Napoli, Parco della Marinella: il ritorno di clochard e tossicodipendenti

La baraccopoli del parco della Marinella
La baraccopoli del parco della Marinella
di Antonio Folle
Mercoledì 9 Gennaio 2019, 16:33
3 Minuti di Lettura
Lo sgombero dello scorso giugno doveva essere il preludio alla definitiva trasformazione del parco della Marinella, a via Duca degli Abruzzi, in un parco urbano attrezzato da consegnare alla cittadinanza. Sette mesi dopo l'entrata in azione delle ruspe, però, l'area verde situata a ridosso di via Marina, altro enorme cantiere incompiuto, è ritornato ad essere quello che era prima: una enorme baraccopoli circondata da rifiuti speciali di ogni tipo. Al parco della Marinella, infatti, oltre agli scarti edili, alle megabuste di capi di abbigliamento, alle carcasse di scooter e ai sacchetti di rifiuti umidi è possibile trovare tracce di amianto - tubi frammentati e fibre di eternit volatili abbandonate alla rinfusa da chi continua a sversare in tutta tranquillità - e una enorme quantità di siringhe utilizzate dai numerosissimi tossicodipendenti che frequentano l'area dell'ex mercato ittico. A destare particolare impressione è proprio l'enorme quantità di siringhe, probabili vettori di malattie infettive, che occupano una superficie gigantesca. 
 

La sorte del parco che doveva abbellire la via Marina rinata e riconsegnata alla città non sembra essere tra i primi punti all'ordine del giorno dell'amministrazione comunale. Il patto per la Città Metropolitana prevedeva lo stanziamento di 4,2 milioni di euro per il completo rifacimento del parco. L'amministrazione comunale aveva, nel gennaio dello scorso anno, addirittura fissato i termini per la conclusione dei lavori. 149 giorni - questo il termine fissato da palazzo San Giacomo - che dovevano bastare a trasformare l'attuale vergognosa discarica in un parco pubblico di circa 30.000 metri quadrati completamente autosufficiente allestito con essenze arboree e giochi per bambini. 
 
 

«Lo stato attuale del parco della Marinella desta preoccupazioni dal punto di vista igienico sanitario - ha commentato il presidente della Commissione Ambiente della IV Municipalità Carmine Meloro - dal momento che nonostante lo sgombero dello scorso giugno sono tornati a vivere qui circa 30 senza fissa dimora. I fondi sono stanziati con il patto per la Città Metropolitana - prosegue - non si riesce a capire come mai i lavori ad oggi sono del tutto fermi e, soprattutto, non si riesce a capire come si possa tollerare che, a due passi dal centro cittadino, ci sia una discarica abusiva di così vaste proporzioni».

Rabbia e sgomento ruotano proprio attorno al destino dei circa trenta clochard che si sono accampati in baracche di fortuna costruite al riparo dai grossi pannelli installati dal Comune per "chiudere" alla vista dei cittadini lo scempio quotidiano che vi si consuma. Alcuni hanno edificato delle vere e proprie mini abitazioni - con tanto di lucchetti e catene che circoscrivono i miseri spazi abitativi - costruite con pannelli di legno prelevati dai rifiuti e lastroni di amianto. Molti degli occupanti della zona sono extracomunitari di origine africana a cui si aggiunge qualche europeo dell'est. I clochard sembrano essere ormai abituati al continuo "balletto" di sgomberi e ritorni e non prestano più nemmeno troppa attenzione alle telecamere che riprendono la loro triste condizione di vita. Il ripristino delle condizioni minime di vivibilità e di sicurezza di via Duca degli Abruzzi potrà avere luogo solo con l'avvio definitivo dei lavori di riqualificazione dell'area. Lavori che, però, ad oggi sono un enorme punto interrogativo. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA