Omicidio a Napoli, la pista dei “magliari”: filo rosso con i napoletani scomparsi in Messico

Omicidio a Napoli, la pista dei “magliari”: filo rosso con i napoletani scomparsi in Messico
di Giuseppe Crimaldi e Luigi Sabino
Martedì 14 Settembre 2021, 23:39 - Ultimo agg. 16 Settembre, 07:04
4 Minuti di Lettura

C’è anche la pista del business milionario dei “magliari” dietro l’omicidio di Salvatore Astuto, il 57enne trucidato all’interno di un circolo ricreativo di vico Fico al Mercato. Emerge una nuova pista sulla quale lavorano gli investigatori incaricati di fare luce sul mortale agguato di sabato pomeriggio in vico Fico, sotto gli occhi di decine di testimoni terrorizzati. Un affare milionario, quello delle merci contraffatte made in Naples e poi smerciate oltreoceano, dal Messico al Guatemala al Brasile, ed ora anche nel Centro Africa: lo stesso filone nero nel quale si sono imbattuti i tre napoletani delle Case Nuove scomparsi ormai da anni a Jalisco. Ed è anzi molto probabile che i Russo - ovviamente estranei ai fatti oggetto d’indagine sull’omicidio - si rifornissero proprio da Astuto.

Astuto, infatti, era un pezzo grosso nel lucrosissimo settore della contraffazione, in grado di rifornire di merci le numerose “paranze” che dal centro di Napoli partono alla volta dell’Est Europa, del Centro America ed ora anche verso l’Africa Equatoriale. Un ruolo che, nel corso degli ultimi vent’anni, lo avrebbe portato ad accumulare un vero e proprio patrimonio. Sul punto appaiono illuminanti le dichiarazioni di Errico Autiero, ex ras del clan Mazzarella passato poi con gli Scissionisti di Salvatore Maggio: nel ricostruire il giro delle estorsioni imposto dallo stesso Maggio per conto dei Mazzarella quando assunse il controllo della zona di piazza Mercato, indicò tra le vittime del sodalizio proprio Astuto.

Tutto agli atti di un’inchiesta della Dda. Non solo. La richiesta di pizzo da avanzare nei suoi confronti fu anche oggetto di una riunione tra più cosche in cui si discusse dell’importo che Astuto avrebbe dovuto versare nelle casse della camorra. In particolare, ricorda il collaboratore di giustizia, al summit parteciparono anche esponenti dei Giuliano di Forcella. Alla fine, però, l’accordo non fu raggiunto perché Maggio non volle spartire i soldi con le altre organizzazioni. 

 

Autiero ha riferito che Astuto era finito nel mirino dei clan per le sue risorse economiche, risorse che gli avrebbero permesso di aprire una non meglio precisata attività commerciale a New York. Non è tutto. In passato Astuto avrebbe ricoperto anche un ruolo apicale all’interno degli stessi Mazzarella, ruolo che gli sarebbe stato riconosciuto in virtù del legame di parentela acquisito con il boss Alberto Mazzarella, figlio del padrino Gennaro, quest’ultimo noto come ‘o schizzo. Astuto, infatti, era il suocero di Alberto Mazzarella, una condizione, questa che non solo lo avrebbe tenuto al riparo da eventuali ingerenze da parte del sistema ma che, anzi, gli avrebbero permesso anche di gestire il settore della contraffazione per conto del sodalizio mazzarelliano. Negli ultimi anni, tuttavia, si era defilato pur continuando ad avere a che fare con le organizzazioni camorristiche che, di volta in volta, si sono succedute nel controllo di piazza Mercato. E non è escluso, come dice qualcuno, che possa avere gettato gli occhi su nuovi interessi criminali, a cominciare dalla droga. Secondo gli investigatori, però, Astuto non avrebbe più fatto parte del “sistema” preferendo dedicarsi esclusivamente all’affare dei magliari. Un’attività che i clan gli avrebbero permesso di gestire in cambio di una quota sugli introiti. Quota che Astuto potrebbe aver deciso di non pagare più.

Trapani contraffatti, recanti marchi prestigiosi di aziende tedesche che poi si rivelano farlocchi. Ma anche generatori elettrici falsi. Un filone sul quale la criminalità organizzata introita centinaia di migliaia di euro sfruttando il lavoro di chi - per riuscire a portare a casa un po’ di soldi - accetta anche i rischi legati a trasferte pericolose. Il caso dei tre napoletani spariti nel nulla in una desolata provincia del Messico ne è la tragica conferma. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA