Omicidio di Mergellina a Napoli, chiesti sei anni di reclusione per uno dei complici dell'assassino di Francesco Pio Maimone

Il giovane fu coinvolto nell'omicidio dell'aspirante pizzaiolo diciottenne ucciso

Francesco Pio Maimone
Francesco Pio Maimone
Lunedì 19 Febbraio 2024, 14:13 - Ultimo agg. 18:26
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Il pm antimafia Antonella Fratello ha chiesto sei anni di reclusione per Rocco Sorrentino, accusato della detenzione di un'arma da fuoco dello stesso calibro di quella usata da Francesco Pio Valda, il 20enne ritenuto legato ad ambienti camorristici accusato dell'omicidio di Francesco Pio Maimone, l'aspirante pizzaiolo 18enne assassinato la notte tra il 19 e il 20 marzo, sul lungomare di Napoli, mentre era con gli amici.

Il magistrato ha formulato la richiesta al termine della requisitoria al processo con il rito abbreviato che si sta celebrando dinnanzi al gup di Napoli Chiara Bardi. Il 18 marzo, è prevista la discussione dei difensori dell'imputato. Rocco Sorrentino venne individuato da alcune intercettazioni nelle quali si evince sia la detenzione dell'arma che la volontà di volerla sottrarre a eventuali controlli della polizia.

Con lui e Valda sono stati arrestati anche la sorella del presunto killer, Giuseppina Valda, lo zio, Giuseppe Perna e la nonna, Giuseppina Niglio.

Le altre persone ritenute coinvolte sono tutti amici del presunto pistolero, figlio di Ciro Valda, affiliato al clan Cuccaro deceduto in un agguato di camorra nel 2013: si tratta di Salvatore Mancini, Pasquale Saiz, Rocco Sorrentino e Alessandra Clemente. Quella drammatica notte scoppiò una rissa tra gruppi di giovani appartenenti a clan rivali solo per un pestone su un paio di snickers firmate: dalle indagini della Squadra Mobile emerse che vennero sparati diversi colpi di pistola, alcuni finiti in un'auto parcheggiata, e uno, fatale, nel petto di Maimone, Valda venne caricato in auto e fatto scappare dai suoi amici che poi avrebbero anche fatto sparire l'arma usata per il delitto. «Condividere i fini ed agevolare l'associazione - dice l'avvocato Sergio Pisani, legale della famiglia Maimone - vuol dire anche assumersi il rischio delle conseguenze ed in questi termini abbiamo basato la richiesta di risarcimento».

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