Napoli, la denuncia dei legali:
«Materazzo, vogliono incastrare Luca»

Napoli, la denuncia dei legali: «Materazzo, vogliono incastrare Luca»
di Viviana Lanza
Venerdì 30 Dicembre 2016, 08:50 - Ultimo agg. 13:23
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Luca e la sua famiglia. Luca e gli affetti. Luca e i conflitti. Per trovare la chiave del giallo si prova ad andare oltre la prova del Dna che inchioda il trentaseienne alla pesante accusa di essere l'assassino del fratello Vittorio Materazzo, l'ingegnere ucciso la sera del 28 novembre scorso in via Maria Cristina di Savoia. Mentre la polizia continua a cercare Luca per notificargli l'ordine di arresto firmato dal gip ormai quasi due settimane fa, la difesa (avvocati Gaetano e Marialuigia Inserra) annuncia un incontro con la stampa per questa mattina, dopo una riunione con i due genetisti nominati come consulenti di parte.

Il giallo di Chiaia, trentadue giorni dopo, resta una matassa da dipanare, meno intricata dopo i risultati dell'esame sui profili genetici isolati sugli indumenti trovati abbandonati a pochi metri dal luogo del delitto, ma pur sempre una matassa ingarbugliata. Mentre la polizia cerca di capire chi sta aiutando Luca nella sua fuga, la difesa prova a ragionare su chi potrebbe averlo incastrato e su alcuni aspetti dell'inchiesta nella ricostruzione di tempi e dinamica dei fatti. Si parte dal Dna, da quei campioni e tamponi salivari prelevati a Luca la sera stessa dell'omicidio ma soltanto a lui a quanto pare, e non ad altri componenti della famiglia. Un dettaglio, questo, che potrebbe essere uno dei punti su cui la difesa dell'indagato probabilmente farà leva per contrastare la tesi di Luca come il sospettato perfetto, in uno scenario in cui, se è vero che il movente del delitto di Vittorio si cela dietro questioni familiari, potrebbero esserci ipotesi alternative da valutare.

 


Si rileggono le testimonianze, si incrociano i ricordi, si fa caso ai dettagli, ai modi e tempi con cui i fatti della famiglia Materazzo sono emersi nelle indagini che dal 28 novembre scorso puntano sull'assassino di Vittorio. Quella sera di un mese fa Vittorio, ingegnere 51enne, era appena rientrato da lavoro. Le indagini hanno appurato che chi lo ha ucciso lo ha atteso nell'androne per affrontarlo con 35 coltellate e finirlo con un colpo di lama alla gola. Quello che è accaduto immediatamente dopo il delitto è un intreccio di testimonianze e indizi. In vico Santa Maria la Neve, non lontano dal luogo del delitto, sono state trovate le due buste con abiti, casco, due coltelli da sub e guanti in parte sporchi di sangue, da cui è stato possibile estrarre tracce biologiche, per isolarle, analizzarle e compararle con quelle prelevate a Luca la notte del delitto, quando il trentaseienne come altri componenti e conoscenti della famiglia furono ascoltati dagli inquirenti che cercavano i primi indizi per lavorare al caso.

Un caso che ha finito per intrecciarsi con un altro caso, quello della morte di Lucio Materazzo, l'anziano padre di Vittorio, di Luca e delle loro sorelle, morto nel luglio 2013 in circostanze che avevano spinto Vittorio a sospettare che non si fosse trattato di cause naturali ma di morte a seguito di un'aggressione e a chiedere, con un esposto presentato in Procura mesi prima di essere ucciso, la riesumazione della salma del padre e verifiche sulla documentazione che ne attestò il decesso.

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