Carlo Marino e l'assessora al patrimonio e al personale Annamaria Sadutto uniti nella marcia per lo stop alla guerra in Ucraina. 

Martusciello (Forza Italia): «La marcia è uno spreco di risorse pubbliche»

«Da De Luca uno spreco di risorse pubbliche. La marcia della pace a Napoli è totalmente inutile. Se l'hanno saputo anche a Frosinone è già tanto». Questo il commento di Fulvio Martusciello, coordinatore regionale di Forza Italia sulla marcia di oggi: «auspichiamo che la Corte dei Conti intervenga per acquisire gli atti e imputare lo sperpero di denaro pubblico ai responsabili».

Studenti: «Finto pacifismo del Pd per recuperare disastro elezioni»

Un gruppo di studenti di alcune scuole di Napoli ha preso parte alla manifestazione, contestando l'evento. «Ci sembra particolarmente ipocrita - si legge in una nota di studenti dei collettivi di diverse scuole napoletane - la postura del governatore e del Partito Democratico in generale: da febbraio a oggi non hanno fatto altro che parlare di armi, bollando come putiniano chi poneva quella diplomatica come unica soluzione possibile del conflitto in corso, come mai adesso questi signori scalpitano parlando di pace? Il Pd nella fattispecie, in questi mesi, non ha fatto altro che ribadire che era necessario solo e unicamente inviare armi, come mai adesso spinge per una risoluzione pacifica del conflitto? Ci pare un po' opportunistico, forse si tratta di una tattica alquanto goffa per recuperare il disastro elettorale dello scorso settembre».

Gli studenti hanno mostrato uno striscione per la loro contestazione dell'alternanza scuola lavoro: «Anziché fingersi pacifista per recuperare un paio di punti percentuale, il Partito Democratico farebbe bene a chiedere scusa per un'altra guerra che si consuma in casa nostra, quella dell'alternanza scuola lavoro che in nove mesi ha ucciso tre nostri giovani fratelli».

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Sindaco Afragola: «Rilanciate il dialogo tra i popoli»

Il sindaco di Afragola, Antonio Pannone, partecipa alla manifestazione della pace. «La mia partecipazione testimonia una piena adesione alla manifestazione ed è una risposta all'appello del presidente dell'Anci Campania, condividendo pienamente la necessità di rilanciare il dialogo tra i popoli per far cessare la violenza delle armi».

Sindaco di Ravello: «Le armi non sono una soluzione»

«Ci uniamo all'appello degli organizzatori, agli slogan delle migliaia di persone scese oggi in piazza e alle scritte pacifiste sulle centinaia di bandiere arcobaleno che sventolano stamattina» ha commentato il sindaco Paolo Vuilleumier. Anche la città di Ravello partecipa alla Marcia della Pace. «Le armi non sono una soluzione. I combattimenti devono fermarsi e bisogna riprendere il dialogo. Con la nostra presenza vogliamo che la voce della Campania si alzi, forte e chiara, contro questo conflitto che sta seminando distruzione, dolore e morte nella martoriata Ucraina, mettendo in pericolo anche la stabilità internazionale».

Emiliano, presidente Puglia: «Spero l'Italia impari da Napoli»

«Questa è una manifestazione di popolo, i napoletani intuiscono il pericolo e comprendono il metodo per contrastarlo. Mi auguro che l'Italia sappia imparare da questa città. Oggi come regione Puglia siamo qui per ringraziare la città di Napoli e le sue istituzioni per questa magnifica manifestazione per la pace».

Questo il ringraziamento del presidente della Puglia Michele Emiliano, presente alla manifestazione, ammaliato dalla forza di Napoli: «l'ho sempre pensato, ma oggi questa cosa è ancora più evidente: l'Italia non sarebbe la stessa senza questa città meravigliosa». 

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«Siamo in una situazione complicata perché non aiutare il popolo ucraino significa lasciarlo alla mercé di chi è più forte. Quello che è sicuro è che deve cambiare l'atteggiamento della comunità internazionale che fino ad oggi non ha voluto in nessuna maniera fermare le ostilità e, anzi, ha immaginato che attraverso il martirio del popolo ucraino si potesse addirittura ottenere qualche risultato strategico. Questo è un errore molto grave, è come farsi scudo con qualcuno per cogliere un risultato personale e la Nato e la comunità internazionale non possono utilizzare così la guerra Ucraina per propri vantaggi» conclude il presidente.

Cia Campania: «Arsenali vuoti, granai pieni»

Cia Campania presente alla manifestazione unita nel grido «No alla guerra».

«Con tutte le sue delegazioni territoriali, la Cia Campania ha partecipato alla marcia della pace tenutasi oggi a Napoli e fortemente voluta dal Governatore Vincenzo De Luca. Il settore primario con la sua presenza consistente ha chiaramente detto basta alla guerra». Così commenta l'organizzazione agricola che come produttori di cibo si sentono «produttori di pace».  

Il presidente della Cia di Salerno Gaetano Pascariello, presente alla manifestazione «con una nutrita schiera di delegati della provincia di Salerno, che cita inoltre una frase storica del grande Sandro Pertini: Si svuotino gli arsenali e si riempiano i granai!». 

Russo (Azione): «De Luca ammette inefficienza trasporti»

«De Luca stanzia 300 mila euro per il trasporto degli studenti perentoriamente chiamati a prendere parte alla marcia della pace. Evidentemente è consapevole dell'inefficienza del sistema di mobilità pubblica. E allora si dedicasse a garantire servizi ai cittadini ed invece di stanziare risorse pubbliche per organizzare una manifestazione dalle premesse discutibili pensasse a comprare le ambulanze». Così commenta Paolo Russo che nella segreteria nazionale di Azione è il responsabile per il Mezzogiorno.

«La pace non si ottiene con il disarmo, ma schierandosi contro gli oppressi, contro chi pretende di dettare le proprie condizioni ad un popolo sovrano. La verità è che oggi De Luca si sta occupando con i soldi dei cittadini di una questione della quale non dovrebbe occuparsi, ma lo fa per convenienza, per contrapporre alle armi di distruzione di massa quelle di distrazione di massa, utili a nascondere i problemi che oggi sono sotto gli occhi tutti, a cominciare dalla Sanità per finire ai trasporti».

Al Plebiscito bandiere di Russia e Ucraina

Accanto al palco della manifestazione si erge un'asta con tre bandiere che sventolano unite, nella stessa direzione: sono quelle della Russia, della pace e dell'Ucraina. Un gesto simbolico per confermare l'equidistanza dai due paesi in guerra per poter chiedere lo stop del fuoco e l'avvio di una conferenza di pace. In piazza i tanti partecipanti sventolano bandiere multicolori della pace.

Nappi (Lega): «De Luca ha garantito un ponte lungo agli studenti»

«Le immagini che ci giungono da piazza del Plebiscito testimoniano quanto abbiamo ripetuto per settimane e cioè che il candidato segretario del Pd Vincenzo de Luca, con le sue circolari di stampo sovietico ai dirigenti scolastici, è riuscito a svuotare le scuole della Campania. L'inutile parata di De Luca un risultato lo ha già prodotto, garantire agli studenti un ponte lungo coi soldi dei cittadini»: così in una nota Severino Nappi, capogruppo della Lega in consiglio regionale della Campania che, ironicamente, parla di «successo della gita scolastica organizzata da De Luca».

Operaia Whirlpool: «Combattiamo guerra per il lavoro da tre anni»

«La guerra è entrata prepotente nelle scuole, nelle case, nelle nostre fabbriche. Nella nostra vita. È estremamente angosciante che i nostri ragazzi stiano imparando geografia dell'Ucraina attraverso nomi come Bucha, Mariupol, Zaporizhzhia e altre località fatte di atrocità indescrivibili. Facciamo respirare a questi ragazzi l'aria sana della pace e non quella inquinata della guerra» ha detto Carmen Nappo, operaia Whirlpool, dal palco in piazza del Plebiscito.

«Io sono una lavoratrice ex Whirlpool Napoli, noi stiamo combattendo una guerra per il lavoro da ben tre anni abbiamo visto il susseguirsi di ben tre governi senza alcuna soluzione. Noi abbiamo a cuore la nostra città e la nostra regione e non vogliamo andare al Nord per ritrovare quel lavoro che qui al Sud ci è stato ingiustamente sottratto. Abbiamo fiducia, rispetto, in tutte le istituzioni dello Stato, questa speranza ci porta la giusta resistenza, quella di dire: Napoli non molla».

Sgambati (Uil): «Napoli vuole fermare la guerra»

«A prescindere da ogni polemica, oggi è importante avere una marea di giovani e che dalla piazza di Napoli si possa levare un grido per fermare la guerra. Questo è il punto per noi più importante. Lo avevamo già espresso il 26 febbraio: Napoli vuole fermare la guerra». Lo ha detto il segretario generale della Uil Campania e Napoli, Giovanni Sgambati.

«Non smetteremo mai di continuare a chiedere soluzioni perché c'è forte sofferenza, forti diseguaglianze. Dobbiamo batterci anche nei prossimi giorni affinché il governo assuma provvedimenti non solo perché vi sia un negoziato, ma perché l'umanità non può permettersi il rischio di una catastrofe nucleare.

Quindi insieme alla battaglia per la pace bisogna dare risposte alle imprese, alle lavoratrici e ai lavoratori, ai pensionati. Siamo fortemente colpiti, sono le ragioni del lavoro che dobbiamo rimettere al centro della nostra iniziativa e che si coniugano con il messaggio di pace che arriva oggi da Napoli».

Interpellato sull'assenza della Cisl, che non ha aderito alla manifestazione di piazza del Plebiscito, Sgambati risponde: «Io penso che, al di là delle sensibilità diverse che ci possono essere, continueremo come mondo del lavoro a lavorare unitariamente. Lo abbiamo fatto già in questi giorni e lo faremo il prossimo 5 novembre visto che aderiamo unitariamente alla manifestazione nazionale».

Ricci (Cgil): «L'obiettivo è la pace»

«Ben vengano tutte le iniziative che si pongono come obiettivo la pace, lo stop alla guerra, all'aggressione di Putin all'Ucraina e al suo popolo. Come Cgil abbiamo aderito alla mobilitazione del 21 ottobre scorso Europe for Peace e saremo all'iniziativa nazionale del 5 novembre a Roma e all'appuntamento del 19 novembre a Napoli promosso da Pax Christi. Un movimento che nasce dal basso, fatto di associazioni, cittadini, movimenti, sindacati e forze politiche deve avere un unico punto d'arrivo: pace a ogni costo, attraverso la costruzione di un tavolo promosso dall'Onu» ha detto il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci.

«Penso che bisogna stare fuori da ogni polemica e dalle strumentalizzazioni. Non bisogna porsi il problema su chi promuove le iniziative, ma ragionare su quali sono gli obiettivi. Quando abbiamo preso tempo per decidere se aderire o meno alla marcia di oggi, lo abbiamo fatto per ragionare sugli obiettivi della manifestazione. Se trasformiamo la discussione in un referendum su chi promuove la mobilitazione, distogliamo l'attenzione dal suo vero obiettivo che è quello della pace. Noi oggi ci siamo perché l'obiettivo è la pace, l'unico argomento convincente. Perché il rischio di una guerra nucleare è reale, perché l'escalation continua e perché non si intravedono, soggetti credibili e deputati a promuovere tavoli di pace, segnali convincenti»

Manfredi: «Nessuna ambiguità sul sostegno all'Ucraina»

«Da Piazza del Plebiscito arriva un messaggio molto chiaro: nessuna ambiguità sul nostro sostegno all'Ucraina e per salvaguardare i diritti del popolo ucraino. Però, dall'altro lato, la necessità di avviare un discorso che porti alla pace e che possa consentire di superare questo momento così difficile per l'Europa e per il mondo intero»: così il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. «Oggi vediamo una bellissima piazza, molto colorata, di giovani che chiedono quello che chiedono in tanti: che ci sia un momento per il cessate il fuoco, che si passi dalla voce delle armi alla voce della diplomazia e che si ritorni a quello spirito negoziale che ha sempre contraddistinto l'Europa negli ultimi anni. Noi abbiamo la necessità di rimettere al centro da un lato il diritto dei popoli, dall'altro di trovare tutte le vie del dialogo che consentano di superare questa fase che è una fase fatta di difficoltà, di lutti e della necessità di ripristinare i percorsi di dialogo tra le nazioni coinvolte in questo conflitto».

Sul sì o no all'invio di armi, Manfredi ha detto: «L'invio o meno di nuove armi è una scelta che dev'essere fatta dai partiti. La scelta di sostenere l'Ucraina è stata importante perché altrimenti la voce delle armi e l'invasione russa avrebbe assolutamente coperto il diritto di un popolo che vuole essere libero e vuole difendere i nuovi confini. Questa è una valutazione che bisogna fare insieme alla comunità internazionale. L'Italia è in un'alleanza, nella Nato, e quindi queste decisioni vanno prese insieme. Noi non possiamo non essere parte di una coalizione che fino a oggi ha sostenuto l'Ucraina. Io credo che si fermi l'invio nel momento in cui c'è una volontà da parte delle grandi nazioni di sedersi intorno a un tavolo e di discutere. Questo dobbiamo fare e questo mi auguro che chi ha la possibilità di farlo lo faccia».

Manfredi ha risposto anche alla domanda su chi non ha partecipato alla manifestazione di oggi: «Quando si parla di pace dobbiamo guardare anche alla libertà di espressione. Ci sono tante manifestazioni che spingono in questa direzione, questa è una, chi ha preferito non partecipare a questa manifestazione e partecipare ad altre fa una libera espressione democratica. Penso che quando parliamo di pace la pace è una parola intorno alla quale si riconoscono tutti coloro che hanno a cuore gli interessi dei popoli».

De Luca: «Cessate il fuoco»

«L'invio di armi all'Ucraina è un tema delicato, si porrà il problema anche di fermare l'invio delle armi»: così il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, in piazza del Plebiscito per la manifestazione per la pace e il cessate il fuoco in Ucraina promossa dalla regione. «L'Ucraina è stata armata dall'Occidente e giustamente l'abbiamo messa in condizione di difendersi, ma oggi è necessario, tutti devono fermarsi per consentire di insediare la conferenza di pace».

«Il cessate il fuoco consente di aprire il dialogo, fermare il bagno di sangue che è in corso e di svegliare i popoli dal sonno della ragione perché un passo alla volta stiamo andando verso la guerra atomica senza rendercene conto. Dunque nessun opportunismo, la Russia è colpevole di aggressione, ma dopo otto mesi dobbiamo chiederci qual è la via di uscita da questa tragedia. In pratica stiamo seguendo un'indicazione che viene da mesi da Papa Francesco, che mi pare l'unica grande personalità che sta seguendo con lucidità necessaria questa tragedia che ha investito l'Europa. Da Napoli arriva un messaggio di pace».

«Da Napoli ci sono due messaggi che si intrecciano. Il Mediterraneo significa multilateralismo e multiculturalismo e apertura ai popoli, alle culture e alle religioni. Giovani significa futuro, siamo la regione più giovane di Italia, vedete quante migliaia di ragazzi in questa piazza che è per loro perché per loro dobbiamo arrivare al cessate il fuoco e svegliare l'Italia, l'Europa dal sonno della ragione. Mentre parliamo oggi ci sono migliaia di giovani che muoiono in Ucraina, mutilati, deportati. Blocchiamo la guerra e inseriamo nelle Nazioni Unite una conferenza di pace alla quale chiediamo di partecipare la Cina popolare che può esercitare una pressione decisiva nei confronti della Russia e riapriamo il dialogo. Ricordiamo che in queste settimane nel secolo scorso si è trattato per fermare la guerra in Vietnam: mentre erano presenti 500 mila soldati americani in Vietnam, si raggiunse a Parigi l'armistizio che fu il primo passo alla risoluzione della guerra. Dobbiamo fare la stessa cosa, chiedere e prentendere un primo passo, fermate le armi e cessate il fuoco». 

«Ho parlato con la senatrice Segre, era dispiaciuta di non poter venire per ragioni di salute, ma era mille volte convinta di aprire una stagione di pace soprattutto per i giovani e di farlo in una giornata come quella di oggi, che è il centenario della Marcia su Roma, cioè dell'inizio di quella che è stata la più grande tragedia della storia d'Italia. Prima ancora del messaggio proietteremo un video che richiama le immagini di guerra di un secolo che si conclude con tre immagini: il ghetto di Roma, il rastrellamento dei bambini ebrei a Roma, le Quattro Giornate di Napoli, la città da cui comincia la liberazione d'Italia dal fascismo. A seguire, l'immagine di una ragazza iraniana che canta in lingua iraniana Bella Ciao. È un omaggio che volevamo fare alle ragazze dell'Iran che stanno combattendo per la libertà e per la dignità. Sono valori contrari a quelli coltivati e portati in Italia dalla marcia su Roma. Sono i valori della civiltà, della tolleranza, dell'umanesimo. Il significato è questo. Il Governo lavori, faccia quello che deve fare per il nostro Paese, noi ci auguriamo di poter assistere all'affermazione sempre più profonda e convinta dei valori di solidarietà, di antifascismo, di democrazia sostanziale, ma più semplicemente di rispetto fra le persone e i popoli».

Sul reddito di cittadinanza «va affrontato il problema con equilibrio e non usandolo come agomento di demagogia. Abbiamo povera gente che va difesa, va aumentato per famiglie con disabili ultracinquentenni e anziani. Poi dobbiamo sapere che per chi ha la possibilità di lavorare bisogna fare percorsi di formazione, ogni aiuto delo stato deve essere legato a lavoro o formazione». Continua De Luca «Basterebbe che chi percepisce reddito, che non può essere infinito, dia disponibilità a lavorare concretamente, poi vediamo le soluzioni di merito. Ma non drammatizzerei il problema, bisogna fare pulizia perché le risorse sono limitate e se le sprechiamo per chi non ha bisogno li togliamo ai poveri».

«Sul contante sapete che sono da anni per eliminare il tetto che è stato introdotto in Italia, lo considero sbagliato». Continua «È errato anche il dibattito ideologizzato sull'uso del contante, credo che dobbiamo trovare una soluzione ragionevole e mi pare che si stia arrivando a questa decisione da parte di Meloni che vediamo sia d'accordo con me visto che io lo dico da 5 anni. Sta imparando anche la Meloni, sono contento. Lei ha due problemi: parla male della sanità, con iniziative e dichiarazioni irresponsabili e poi deve controllare meglio i suoi allievi nei territori perché il suo discorso è soft e tollerante ma nei territori mettono in campo atteggiamenti di intimidazione o falsificazione dei dati».

C'è anche il vescovo Di Donna: «Questa è una piazza di pace»

«Questa di oggi è una piazza di pace. La prima in Italia e ci auguriamo ne seguano altre in tutto il Paese perché bisogna muoversi: non possiamo restare impotenti a contare i morti senza fare niente». Con queste parole il vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna, presidente della Conferenza episcopale campana, è arrivato in piazza del Plebiscito a Napoli dove da poco è partita la grande manifestazione per chiedere il cessate il fuoco in Ucraina e l’avvio di una seria trattativa di pace internazionale.  

Una piazza del Plebiscito stracolma di giovani studenti, ragazzi cresciuti nella pace e che ora sentono parlare di guerra nucleare. «Fermate le bombe» è stato il grido delle migliaia di giovani che hanno partecipato all'evento voluto dal governatore della Campania Vincenzo De Luca.

Oltre 25.000 gli studenti venuti da tutta la Campania con i bus pagati dalla Regione. «Fate l'amore non la guerra» e «Give peace a chance», il loro grido. È a questa moltitudine che De Luca punta: «Da Napoli - spiega il governatore - ci sono due messaggi che si intrecciano. Il Mediterraneo significa multilateralismo e multiculturalismo e apertura ai popoli, alle culture e alle religioni. Poi ci sono i giovani, che vogliono dire futuro. Guardate quanti sono in questa piazza, che è per loro. Dobbiamo arrivare al cessate il fuoco e dobbiamo svegliare l'Italia, l'Europa dal sonno della ragione. Mentre parliamo ci sono migliaia di giovani che muoiono in Ucraina, mutilati, deportati. Blocchiamo la guerra e inseriamo nelle Nazioni Unite una conferenza di pace insieme alla Cina, che può esercitare una pressione decisiva sulla Russia e riapriamo il dialogo».

 

Il messaggio chiaro a tutti, lanciato da una piazza con le bandiere di Russia e Ucraina sulla stessa asta, insieme a quella multicolore della pace, è di fermare subito le armi per aprire un vero tavolo di trattative per la pace.

Con De Luca c'è monsignore Antonio Di Donna, presidente della Conferenza episcopale campana, e il governatore della Puglia Michele Emiliano, che sottolinea come «questa è una manifestazione di popolo, i napoletani intuiscono il pericolo e comprendono il metodo per contrastarlo.

Mi auguro che l'Italia sappia imparare da questa città». 

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