Ospedali napoletani, è ancora paralisi: «Colpa dei medici di base»

Influenza, pronto soccorso al collasso perché la rete territoriale non fa filtro

Ospedali napoletani, è ancora paralisi: «Colpa dei medici di base»
di Ettore Mautone
Giovedì 4 Gennaio 2024, 22:52 - Ultimo agg. 6 Gennaio, 09:09
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Influenza, Covid e virosi stagionali: caos negli ospedali, pronto soccorso al collasso e blocco dei ricoveri ordinari attuato dalla Asl per tamponare l’emergenza. Dito puntato sulla rete degli studi dei medici di famiglia che nei tanti giorni di festa tra Natale, Capodanno e l’Epifania restano chiusi. Un argine e filtro agli accessi impropri nelle prime linee ospedaliere, quello di medici e pediatri di base, che salta sistematicamente anche nei fine settimana mandando in tilt tutta la rete di cura. La maggior parte dei 500 medici di medicina generale napoletani apre inoltre lo studio, di venerdì, solo negli orari mattutini. Ogni venerdì pomeriggio, dunque, visto che la finestra lavorativa del sabato è limitata dalle 8 alle 10, si crea una voragine assistenziale di tre giorni che viene coperta soltanto dai medici di Continuità assistenziale, peraltro pochi (in Campania ne mancano all’appello circa 600), male attrezzati, privi di strumenti diagnostici, senza sistemi organizzativi integrati con la medicina di famiglia. Ecco come in questo periodo dell’anno la rete degli ospedali va sistematicamente in tilt.

La prova del nove è il lieve miglioramento della situazione ieri dopo due giorni consecutivi di riapertura degli studi, sebbene resti sempre caldo il fronte degli ospedali napoletani.

Ma già dal prossimo weekend la crisi del sistema di cura è dietro l’angolo, pronta a scoppiare di notte, nei festivi e prefestivi. Frangenti in cui il tenue argine delle guardie mediche territoriali non riesce certo a frenare chi sta male da giorni a casa, alle prese con febbre alta e persistente, tosse, affezioni ai bronchi o ai polmoni che allarmano tante famiglie in cui ci sono anziani e malati fragili o bambini piccoli che tendono a scompensarsi.

La categoria dei medici di famiglia non è inoltre omogenea: a fronte di dottori di famiglia dedicati ai pazienti, disponibili e reperibili, ve ne sono altri che alimentano sacche di inefficienza: parliamo di camici bianchi in convenzione presenti solo poche ore nello studio, adusi a sistemi di prescrizione farraginosi e obsoleti, con cui è possibile parlare solo in piccole finestre orarie e che soprattutto non informano i propri pazienti dell’esistenza e anzi obbligo contrattuale, per ciascuno di essi, di aderire a reti di quartiere chiamate Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) che garantiscono almeno uno studio aperto per 12 ore dalle 8 alle 20. «Le Aft a Napoli sono 25 - avverte Pina Tommasielli, studio a Soccavo, faro dell’assistenza primaria in quella zona della città - e ce ne sono 2 o più per ciascuna Municipalità gestite da un coordinatore. Dal 2020 la Regione e le Asl hanno disciplinato questa attività con un’indennità di alcuni euro a paziente in carico. Tutti i cittadini devono essere informati sulla Aft di appartenenza». 

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Nel distretto 26 ne esiste una a Soccavo e una a Pianura. Ciascun componente condivide i dati clinici dei pazienti ed è dunque in grado di sopperire alle visite in orari in cui un collega è assente. Ogni Aft può inoltre contare sull’apporto di un infermiere, un assistente di studio o un Oss (pagati dalla Asl). Le visite domiciliari? Il contratto non prevede obblighi che però scattano quando il malato non è trasportabile. In altre realtà, in Lombardia ad esempio, esiste un numero parallelo al 118 per attivare percorsi di cura domiciliari e ambulatoriali. A Napoli funziona bene la sperimentazione, da ottobre del 2022, dell’utilizzo di guardie mediche nei pronto soccorso per drenare pazienti a basso codice di urgenza. «Abbiamo una stabile pressione sul fronte Covid, circolano molto l’influenza, polmoniti non Covid e moltissime famiglie sono alle prese con infezioni respiratorie curate non sempre al meglio a casa (bronchiti, tracheiti)» dice Ivan Gentile dalla infettivologia della Federico II. «Siamo pieni di ammalati, sia Covid sia di altra pertinenza infettivologica - conclude Enzo Di Sarno, primario del Cotugno - ricoveriamo meningiti, polmoniti da H1N1, da pneumococco, da streptococco e altro. Prevedo un’Epifania complicata».

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