Omicidio nel circolo a Napoli, spunta la pista interna: punito per uno sgarro

Omicidio nel circolo a Napoli, spunta la pista interna: punito per uno sgarro
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 12 Settembre 2021, 23:14 - Ultimo agg. 14 Settembre, 09:17
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La camorra non fa sconti. Nel “codice” interno alla criminalità organizzata le regole sono ferree, e chi le infrange paga. Nel caso di Salvatore Astuto, ucciso da un commando di killer entrato in azione sabato pomeriggio in vico Fico al Mercato, l’errore commesso doveva essere di quelli imperdonabili. Questioni di doppiogiochismo o di soldi spariti e sottratti al clan: uno di quei peccati che possono essere lavati solo con il sangue. 

La camorra non fa sconti a nessuno. Nemmeno a chi poteva vantare legami con la potentissima famiglia dei Mazzarella, egemone nella zona del centro e che nel mercato ha proprio una delle sue più impenetrabili roccaforti. Difficile allora immaginare che un gruppo rivale possa essere riuscito a penetrare quel territorio; probabile, invece, che a decretare la sentenza di morte del 57enne siano stati i “piani alti” di quel quartier generale. Sentenza immediatamente esecutiva e inappellabile. Dunque prende corpo l’ipotesi investigativa di un regolamento di conti interno al gruppo dei Mazzarella.

Nulla ha risparmiato la vita ad Astuto, nemmeno il rapporto di affinità con il clan: la vittima era infatti il padre della ragazza che aveva sposato Alberto Mazzarella, figlio di Gennaro. E molto racconta anche la ferocia con la quale è stato messo in atto l’agguato: un’esecuzione spietata, e dietro quella gragnuola di proiettili esplosi contro la vittima c’è anche tutto il rancore e il disprezzo verso un uomo che doveva aver commesso un passo falso forse davvero troppo grande.

Indagini dei carabinieri sotto il coordinamento dei magistrati della procura distrettuale antimafia di Napoli. Gli investigatori stanno verificando le immagini di alcuni impianti di videosorveglianza di tutta la zona circostante vico Fico; e hanno anche ascoltato alcune persone presenti sul posto, ricavando però solo poche e ininfluenti dichiarazioni utili. Quest’ultimo raid ha inevitabilmente scatenato tra i residenti del Mercato un senso di terrore che certo non aiuta a collaborare; cresce così il muro dell’omertà anche tra chi è estraneo agli ambienti della criminalità organizzata. Tira una brutta aria. In tanti hanno paura che dopo questo omicidio possano verificarsi altri colpi di coda, e c’è chi esce di casa solo per andare a lavorare o a fare la spesa. Ma torniamo alle indagini. Tra le piste privilegiate per inquadrare il caso ce n’è una sulla quale lavorano gli inquirenti: quella, appunto, di un regolamento di conti interno al gruppo dei Mazzarella, ordinato dallo stesso gotha del gruppo. Già, ma il motivo? Se dietro l’esecuzione di Astuto non ci sono motivi di carattere personale o sentimentale, allora non restano che i soldi.

 

L’uomo era conosciuto come uno dei “capimagliari” del Mercato. Nel suo passato una storia maturata all’ombra di quel settore che per tanti appare come minore e persino in qualche misura perdonabile: il commercio porta a porta di capi di maglieria e delle stoffe, spesso contraffatte. Invece questo organizzatissimo filone fa fruttare centinaia di milioni di euro ogni anno alla criminalità organizzata partenopea, e non a caso a gestirlo sono sempre stati i clan dell’Alleanza di Secondigliano e gli stessi Mazzarella. Ma non è nemmeno questo l’ambito nel quale sarebbe maturato il delitto. Salvatore Astuto avrebbe pagato con la vita questioni riconducibili invece al mercato dello spaccio di droga, settore nel quale avrebbe investito in questi ultimi anni assumendo la gestione di una fiorente “piazza” concessagli dai Mazzarella in cambio di una “retta” fissa settimanale da versare alla cosca. Il pizzo sulla vendita di droga, insomma. E con il mercato della droga - che fa fare soldi a palate riuscendo a creare una “filiera occupazionale” che va dai pusher alle vedette, dai gestori ai contabili, fino ad arrivare al clan che controlla il territorio - non si scherza. Una partita non pagata o un debito non corrisposto sono quasi sempre l’anticamera per una condanna inappellabile e immediatamente esecutiva.

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