Napoli, la «fontana delle paparelle»
nel degrado | Fotogallery

Napoli - La Fontana delle paparelle
Napoli - La Fontana delle paparelle
di Eduardo Improta
Martedì 5 Settembre 2017, 16:40
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È lontano il ricordo di quando nella vasca in passato nuotavano gruppi di oche o anatre, l’acqua era pulita e la fontana era ben curata. La fontana della “Tazza di porfido”, meglio conosciuta come la “fontana delle paparelle”, giace in uno stato di degrado: l’acqua, data la siccità e l’emergenza idrica, non viene riciclata e pertanto è diventata melma viscita e puzzolente. La vasca è coperta da un grosso strato di calcare.
 
 


La fontana è composta da una grande vasca circolare con un grosso "scoglio" in pietra lavica al centro. La vasca poggia su quattro leoni disegnati dall'architetto Pietro Bianchi e a loro volta collocati su uno scoglio di pietre laviche. Al centro della conca è presente una testa di Medusa. Intorno allo spazio circolare della fontana vengono sistemate quattro busti raffiguranti allegoricamente le stagioni (di qui la denominazione delle Quattro Stagioni): i busti collocati su dei lunghi piedistalli raffigurano rispettivamente Flora, allegoria della primavera; Cerere, simbolo dell'estate; Bacco con un grappolo d'uva, in rappresentazione dell'autunno (il periodo della vendemmia) e infine un vecchio che cerca di avvolgersi nei suoi panni cenciosi per riscaldarsi, simbolo dell'inverno.

La vasca di porfido, assai cara ai salernitani, è contesa dal comune di Salerno che a più riprese a richiesto al comune di Napoli la restituzione. La vasca ha abbellito la cattedrale di San Matteo dal 1085 fino al 1825 quando, per volontà di Ferdinando I di Borbone, fu “scippata” e portata a Napoli. «Seppure la vasca sia stata per alcuni secoli nel complesso del Duomo di Salerno – affermò l’assessore Nino Daniele – essa oggi è parte di un monumento, denominato appunto “Fontana della tazza di porfido”, che dovremmo distruggere per ripristinare una situazione non più esistente da 200 anni».

Lo stato di abbandono e di degrado non fa arretrare i salernitani dalla loro richiesta sostenendo che la preservazione del monumento viene rispettata ancor di più se questa viene fatta tornare a Salerno dove viene meglio conservata, guardata a vista e chiusa, gestita con gli orari di apertura della Cattedrale