È uno dei capitoli legati al patto per Napoli, su cui si è discusso di più nel corso della riunione a porte chiuse del comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza: parliamo del caso di via Egiziaca a Pizzofalcone, con un edificio interamente finito nelle mani di abusive. Ha spiegato al Mattino il ministro Lamorgese: «Abbiamo affrontato la vicenda dell'edificio di Pizzofalcone, conosciamo la complessità del problema e siamo perfettamente al corrente della gravità delle denunce che sono state indirizzate in questi mesi. Abbiamo anche in questo caso un approccio che fa leva su più livelli: sappiamo che in Procura esiste un pool ad hoc che si occupa di questioni legate alle occupazioni abusive del patrimonio pubblico. Da un punto di vista amministrativo, siamo in attesa dei bandi, che sono una precondizione necessaria a dare inizio agli sgomberi. Da un lato, bisogna intervenire - spiega il ministro - dall'altro, bisogna fare in modo che il bene pubblico venga restituito a chi ne ha oggettivamente diritto». Bandi e graduatorie, dunque, in attesa degli sgomberi, con una strategia che passa attraverso la cabina di regìa della Prefettura. Ma in cosa consiste il lavoro che verrà svolto nei prossimi mesi? Mai come in questo caso, l'uomo chiave è il prefetto Claudio Palomba, reduce da una esperienza amministrativa in una città complessa come Torino. Anche qui, nel capoluogo sabaudo, sono state affrontate negli ultimi due anni interventi di bonifica rispetto all'occupazione abusiva. Qual è stato il metodo usato? Per mesi a Torino, ha tenuto banco il metodo degli sgomberi dolci, una strategia chirurgica nel tentativo di differenziare casi di indigenza rispetto a scenari segnati dal crimine organizzato. E basta ricostruire quanto avvenuto negli ultimi mesi tra i vicoli del Pallonetto di Santa Lucia per capire che la strategia messa in campo a Napoli è molto simile rispetto a quella adottata a Torino. In che senso? Prima di Natale, sono state indirizzate delle diffide agli inquilini dell'edificio che un tempo apparteneva all'agenzia delle entrate e che da qualche anno è passato al Comune.
Una sorta di conto alla rovescia che ora spalanca le porte a nuovi interventi, questa volta più decisi e risolutivi.