Carpisa e Yamamay, patron Cimmino: «No vax, nella mia azienda ancora 140 “irriducibili”»

Carpisa e Yamamay, patron Cimmino: «No vax, nella mia azienda ancora 140 “irriducibili”»
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 15 Febbraio 2022, 07:47 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 07:16
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Luciano Cimmino, cavaliere del lavoro dal 2012, patron della holding Pianoforte - alla quale fanno riferimento i marchi Carpisa e Yamamay - fa un’analisi attenta di questo lungo periodo di pandemia e - da oggi - suo malgrado, sarà costretto a rimandare a casa i dipendenti over 50 sprovvisti del Super Green pass. La legge parla chiaro: i lavoratori pubblici e privati che hanno compiuto cinquant’anni d’età, per accedere al luogo di lavoro dovranno esibire il Super Green pass che si ottiene solo con la somministrazione del vaccino o con la guarigione dal Covid. Chi non sarà in grado di mostrare la certificazione risulterà - sempre nel rispetto del decreto legge - assente ingiustificato, non riceverà lo stipendio ma conserverà il posto di lavoro. E c’è dell’altro. I trasgressori rischiano una multa compresa tra 600 e 1500 euro.

Cavaliere, quanti dipendenti ha?
«In tutta Italia il gruppo conta circa 2mila lavoratori».

Ha fatto un calcolo per stabilire, in maniera orientativa, il numero di non vaccinati?
«Più o meno il 7 per cento. È un dato elaborato per l’azienda di Gallarate: 15 No vax su duecento dipendenti». 

Spalmando questa percentuale sul totale dei lavoratori gli “irriducibili” dovrebbero essere poco meno di 150.
«È chiaro che non sono cifre precise, ma sì, di questo parliamo».

Come pensa di regolarsi a partire da oggi quando entrerà in vigore la nuova stretta?
«Nell’unico modo possibile».

Quale?
«Rispettando la legge come siamo abituati a fare.

Qui si seguono le regole. Se gli over 50 senza Super Green pass non possono avere accesso in azienda, c’è poco da fare: non entreranno».

Niente più stipendio, quindi.
«Non l’ho deciso io. D’altronde che il vaccino sia necessario mi sembra fuori discussione».

Non la pensano tutti così.
«Ho perso cari amici per colpa del Covid, dico sempre che questo virus è stato un “furto di vita”». 

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Due anni drammatici.
«I giovani guardano avanti, prima o poi la pandemia sarà acqua passata e in tanti nemmeno la ricorderanno. Per me - e per chi appartiene alla mia generazione - è diverso: quello che abbiamo perso non lo recupereremo più».

Prima si riuscirà a venirne fuori e meglio sarà.
«Ci abbiamo provato a spiegarlo a chi lavora con noi. Sono state messe in atto anche una serie di azioni di persuasione, colloqui singoli...».

Con quale risultato?
«In alcuni casi è andata bene in altri no. Sembra sia diventata una “fede” non vaccinarsi. Abbiamo organizzato tamponi anche tre volte alla settimana».

Sempre per i No vax?
«Certo. L’obiettivo è andare incontro alle esigenze dei nostri dipendenti. Tutto quello che è stato possibile fare - sempre nel rispetto delle regole - posso assicurarvi che lo abbiamo garantito».

Periodo faticoso da tutti i punti di vista. Il mercato si avvia verso una ripresa?
«È stata dura. Yamamay ha sofferto un po’ meno: anche durante il lockdown gli store di intimo rientravano nelle attività commerciali autorizzate a lavorare. Con Carpisa invece no».

Niente viaggi, niente valigie.
«Il marchio Carpisa è strettamente legato al turismo, ai viaggi appunto. Per mesi è stato tutto drammaticamente fermo. Ad oggi l’attività è in fase di ripresa ma posso assicurarvi che si fa ancora molta fatica».

La pandemia ha assestato colpi durissimi all’economia.
«Se da un lato c’è chi soffre, dall’altro in tanti si stanno arricchendo».

A chi fa riferimento?
«Pandemia a parte, avete notato che non c’è più un palazzo dove non stiano rifacendo le facciate? Provo vergogna quando leggo che hanno messo a segno truffe per quattro miliardi di euro».

Colpa del super bonus. 
«Fatta la legge trovato l’inganno».

Da chi incassa l’anticipo e poi scappa a chi, per accreditarsi, arriva a modificare con photoshop le facciate per presentare risultati, finti, di lavori a regola d’arte. I raggiri - qui a Napoli ma non solo - si nascondono anche dietro questi comportamenti.
«Non metto in dubbio che la maggioranza delle imprese stia lavorando bene e onestamente, ma i truffatori purtroppo resistono e sembrano essere tanti».

Ci vogliono più controlli.
«A Firenze abbiamo aperto un ristorante con Sophia Loren, ispirato alla pizza e alla cucina napoletana. Un format che sarà presto replicato a Milano. In meno di un mese abbiamo avuto la visita di Nas e Guardia di Finanza, in entrambi i casi ci hanno rilasciato verbali di “congratulazioni”».

Tutto in ordine, dunque.
«Certo e fanno benissimo a fare controlli anche due, tre volte al mese. Solo che poi fa davvero molta rabbia sentir parlare di truffe allo Stato da miliardi. Perché in quei miliardi ci sono anche soldi nostri».
 

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