Napoli, la vedova del poliziotto ucciso: «Voglio guardare in faccia ​gli assassini di mio marito»

Napoli, la vedova del poliziotto ucciso: «Voglio guardare in faccia gli assassini di mio marito»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 29 Aprile 2020, 23:30 - Ultimo agg. 30 Aprile, 13:55
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«Voglio guardare negli occhi gli assassini di mio marito, voglio fissare il loro sguardo». Rabbia, fermezza, dignità nelle parole della vedova di Pasquale Apicella, il poliziotto eroe ucciso lunedì scorso da una banda di rapinatori. Una donna diventata simbolo del sacrificio e del lavoro, contro ogni genere di violenza e sopraffazione. Ha 33 anni Giuliana Ghidotti, prova ad esprimere il proprio dolore con le parole affidate all’avvocato di fiducia, il penalista Gennaro Razzino: «La vita della nostra famiglia è stata colpita da una disgrazia senza eguali. Io e i miei figli abbiamo salutato Lino domenica sera quando è uscito per il suo turno di lavoro e non lo abbiamo più visto, non lo potremo più riabbracciare perché ci è stato strappato via mentre, con coraggio, faceva il suo dovere. Nulla sarà più come prima per me e per i nostri bambini e non sappiamo come potrà essere il nostro futuro senza di lui. Eppure, in questa immane tragedia, ho sentito forte il sostegno e l’abbraccio innanzitutto delle Istituzioni tutte, del Corpo della Polizia di Stato, delle forze armate, dei corpi armati dello Stato, vigili del fuoco e amministrazioni locali e di tantissimi concittadini che hanno voluto dimostrare la loro vicinanza con un gesto di tangibile solidarietà. Giunga dal più profondo del cuore il mio grazie a tutti quelli che hanno pianto insieme a me e ai miei bambini la perdita del nostro amato Lino». 

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In poche ore, la donna ha ricevuto l’omaggio del capo della polizia Franco Gabrielli, accompagnato nel suo appartamento di Marano dal questore Alessandro Giuliano, ma anche una telefonata di cordoglio da parte del premier Giuseppe Conte, del Csm rappresentato dal vicepresidente David Ermini (su iniziativa del togato di Mi, il napoletano Antonio D’Amato) delle tante attestazioni di stima e di solidarietà di amici, colleghi, esponenti delle forze dell’ordine, di gente comune; del dirigente aggiunto della Polizia Penitenziaria Pasquale Colucci, in rappresentanza dell’amministrazione carceraria campana, dei vertici dell’Uspp Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio. Commoventi le scene del saluto militare riservato da alcune pantere della polizia, proprio sotto l’abitazione del poliziotto ucciso: «Guarda, sono i colleghi di papà, dice un parente alla figlia più piccola affacciata al balcone». Picchetto d’onore all’esterno della Questura da parte dei carabinieri e della Guardia di Finanza, in segno di completa adesione ai valori che hanno animato la vita dell’agente scelto ucciso.
 


Ora la vedova si appresta a chiedere giustizia, in una vicenda processuale da ieri mattina entrata nel vivo. Gip Giordano, carcere di Poggioreale, ieri gli interrogatori dopo fermi e arresti in flagranza. Per il gip non ci sono dubbi, tanto da condividere l’accusa di omicidio volontario. Inchiesta condotta dai pm Battiloro e Curatoli, sotto il coordinamento degli aggiunti Fragliasso e Volpe, regge al primo vaglio l’accusa più grave. Eppure ieri mattina, dinanzi al giudice, ha avuto luogo un copione annunciato, con gli indagati che hanno ammesso le rapine, i furti, la ricettazione, ma hanno negato di aver agito per ammazzare l’agente. Ha spiegato Fabricio Adzovic (difeso dagli avvocati Cesare Amodio e Raffaella Pennacchio), l’uomo al volante: «Eravamo inseguiti da un’auto della polizia, poi ho visto davanti a me spuntare un’altra auto della polizia, che andava a zig zag per impedirci di passare, la mia auto è sbattuta sullo spartitraffico, poi ho preso quella della polizia. Non volevo ucciderlo, preferirei essere morto al posto suo, certo non avevo alcuna intenzione di ammazzarlo, volevo solo scappare per non essere arrestato». Stessa versione da parte di Admir e Igor, che erano in auto (difesi dai penalisti Pennacchio e Giulia Manna), che hanno confermato la versione del socio in affari: nessuna volontà di ammazzare l’agente, c’era solo la paura degli arresti». Sabato l’autopsia sul corpo di Apicella, poi gli accertamenti sulle auto. Intanto, all’esterno della questura di Vibo Valentia, una donna ha portato fiori per l’eroe napoletano in divisa.
 

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